«Salvo perché mi sono finto morto»

«Salvo perché mi sono finto morto» IL RACCONTO DELL'AGGRESSIONE A CERVETERI «Salvo perché mi sono finto morto» Un sopravvissuto: un errore da pagare testimonianza NAPOLI E M stato un errore, un tragi" co errore, volevano far�cela pagare per il fatto della bambina». Il «fatto della bambina» è la morte di Valenti�na Terracciano. E loro, gli assassini della bambina, carne�fici e vittime al tempo stesso in questa brutta storia che nessu�no vorrebbe raccontare, confes�sano. Pasquale Fiorillo e Ciro Mo�lare, sopravvissuti alla condan�na capitale emessa dai loro stessi compagni di clan, corri�spondono perfettamente al�l'identikit che la Commissione parlamentare antimafia ha fat�to dei killer della camorra del Duemila: «Assolutamente im�preparati e in molte occasioni nemmeno a perfetta conoscen�za degli obiettivi e dei luoghi nei .quali operare». Sicari im�provvisati, insomma, gente rac�colta in quell'immenso serbato�io di manovalanza criminale che è la provincia napoletana. Non a caso Pasquale e Ciro sono nati e cresciuti a San Sebastiano al Vesuvio, una cro�sta di cemento in gran parte abusivo che si estende sulle pendici del Vesuvio. Ragazzi pronti a sparare per un tozzo di pane, spesso imbot�titi di cocaina. Ma anche pron�ti a confessare con la stessa velocità con cui premono il grilletto. Dopo l'agguato a Cer�veteri, ricoverati nell'ospedale di Bracciano presidiato da deci�ne di carabinieri, Pasquale e Ciro hanno resistito per una quarantina di minuti alle do�mande degli inquirenti. Meno di un'ora. Non hanno retto oltre, ed hanno confessato di avere ucciso Valentina, di aver commesso quell'«errore» che per poco non è costato loro la vita. Pasquale Fiorillo ha raccon�tato che la pelle l'ha salvata grazie alla sua prontezza di spirito: «Mentre quelli conti�nuavano a sparare mi sono finto morto», ha detto. Sarebbe proprio lui, Pasquale, l'assassi�no che domenica ha ammazza�to Valentina sparandole per errore alla testa. Terrorizzato, con l'immagine dei sicari che volevano ucciderlo ancora stampata nella mente, ha qua�si chiesto aiuto ai carabinieri, che da quel momento non lo perdono d'occhio per un istan�te. Parlano a volontà, i due killer puniti per non aver sapu�to fare il loro lavoro. Racconta�no le segrete cose del clan a cui appartengono, quello della fa�miglia Veneruso, che proprio nel territorio compreso fra i Comuni di Pollena Trocchia, Cercola, Volla e Sant'Anastasia ha scatenato la faida costata la vita alla piccola Valentina, fi�glia di Raffaele Terracciano, legato al gruppo rivale degli Orefice. E chissà se stanno sollevando il velo di mistero che avvolge la latitanza di molti camorristi sul litorale a nord di Roma. A Cerveteri sono in tanti a dire che qualcu�no, nella zona, ha dato una mano ai quattro che domenica hanno partecipato al raid a Pollena Trocchia. Non sarebbe la prima volta. L'anno scorso, proprio a Cerveteri è stato arrestato un boss camorrista. Franco Gaiola. Otto mesi fa, ad Anguillara, venne catturato Pa�cifico Dionigi, il cui nome era inserito nell elenco dei cinque: più pericolosi [f. mil.l cento latitanti d'Italia. Confessano i due banditi che dovevano essere puniti Malviventi improvvisati e quindi considerati inaffidabili dai clan Il luogo dove è avvenuto l'agguato e il pozzo dove sono stati trovati i due camorristi morti durante lo scontro a fuoco

Persone citate: Ciro Mo, Franco Gaiola, Pasquale Fiorillo, Raffaele Terracciano, Terracciano, Veneruso