Luther King donnaiolo e ricattato di Sergio Trombetta

Luther King donnaiolo e ricattato Luther King donnaiolo e ricattato Rivelazioni di Toback, regista pettegolo Sergio Trombetta TORINO «Attenzione a Ja�mes Toback è un incredibile pettego�lo», correva voce prima dell'incon�tro allo spazio «Leggere di cinema». Non si smentisce lo sceneggiato�re e regista indisciplinato di film curiosi, che ha messo Mike Tyson nel suo ultimo film «Black and White», presentato al festival, su una banda di hip-hoppers e sul mondo giovanile bianco che guarda con ammira�zione al mondo nero. A chi gli chiede che cosa pensi di un sognatore come Martin Luther King, il leader pacifista dei neri d'America, risponde: «Anche Tyson a suo modo è un sognatore» e poi spiattella una storia incredibile: «M.L. King era ossessionato dal sesso, un grande bugiardo dalla doppia vita. Jack Hoover, il capo dell'FBI, era il suo nemico giurato. Quando a King diedero il Nobel per la pace, lo incastrò mettendogli intomo un po' di ragazze in un motel e fotografan�dolo di nascosto in pose molto compromettenti. Poi lo chiamò nel suo ufficio e gli fece trovare le foto su un tavolo. King le guardò, girò i tacchi e non attaccò più Hoover. Tre settimane dopo lo ammazzavano. Per questo non credo che sia stato l'FBI a farlo ammazza�re. Non ne aveva più motivo». Storia vera? Di sicuro è vero che Toback ama il bluff. A esempio per ingaggiare la band nera WuTang Clan per «Black and White» (in cui recitano anche Brooke Shields e Laura Schiffer) disse che nel film c'era pure Tyson. Erano 13 anni che non lo vedeva. Ma gli capitò di incontrarlo il giorno dopo in un ristorante di New York: affare fatto. Sono certamente preparati con molta più cura i film del grandissimo Manoel de Oliveira al quale il festival dedica una retrospettiva integrale (apertasi con l'ultimo "Parola e Utopia») e un volume monogra�fico curato da Simona Fina e Roberto Turighatto. A chi gli chiede le influenze del cinema italiano sul suo lavoro, lui incomincia con Maciste e Francesca Bertini. E non è uno scrupolo cronologico. E' che lui i film di Maciste e Francesca Bertini h ha visti nelle sale. Allora. Perché De OUveira e il cinema sono venuti su insieme, visto che nasceva a Porto nel 1908 questo monumento vivente della storia del cinema che oggi riceve la Targa città di Torino in Municipio. Ha ancora una energia straordinaria nel girare («Je rentre à la maison» con Michel Piccoli è il prossimo film); ma a chi glielo fa notare risponde che il film fatto con Mastroianni («Viaggio al principio del mondo») era il centosettantunesimo (e ultimo) per il nostro attore e soltanto diciassettesimo per lui. «Je rentre à la maison»? «E' la storia di un attore che chiamato a sostituire un collega e di fronte alla impossibilità di memorizzare la parte abbandona il set e va casa: una specie di rifugio nell'utero mater�no». Il cinema di oggi? «Sempre lo stesso duello fra boia e vittima, dove prevale il bisogno di vendetta, l'istinto più antico dell'uomo». I suoi film? ((Alcuni sono considerati difficili, ma poi scopro che i giovani li vanno a vedere». Il cinema giovane portoghese, per esempio lo scandaloso e disperato «O fantasma» di Joao Fedro Rodrigues? «Non l'ho ancora visto. I film che conosco meglio sono quelli di Fedro Costa». Il suo prossimo lavoro? «"Porto della mia infanzia" dedicato alla mia città che sarà capitale della cultura nel 2001. Devo finirlo entro il settembre prossimo, ma sino a quando terminano il restauro della città non posso girare. Sarà pronto nel 2002 o 2003». L'omaggio a De Oliveira, 92 anni «Con Piccoli il mio prossimo film» Due protagonisti di «Black and White» nel film di Toback i giovani bianch�imitano il modo di vita dei rapperneri

Luoghi citati: America, New York, Torino