Lavazza, il calendario «cult» rinuncia ai nudi
Lavazza, il calendario «cult» rinuncia ai nudi Filo conduttore il «rito» del caffè, con una serie di mini-racconti scritti da Emilio Tadini Lavazza, il calendario «cult» rinuncia ai nudi Foto d'autore, ispirate al tema dell'amicizia e della quotidianità MILANO Chi si attende i seni prorompenti di vecchi e nuovi sex symbol resterà deluso. Cos�come si è assuefatto all'idea del calendario come una sequenza di «spot» destinati a colpire e a diventa�re evento. Mala folla non piccola di appassionati della fotografia, piccolo ma intenso racconto racchiuso in un'immagine, ha di che consolarsi di fronte alle scelte del calendario Lavazza 2001, in mostra da ieri a Milano presso la Fondazione Nicola Trussardi, a due passi dalla Scala. In 12 immagini in bianco e nero due grandi fotoreporter della Magnum Photos, Martine Franck (moghe di Henri Cartier Bresson) e Richard Kalvar, raccontano storie ordinarie di amicizia e di vita quotidiana. Uno scrittore, Emilio Tadini, completa l'opera accompagnan�do le microstorie scelte dai due fotografi con brevi, intensi racconti che vanno da Van Gogh a Elvis Presley, passando da Internet. Il filo con�duttore? Il caffé, naturalmente, rito quotidiano che accomuna generazioni e sentimenti. «Ci sono le grandi cerimonie racconta Tadini -. E poi ci sono le cerimonie piccole, piccolissime... che ognuno di noi, senza rendersene conto, celebra praticamente ogni giorno insieme con gli amici: andiamo a bere un caffé». Si comincia cos�da un Internet caie, a gennaio, per proseguire con la prima colazione di due suore, a Roma. ««Attenta a non ingrassa�re, sorella incalza Tadini -. A una certa età bisogna stare attente...». Eppoi la parodia della pubbhcità ad aprile (quei due marinai al banco�ne del bar che fanno tanto Sanbittèr), l'amore, interpretato a maggio da due bambine celestiali («Avere una sorella piccola è molto bello...»). La libertà? Compare a luglio, tre amiche in banrca a parlare di Van Gogh. Eppoi c'è l'Intesa a inizio estate, incontro clandestino tra banca e caffé («Sono contenta che non si sia tolta la vera stamattina, una volta salutata sua moghe»). O l'allegria, immagine parigina di boulevard che riecheggia i toni di Cartier Bresson in una parata di musica senza tempo. O la passione, sentimen�to che tre splendide fanciulle leggono su un fondo di caffè alla fine del viaggio attorno ad una tazzina, in quel di dicembre. Un viaggio all'inse�gna dell'ironia, della rivisitazione colta, delle suggestioni legate a Cartier Bresson e all'impron�ta di Balthus. Il calendario Lavazza, nato nel '93 con la firma di Helmut Newton, compie cos�un altro passo sulla strada che può portarlo a diventare un oggetto «cult» della fotografia contempora�nea, un'impresa quasi disperata data la concor�renza e il bombardamento d'immagini che salu�tano la moda dei calendari di fine anno, gadget ormai inflazionato di riviste e promozioni azien�dali. Una sfida che l'azienda ha affrontato puntando sulla fotografia d'autore e sulla libertà d'espressione dell'artista, andando a pescare in passato firme di calibro intemazionale da Ellen Von Unnwerth a Ferdinando Scianna, da Albert Watson a Marina Parisotto a Elliott Erwitt. [r.m] Il calendario Lavazza 2001 e stato presentato a Milano
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