« Abbiamo visto l'orrore del tunnel » di Pierangelo Sapegno

« Abbiamo visto l'orrore del tunnel » « Abbiamo visto l'orrore del tunnel » I soccorritori: i corpi erano statue incenerite dal fuoco Pierangelo Sapegno inviato a KAPRUN (Austria) La notte è nera come la morte. Il giorno non è servito a liberarci. Al mattino, c'era ancora il fumo che viveva sulla stazione di Kitzsteinhom, alla fine della galle�ria. Aveva sciolto la neve sulle scale, aveva sporcato la piana del ghiacciaio. Nel pomeriggio, è arrivato l'esercito. I primi a scen�dere sono stati i para degli alpini austriaci. Dovevano solo prepa�rare la via per i soccorsi. Doveva�no ricostruire il camminamento distrutto dal fuoco. Il fumo face�va pennacchi per il cielo. «Va meglio», hanno detto, «ora si alza». C'era un bel sole. I militari sembravano palombari, con le maschere e i tubi. Alle 14 e 20 hanno annunciato: «Stanno scen�dendo». Alle 14, 35 hanno detto: «I soccorsi cominceranno stase�ra». Poi, i militari sono risaliti. Hanno raccontato la tragedia degli occhi. E' peggio di quello che si pensava, hanno detto: «Come faremo a contare i mor�ti?» I soccorsi non possono anco�ra scendere: sono squadre di 80 persone, soltanto medici legali, uomini della Scientifica, e vigili del fuoco. Hanno detto che i corpi «erano fantocci stilizzati», erano statue incenerite, e ad alcuni non si può ancora arriva�re. Nella sera, hanno riaperto le porle qui dentro, in basso. C'era un solo signore con la giacca pulita e la cravatta, c'era un solo signore con la camicia bianca, che era sceso con gli uomini con la divisa verde e le tute arancio�ni in sala stampa. Ha portato le condoglianze dei governi. Ha annunciato che «i soccorsi po�tranno cominciare a lavorare solo domani mattina», cioè oggi. Il cancelliere austriaco Wolf�gang Schussel, l'unico signore con la camicia bianca e la cravat�ta, ha detto che ora si deve fare bene il lavoro del lutto. Stanotte, nella galleria del ghiacciaio, ci saranno ancora i soldati assieme ai vigili del fuo�co. «Dovranno raccogliere tutti i corpi a metà della gaUeria», ha iradolto un portavoce. Ha detto proprio «lutti i corpi». Stamatti�na scenderanno i soccorsi e ne tireranno fuori trenta. «Verran�no portali tutti a Salisburgo», spiegano in conferenza stampa. Ieri mattina avevano detto che sarebbero stali portati a Sali�sburgo solo i corpi che non si potevano riconoscere. Allora, co�s'è rimasto della morte in questa notte di Kaprun, nella galleria di Kitzsteinhorm? «L'orrore. Solo questo». Ha ragione Marco Masuer, medico, il giubbotto arancione dei soccor�si, pochi capelli e un po' di barba. I militari hanno dello che la morte ha sciolto i corpi sulle scale, li ha attaccati ai pianali dei due vagoni del treno, li ha seminati nel buio, fra i binari, lungo la roccia, inceneriti. Molli sono bambini, perché questa è la strage dei bambini. Venti aveva�no dai 10 ai 13 anni e venivano da una scuola di Pillsek, in Baviera. Erano arrivati con un insegnante e un maestro di sci per partecipare allo snowboard party. Non se n'è salvato nessu�no. Tre ragazzine di Karpun mettono le candeline davanti alle porte e ai davanzali dei loro compagni che non sono più tor�nali da là dentro. Venti candeline, dice Nina, vestita come i suoi amichetti, pantaloni grandi tre misure e giubbotti colorati. Un solo bam�bino è rimasto vivo. L'ha salvato suo padre. Il problema è che per venirne fuori, bisognava avere freddezza e coraggio, capire che la vita slava dove vedevi la morte. Un bambino non poteva. Mainfred Mueller, direttore tec�nico del tunnel, ieri mattina ha detto che l'incendio si è sviluppa�lo in coda al treno. Il vento e il freddo risucchiavano il rogo ver�so l'alto. Un altro tecnico allora ha detto: «Si è salvato solo chi è andato incontro al fuoco». Sicu�ro? «Si, solo quelli che sono passali tra le fiamme». E' rima�sto vivo chi ha avuto più corag�gio. Quelli che non l'hanno avu�to o che hanno seguito solo l'istinto che li cacciava lontano dalle lingue di fuoco, sono rima�sti intrappolati da quel rogo che sfuggivano, sepolti nel fumo che si arrotolava come un enorme batuffolo di cotone sporco e nero, dietro di loro e sopra di loro, e infine davanti, dappertut�to, lambiti dal calore rovente e poi presi, avvinghiati, lacerati. Ma come avrebbero potuto i bambini avere quel coraggio? Come avrebbero potuto capire? Come avrebbero mai potuto sal�tare tra le fiamme, buttarsi con�tro di loro? L'unico che c'è riuscito è un piccolo tedesco, perché il padre l'ha chiuso tra le braccia, sca�gnandolo oltre il finestrino, spac�cato con un gesto di furore da un ragazzo che era come impazzito, ivslla ressa che chiudeva tutti gli spazi davanti alla porta del tre�no. Quella porta era aperta. Era la vita quella porta: ma non bastava a lasciar passare i grumi di gente terrorizzala che si accalcavano contro. Così, i militari li hanno trova�ti inceneriti anche a mucchi. E non hanno potuto vedere tutti i corpi che c'erano. La notte è come la morte. Bisogra illumi�narla. Hanno potuto calarsi solo dall'alto, da dove veniva il fumo. Da sotto no. «Abbiamo paura che ceda», hanno detto. Hanno spiegato che la volta della galle�ria ha le forme e le asprezze di una roccia bucata dalle esplosio�ni e poi levigata dal tempo. Uno ha fatto un disegno: «Sono due le gallerie. Qui ce n'è una perpendi�colare all'altra». L'incrocio, un po' più avanti dell'incidente. Sot�to, hanno detto, dove è scoppia�to il rogo, ci sono due rami della ferrovia scavata nella monta�gna. Più avanti, i binari si ricon�giungono, scendendo verso il ponte. Sulla sinistra, salendo, c'era una scalinata a grate, con i gradini d'acciaio che si arrampi�cavano a lato del treno. «Sono stati tutti bruciati, distrutti dal fuoco», spiegano i tecnici del�l'esercito austriaco. Anche per quello sono dovuti arrivare i para degli alpini, perché la galle�ria era diventata come una pare�te di montagna, impercorribile per dei soccorsi: bisognava at�trezzarla come una scalata, con i pioli, le corde, gli appigli, biso�gnava ricostruire un cammina�mento, bisognava prepararla al lavoro macabro di quelli che dovranno portare fuori quei cor�pi spenti. Ora che lo sappiamo è scesa la notte. C'è un vento che urla. «Ci vorranno dei giorni. I funerali li faremo venerdì», dicono. Il signo�re con la camicia bianca e la cravatta è tornato a Vienna. Nessun soldato è tornato a casa. Ji «t scampato soltanto chi è andato incontro al fuoco» Un bambino è sopravvissuto grazie al coraggio del padre La nube di fumo tossico fuoruscita dalla bocca del tunnel in fiamme ha avvolto e intossicato tutta la cittadina di Kaprun

Persone citate: Mueller, Schussel

Luoghi citati: Austria, Baviera, Kaprun, Salisburgo, Vienna