Morta «Elena», la partigiana di via Rosella

Morta «Elena», la partigiana di via Rosella Morta «Elena», la partigiana di via Rosella L'agguato scatenò la strage nazista delle Ardeatine E morta ieri, all'età di 82 anni. Carla Capponi: fu protagonista, con altri 15 partigiani, dell'ag�guato del 23 marzo 1944 in via Rasella contro una colonna di soldati tedeschi. I morti furono 33, i feriti alcune decine. A quell'agguato segu�la repressio�ne nazista, con l'eccidio delle Fosse Ardeatine: 335 detenuti politici furono uccisi in una cava alla periferia di Roma. Medaglia d'oro al valor mili�tare, venne eletta deputato del Pei per più legislature e fu componente della commissio�ne Giustizia di Montecitorio. ritratto Filippo Ceccarelli IO vado» disse Carla fra le prote�ste della madre. Prese la porta e arrivò a Porta San Paolo, dove già erano iniziati i combattimenti. Era il 9 settembre del 1943 e lei aveva poco più di 20 anni. Bellissi�ma. Tornò a casa con un carrista ferito. L'aveva tirato fuori dal car�ro mentre avanzavano i tedeschi, sparando dalla via Ostiense. Poi l'aveva deposto dietro un cespu�glio, e infine «me lo sono messo sulle spalle». Ouale altro peso si è posta sulle spalle Carla Capponi, nome di bat�taglia «Elena» (come poi ha chiama�to sua figha), nella sua lunga vita, e tuttavia cos�terribile e intensa in quegli anni dei Gap e della guerra partigiana nella capitale. E' scomparsa a 81 anni. Com'è abbastanza ovvio, le biografie la inchioderanno come del resto già accadeva in vita alla sua più clamorosa azione. Quando cioè, dopo aver innescato e deposto quattro ordigni Brbde in un finto carrettino della Nettezza Urbana, «Elena» aveva preceduto, copren�dogli le spalle, il futuro marito Sasà Bentivegna a via Rasella; e insieme avevano atteso l'esplosio�ne e via giù, trafelati, per via Quattro Fontane. Nel parapiglia, di fronte ad alcuni poliziotti, lei aveva dovuto tirare fuori la pisto�la, rubata mesi prima in autobus a una guardia repubblichina, e mi�nacciarli. La sera, in un appartamento «sicuro», Bentivegna giocava a scacchi; mentre «Elena» l'ha ri�cordato pure Enzo Forcella per chiarire quanto fosse centrale la letteratura per quella generazione di combattenti aveva scritto una lunga poesia che aveva l'unico senso di scaricare la tensione, l'an�goscia, il dramma di quell'azione che avrebbe creato com'era nella logica della rappresagha nazista un'altra strage. Fino all'ultimo gliela caricaro�no addosso, nonostante la decora�zione e il grado di capitano. In tempi recenti ci fu anche una causa giudiziaria, archiviata. Nel 1997, aÙe Fosse Ardeatine, trovaro�no due manichini di cartone impic�cati con dei cartelli: «Capponi» e «Bentivegna». Carla era nata da una famiglia borghese, figlia di un ingegnere antifascista di Ascoli Piceno. Cosi antifascista da tirarle ima sberla perché lei, a 13 anni, aveva parteci�pato a una gara fascista di nuoto. Dopo la battaglia di Porta San Paolo era entrata nei Gruppi di Azione Patriottica del Pei, con Bentivegna, Trombadori, Carlo Sa�linari, Giulio Cortini, Pasquale Bal�samo, la Regard e la Musu. Una storia che lei stessa ha raccontato in un libro di memorie uscito pochi mesi orsono: «Con'cuore di don�na)) (Il Saggiatore). Nella sua Storia della Resisten�za romana, Enzo Piscitelli annota diverse imprese della giovanissi�ma «Elena», e tutte danno l'idea di un coraggio straordinario, oggi si direbbe ai limiti della vocazione suicida. Ma allora era, più sempli�cemente, un fatto di convinzione e disperato eroismo. E comunque: una sera del dicembre 1943, lancia una bomba a mano su un'automo�bile davanti all'hotel Flora di via Veneto, sede del comando germani�co; sempre l�a via Veneto, ma in pieno giorno, spara enntro l'auto del federale fascista Pizzirani; sem�pre prima dell'azione di via Rasel�la, vicino al Colosseo, «provoca da sola l'incendio di un autocarro tedesco con rimorchio, carico di fusti di benzina e diretto al fronte di Cassino». Vive nascosta in ima cantina carbonaia sul Colle Oppio; mangia quattro giorni alla settimana; pren�de la tisi e la medaglia d'oro. Nella motivazione, riletta oggi, colpisce la frase: «Con le armi in pugno». Quando finisce la guerra il partito la manda in sanatorio al Nord. Sull'aereo, fra turbolenze e vuoti d'aria, è terrorizzata. All'aeropor�to l'attende Elio Vittorini, che ve�dendola bianca come un cencio le chiede se erano peggio i nazisti. Risponde: «Era un'altra paura». In sanatorio organizza i malati e scende in lotta per ottenere un trattamento mighore. Il Pei la fa eleggere in Parlamento per tre legislature. A lungo consigliere co�munale a Roma, dirigente Anpi, oltre che delle associazioni d'amici�zia Italia-Urss, Italia-Cina e ItaliaCorea. Se ne va un personaggio d'altri tempi, difficili anche da giudicare. Carla Capponi, nome di battaglia «Elena»

Luoghi citati: Ascoli Piceno, Cassino, Cina, Corea, Italia, Roma, San Paolo