NON SIAMO MICA GLI AMERICANI
NON SIAMO MICA GLI AMERICANI NON SIAMO MICA GLI AMERICANI Orizzonte Europa: cinema di nicchia in cerca di un pubblico (che e 'è) UNA delle discussioni meno interessanti nei vari convegni sul cinema è quella sul confronto tra il cinema europeo e quello americano. Questi convegni, tradotti in linguag�gio sportivo, corrisponderebbero più o meno a uno speciale della «Domenica sportiva» intitola�to; «Va più veloce il pilota Schumacher o il velocista Maurice Greene?». E' ovvio che la lotta è impari. Quello invece che si può fare è cercare all'interno delle produzione europee i film più interessanti e usare il Festival come un trampolino di lancio per questi film, cercando in primo luogo un pubblico e poi dei distributori che sappiano valorizzarlo. Tutti i film contenuti in Orizzonte Europa sono film capaci di avere una propria nicchia di pubblico. E' curioso, ad esempio, constatare che un film spagnolo («El factor Pilgrim») e un film tedesco («Paul Is Dead»), in modo differente ma in entrambi i casi molto riuscito, ambientino le loro storie sullo sfondo delle varie leggende metropolitane fiorite attorno alla band più importante del rock, i Beatles. Oppure come altri due film tedeschi («Alaska.de» e «Lost Xillers») sappiano fondere insieme tensioni politiche e linguaggio che rinnova i tradizionali termini della narrazione noir. O, ancora, far scoprire un maestro come Jacques Tati che si fa «cantore» di una piccola squadra di calcio corsa in «Forza Bastia» (vedi box). Oppure, dimostrare una straordinaria capacità di riadattare un testo di Fassbinder rendendolo una commedia scatenata, divertente e al tempo stesso differen�te, come fa il francese Frangoise Ozon con lo scoppiettante «Gouttes d'eau sur pierres brulantes». Nella sezione sono stati poi inseriti per precisa scelta tre autori che possono essere definititi transnazionali: Melvin van Peebles (americano, ma ormai residente a Parigi) con «Le contes du ventre plein», Chantal Akerman (belga, ma ha lavorato molto in America) con uno straordinario «La captive» tratto da Proust e Andrzej Zulawski (polacco da tempo residente in Francia, autore di «La fidelité» interpretato da sua moglie Sophie Marceau). Nella sezione europea ha anche ampio spazio un cinema italiano di ricerca. «Occidente» è forse il più bel film girato da Corso Salani, regista ma anche attore (era l'interprete princi�pale di «Muro di gomma»), una storia straordinaria ambientata tra i nuovi immigrati dell'Est. «I lupi dentro» segna il ritomo alla regia di Raffaele Andreassi, autore di alcuni tra i migliori documentari dei nostri anni Sessanta, una storia che sullo sfondo ha Ligabue, il pittore folle reso famoso da uno sceneggiato televisivo. «La precisione del caso» è invece l'esordio di Cesare Cicardini, giovane regista di scuola milanese che si impegna nel non facile compito di raccontare una storia all'interno della generazione (la sua) più invisibile dell'inte�ro dopoguerra italiano. Il programma europeo è completato dalla serie 15x15, quindici film restaurati dal coordi�namento europeo dei festival su indicazione di altrettanti registi Gianni Amelio, Lars von Trier, Bertrand Tavemier...). Si potranno vede�re alcuni capolavori della storia del cinema («A Matter of Life and Death», «Der Verlorene») e anche film veramente molto divertenti; tra questi, segnaliamo almeno «Le legioni di Cleopa�tra», mitologico scatenato diretto dal maestro Vittorio Cottafavi. Una sezione da seguire per scoprire che esiste un buon cinema europeo, che vale la pena di cercare e di seguire anche nelle sale. [s.d.c] «La Fidelité» di Zulawski ( sabato 18 al Reposi 1, ore 21,30)
Luoghi citati: America, Francia, Orizzonte Europa, Parigi
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