Migone: ma da noi sarà anche peggio di Guido Tiberga

Migone: ma da noi sarà anche peggioIL FUTURO SUFFRAGIO DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO Migone: ma da noi sarà anche peggio intervista Guido Tiberga ON ci avevamo pensato: non in termini cos�drammatici, almeno. Ma quello che sta succedendo in America potrà ripetersi anche da noi. Anzi, in Italia andrà pure peggio...». Giangiacomo Migone, presidente della commissione Esteri del Senato e professo�re di storia americana, si definisce «un testimone qualificato e sospetto». Qualifi�cato per i mestieri che fa, sospetto perché «oppositore storico» del voto degli italia�ni all'estero. «Ma qui le mie opinioni al proposito contano poco spiega -. Il problema che dovremo affrontare non è ideologico, ma tecnico». Senatore Migone, in che senso «voi non ci avevate pensato»? «Vorrei fare una premessa: io prendo atto della modifica costituzionale che garanti�sce il diritto di voto per i nostri emigrati, anche se resto convinto delle ragioni che mi hanno portato a votare contro. Le elezioni americane hanno aggiunto un altro problema, che la commissione Este�ri del Senato non ha valutato fino in fondo». Un «problema» che riguarda la non proverbiale rapidità delle Poste Ita�liane? «No. La questione è molto più seria: il disegno di legge per il voto degli italiani all'estero ha stabilito che i nostri emigra�ti debbano eleggere dodici deputati e sei senatori. Negli Stati Uniti il voto postale non è mai stato determinante, perché gli americani che votano da oltre confine lo fanno per lo stesso collegio nel quale voterebbero se fossero rimasti in patria: il caso Florida è un paradosso che in due secoli non si era mai verificato. Ma per i seggi italiani da assegnare all'estero, i voti postali saranno sempre decisivi. E diciotto parlamentari non sono granellini di sabbia: dodici deputati e sei senatori, in una situazione di equilibrio come quelle del '94 o del '96, possono spostare la maggioranza da una parte all'altra». Quindi ammesso e non concesso che il Parlamento approvi in tempo la legge di attuazione l'Italia ri�schia di attendere settimane per sapere chi ha vinto tra Rutelli e Berlusconi? «Sì. E la cosa mi preoccupa, perché la nostra non è una democrazia consolidata da due secoli di storia. Potremmo correre rischi gravissimi». Non è che le sue previsioni nefaste nascono dalla sua avversione per il progetto? «No: il problema esiste. La legge estende il diritto di voto a due milioni e mezzo di persone: cittadini che hanno lasciato l'Italia temporaneamente, ma anche emi�grati di seconda e terza generazione, visto che basta un nonno italiano per avere diritto alla cittadinanza. Questi possono scegliere se votare in Italia, nei comuni di origine, oppure se votare per posta». Ci sono rimedi? «Basterebbe farli votare soltanto nelle ambasciate o nei consolati». Questo costringerebbe alcuni poten�ziali elettori a un viaggio di centina�ia, forse migliaia di chilometri... «E' vero. Ma garantirebbe la sicurezza e la segretezza del voto. Senza contare che i risultati arriverebbero tutti insieme, e non alla spicciolata come succede affidan�do le schede alla posta». Lei pensa che il Polo accoglierà i suoi rilievi? «La commissione Esteri ha già approvato all'unanimità centrodestra compreso alcune riserve al testo originale. Proble�mi che riguardano la campagna elettora�le, a partire dalla par condicio da far rispettare anche all'estero, o le possibili incompatibilità tra il ruolo di parlamenta�re italiano e le eventuali cariche elettive locali. Ripeto: certi problemi non li aveva�mo valutati. Non posso fare previsioni sugli atteggiamenti del Polo, ma non credo che dopo quello che sta succeden�do tra Bush e Gore qualcuno possa venirmi a dire che sollevare dubbi sul voto postale sia un atteggiamento stru�mentale per far perdere tempo».

Persone citate: Berlusconi, Bush, Giangiacomo Migone, Migone, Rutelli

Luoghi citati: America, Este, Italia, Stati Uniti