I capitalisti francesi tentano di fare i profeti in patria

I capitalisti francesi tentano di fare i profeti in patria I capitalisti francesi tentano di fare i profeti in patria di Erik Izraetewicz www.capitalisme.fr di Alain Mine Grasset 2000 179 pagine » 110 franchi J6M.com: Voyage au coeur de la nouvelle economie di Jean-Marie Messier Hachette Littérature 2000 240 pagine « 100 franchi In Francia si vendono bene i libri che parlano male della globaliz�zazione. Eppure due protagonisti del "nuovo capitalismo" francese hanno ac�cettato la sfida di parlarne bene. Sono Alain Mine, oggi capo della società di consulenza AM Conseils, e Jean-Marie Messier, presidente del colosso dell'am�biente e della comunicazione Vivendi. E' davvero una novità che due perso�naggi di questa importanza, membri dell'elite francese, prendano posizione in modo cosi chiaro. I francesi continua�no ad apprezzare molto chi denuncia le storture del capitalismo e depreca la "McDonaldizzazione" del mondo. I capi di questa scuola di pensiero non sono né economisti né politici, ma una scrittri�ce aristocratica (Viviana Forrester, autri�ce di L'orrore economico e di Una stra�na dittatura) un agricoltore-militante po�litico (José Bove, che ha pubblicato II mondo non è in vendita. Agricoltori con�tro la globalizzazione alimentare) e un sociologo impegnato (Pierre Bourdieu). Ma altri pensano che la Francia resti in�dietro rispetto al resto del mondo indu�striale. Mine e Messier, benché tentino di met�terlo in ombra, sono entrambi perso�naggi dell'establishment francese. Tutti e due sono graduati dell'Ena, l'istituto che da decenni forma la classe dirigen�te amministrativa e politica del Paese. I loro legami con la politica sono forti. At�tratti dall'esercizio del potere, entrambi hanno capito che il potere non risiede più o risiede solo marginalmente nei ministeri, e che invece si è spostato nei MaWtt consigli di ammi�nistrazione. Con�dividono un gu�sto del dibattito in pubblico, per difendere le loro convinzioni. Ma i loro stili sono del tutto diffe�renti. Il libro di Mine, molto francese nella sua concezione, è piuttosto compas�sato e rigido; il se�condo, più america�no nella scrittura, si legge quasi co�me un romanzo giallo. Ciascuno a proprio modo difende il nuovo capita lismo. L'analisi di Mine sembra, a prima vista, piuttosto scontata. Con Internet il mon�do vive una nuova rivoluzione tecnologi�ca, "un nuovo stadio del capitalismo" (civettare con la terminologia di Marx è ancora di moda in Francia). Considera�to in Francia uno dei padri del "pensiero unico". Mine attacca con grande effica�cia l'idea di "tirannia dei mercati" centra�le nel pensiero di Forrester, Bourdieu e soci; mostra che il mercato stesso aiuta a creare antidoti ai problemi che causa. Nuovi contrappesi al mercato continua�mente si affermano, con un'alleanza tra magistratura, mezzi di comunicazione di massa e opinione pubblica che con�diziona gli operatori economici in modo più pressante di quanto lo stato facesse in passato. Lo slogan "si all'economia di mercato, non a una società di mercato" coniato dal primo ministro francese Lionel Jospin e ripreso da tutta la "sinistra moderna" mondiale, per Mine ha poco senso: è impossibile che il mercato pos�sa essere buono per l'economia ma dannoso per la società nel suo insieme. La concorrenza non può essere tenuta a freno; si imporrà ineluttabilmente ovunque, nell'educazione, nella sanità, nei servizi pubblici, e sarà la soluzione migliore. Sarà certo questo in Francia il punto più controverso del libro. Jean-Marie Messier pensa con la testa di un americano, e ne è orgoglioso. Il suo libro lo testimonia, e qualcuno si sorprende che non abbia già material�mente chiesto la cittadinanza degli Stati Uniti. Senza dubbio, è la prima volta che un importante capoazienda francese si dà ad una auto-promo�zione di tipo americano. Il soprannome che gli è stato dato, J6M, sta per "Jean-Marie Messier, moiméme, maitre du monde" (io, proprio io, padrone del mondo); e lui lo usa come ti�tolo del libro dove spiega la propria concezione del nuovo capitalismo. Come Mine, Messier conte�sta lo strapotere dell'azionariato nelle aziende: secondo lui il capo-azienda deve "essere manager delle contraddi�zioni" ossia saper fare esercizio di equi�librio tra molteplici interessi, quelli dei clienti, quelli dei dipendenti, e quelli de�gli azionisti. Inoltre, Messier racconta il lato umano delle sue più recenti avven�ture; è franco sull'entità dell'enorme sti�pendio che riceve, e che giustifica cosi: "Sono pagato bene perché rendo ricchi i miei azionisti assumendomi dei rischi". Si tratta di un tipo di franchezza finora sconosciuta in Francia, dove il mondo degli affari aveva come norma la riser�vatezza. Il mercato veniva considerato come un luogo poco elegante. Tutto questo oggi è finito; o almeno Mine e Messier si sforzano di provare che lo sia. Ma, proprio per usare la loro misura di giudizio, sarà il mercato a giu�dicare le loro idee. Riusciranno �loro li�bri a sorpassare in popolarità quelli del�la Forrester, di Bove, di Bourdieu? Mai" aa Wttic | ss» Crassei connisdivstoindcivwmS S cese ne, as�e�apita mente cdzIl ssta"Jeamém(io, pmondotolo de Erik Izraelewicz è redattore capo del quotidiano economico parigino Les Echos

Luoghi citati: Francia, Stati Uniti