Giambellino

Giambellino Giambellino La luce dei capolavori veneziani NESSUNA sco�perta o novità clamorosa nel�la stupenda mostra di 18 tavole restaurate di Giam�bellino delle Gallerie dell'Accademia, più quattro trittici delle stesse Gallerie, in cui il pittore è coinvolto ai suoi esordi. Ad esse si aggiungono la grande pala di San Pietro Martire a Murano, tarda e con aiuti, e il prestito dal Museo di Besangon della Deri�sione di Noè, sconvolgente ope�ra finale. Solo nel catalogo Electa, ampliato ad illustrare tutte le opere del maestro rima�ste in loco a Venezia e restaura�te, vi sono un paio di proposte che faranno ancora una volta discutere in ambito critico. Ven�gono rimesse in discussione l'au�tografia e la datazione del polit�tico di San Vincenzo Ferrer a San Zanipolo, considerato dal Longhi in poi la prima opera di LA MODESETTIMarco piena affermazione del pitto�re.E viene recuperato il riferi�mento della cristallina, nordica, quasi dureriana «invenzione» spaziale della Cena in Emmaus nella chiesa di San Salvador alla bottega e ad un suo originario cartone. Riferita dalla critica moderna al Carpaccio o a Bene�detto Diana, è ora databile al 1513 in base all'età del commit�tente Girolamo Friuli, effigiato alla sinistra di Cristo con tanto di nome e di età rivelati dal restauro dell'anno scorso. E nes�suna ridondanza scenica e allestitiva nel recinto rettangolare che ospita le opere secondo una proposta di scansione cronologi�ca. Al di fuori di esso compare l'enorme Martirio di San Marco, commissionato a Giambellino nel 1515,per continuare il ciclo iniziato dal fratello Gentile morSTRA LA MANA Rosei tonel 1507, e porta�to avanti, concluso e firmato nel 1526 dal collaboratore Vitto�re Belliniano. Anche in questo caso il re�stauro ha rivelato che la parte riferibi�le al maestro nell'an�no intercorso fra la commissio�ne e la morte è più ampia di quanto si supponeva, specie nel�lo stupendo fondo in cui cam�peggia San Ciriaco di Ancona, con una di quelle «licenze» fre�quenti nei suoi capolavori, i cui sfondi di realtà naturale e am�bientale, senza paragoni nel '400 italiano, sembrano voler simbolegggiare l'egemonia cul�turale veneziana su tutte le terre adriatiche. Sono proprio la semplicità e il rigore della pre�sentazione a rendere emozio�nante l'armonia sinfonica di questo fluire di luce e di atmo�sfera cromatica e di suprema limpidezza strutturale, in cui pulsano nello stesso tempo l'anima più profonda e la sintesi finale della classicità e naturali�tà rinascimentali. Il vertice di quell'emozione scatta all'inizio e alla fine della sequenza, che l'ordinamento pone fronte a fronte, con il confronto diretto fra il Rinascimento veneziano esordiente della grande bottega belliniana di Jacopo, Gentile e Giovanni, con le snelle figure colonnari dei santi campite sui fondi oro, con echi di Mantegna e di Donatello, dei quattro polit�tici già nella chiesa della Carità e la Derisione di Noè di Be�sangon, in cui è già scritto tutto il destino pittorico del '500 e oltre. Questo confronto offre un'ir�ripetibile occasione ottica ed emozionale di fare esperienza dell'incomparabile arco evoluti�vo della pittura di Giambellino, impressionante anche se parago�nato a quello tracciato fra l'ini�zio e la fine da Tiziano, perché le poderose figure degli sbeffeggiatori e del figlio, giorgionesco, che cerca di coprire il corpo del padre addormentato, derivante da modelli classici, sono appun�to realizzate con la pura libertà pittorica dell'ultimo Lotto e dell' ultimo Tiziano, su uno sfondo di vigna che parrebbe tracciato dal pennello del primo Caravag�gio romano. Impressionante è anche la sequenza delle Madon�ne col bambino, da quella uma�nissima del pollice, ancora mantegnesca, alla Contarini, a quel�la dei Cherubini rossi e a quella sublimemente classica, già aper�ta su Giorgione, degli alberelli, a cui il pittore, già verso i sessant' anni, appose per la prima volta la firma e la data 1487, con la loro fusione di atmosfera tonale fra la sacralità iconica del grup�po, ma pregna di umana dolcez�za, e i mirabili sfondi di natura in cui percepisci anche l'ora del giorno. Un caso a parte è costituito dalla meno nota Madonna in trono che venera il bambino dormiente, già al Magistrato della Milizia del Mare in Palaz�zo Ducale, seduta su un ornato trono classico vicino alla cultu�ra ferrarese e orante sul corpo non più infantile con il braccio pendente,che preannuncia espli�citamente il Cristo morto. An�che la severa e delicatissima atmosfera cromatica, su uno sfondo di infinito cielo grigio viola, stabilisce un rapporto «pa�tetico» con la stupenda Pietà Dona delle Rose, una delle ope�re più dureriane-fiammimghe del pittore nel gruppo sacro e nella radura e nel prato fiorito che lo circondano, mirabilante belliniana nel grande scenario alle spalle, che antologizza Vi�cenza e Ravenna, la valle del Natisone e le Alpi carniche. Il colore ritrovato. Bellini a Venezia Venezia, Gallerie dellAccademia Tutti i giorni 8,15-19,15. Lunedi 8,15-14 Fino al 28 gennaio. ATTRAVERSO 18 TAVOLE E QUATTRO TRITTICI UN PERCORSO EMOZIONANTE RICOSTRUISCE L'EVOLUZIONE DELLA PITTURA DI UN MAESTRO DEL RINASCIMENTO «La Madonna col bambino», famosa come «La Madonna Frizzoni» del Giambellino, in mostra a Venezia LA MOSTRA DELLA SETTIMANA Marco Rosei

Luoghi citati: Ancona, Ravenna, Stra, Venezia