Omicidio Scopelliti: cancellati i sette ergastoli ai boss mafiosi

Omicidio Scopelliti: cancellati i sette ergastoli ai boss mafiosi Omicidio Scopelliti: cancellati i sette ergastoli ai boss mafiosi Rocco Valenti REGGIO CALABRIA Quattro ore di camera di consiglio e i giudici della corte d'assise e d'appello di Reggio Calabria han�no cancellato sette ergastoli che erano stati inflitti in primo grado ad esponenti di vertice di cosa nostra, indicati come mandanti dell'omicidio del sostituto procu�ratore generale della corte di Cassazione Antonino Scopelliti, ucciso nell'agosto del 1991 a po�chi chilometri da Reggio Calabria. Quattro ore per decidere che gli elementi d'accusa fomiti dai pentiti, non sono sufficienti a considerare implicati in quel delit�to eccellente Bernardo Provenzano, Giuseppe e Filippo Graviano, Raffaele Ganci, Giuseppe Farinella, Antonino Giuffrè e Benedetto Santapaola. Da ieri si è dunque allungato l'elenco delle assoluzio�ni di quelli che erano stati indica�ti come coloro che avevano deciso l'eliminazione di Scopelliti, chie�dendo il «favore» alla 'ndrangheta, alla vigilia del maxi processo a Cosa nostra. Processo nel quale il magistrato avrebbe rappresentato la pubblica accusa in Cassazione. Elenco allungato perché in pre�cedenza erano stati assolti, sem�pre dall'accusa di essere i man�danti dell'agguato, Totò Riina, Bernardo Brusca, Pietro Aglieri, Giuseppe Calò, Antonino Geraci, Salvatore Buscemi, Salvatore Montalto e Giuseppe Luchese, ritenuti pezzi di vertice della cupola palermitana di cosa no�stra. Uno degli1 ultimi atti dei processi per l'omicidio Scopelliti si è dunque consumato poco più di nove anni dopo il delitto. Il magistrato fu assassinato nei pressi di Campo Calabro, suo paese natio, dove si trovava per trascorrere un breve periodo di vacanza. Era il 9 di agosto. Scopel�liti stava viaggiando sulla sua auto quando, in località Campo Piale, nel territorio comunale di Villa San Giovanni, fu affiancato da una motocicletta dalla quale partirono i colpi mortali. I sette ergastoli annullati oggi in secon�do grado erano stati inflitti dalla corte d'assise di Reggio Calabria nel dicembre del 1998. Poi l'appello, al cui avvio gli imputati avevano chiesto di esse�re giudicati con il rito abbreviato, in virtù della normativa appena introdotta che consente il rito speciale anche nel caso in cui si sia chiamati a rispondere di reati punibili con il carcere a vita.. La richiesta, però, nonostante le insi�stenze da parte degli avvocati della difesa, era stata rigettata. Nel corso dell'istruttoria, uno de�gh imputati latitante aveva fatto recapitare alla corte la documentazione relativa allo stato di detenzione del presunto capo del suo «mandamento», sostenendo che visto che all'epoca in cui secondo l'accusa si tenne la riunione per decidere l'eliminazio�ne di Scopelliti, il capo manda�mento non era detenuto: allora lui non avrebbe avuto titolo a parteciparvi. Uno dei tanti episodi, questo, che hanno caratterizzato un pro�cesso lungo, nel corso del quale pentiti e molti degli imputati sono stati sentiti in video confe�renza dai giudici della corte reggi�na. Tutti innocenti, dunque, nono�stante il pm avesse chiesto anche in questo secondo processo (per l'altro la decisione assolutoria è ormai definitiva), la conferma degli ergastoli inflitti in primo grado. «Il nostro calvario conti�nua», ha commentato Franco Sco�pelliti, fratello del magistrato uc�ciso, convinto che vi fossero gli elementi per una conferma delle condanne. E, comunque, i familia�ri di Scopelliti sono certi che dietro quell'uccisione altro non ci possa essere stato se non una vendetta decisa dalla mafia: «Quando 22 pentiti concordano sul movente mafioso dell'omici�dio di mio fratello, sostenendo che fu eliminato dalla mafia che ha voluto fargliela pagare, come si fa si chiede Franco Scopelliti ancora oggi a non credere ad una ricostruzione in questo senso dei fatti?». «Noi, comunque aggiun�ge Scopelliti speriamo ancora che sia fatta luce sull'uccisione di mio fratello. E questo non perché nutriamo senso di vendetta ma perché vorremmo soltanto che, identificando e condannando i colpevoli, si rendesse onore alla memoria di un vero servitore dello Stato come fu Nino, che viveva solo per il suo lavoro. Il suo sacrificio va messo sullo stes�so piano di quello di altri magi�strati come Falcone e Borsellino. Solo che i responsabili di quegli omicidi sono stati trovati, mentre quelli dell'uccisione di mio fratel�lo no. Ed è anche questo che non ci dà pace». Antonio Scopelliti, doveva sostenere l'accusa alla «Cupola» di Cosa nostra in Cassazione

Luoghi citati: Campo Calabro, Cassazione, Reggio Calabria, Villa San Giovanni