Party alla Casa Bianca senza Presidente

Party alla Casa Bianca senza Presidente Party alla Casa Bianca senza Presidente L'impasse elettorale rovina Infesta dei duecento anni HB |n rfrfTflB l'altra Altieri Maria Laura Rciotà nviata a NEW YORK C MERANO quattro presi" denti e cinque first la�dies in posa gioved�se�ra alla Casa Bianca. Per una foto che sembra storia 'del secolo passato. Composti, edu�cati, istituzionali, presidenzia�li. Quasi memento rétro di un tempo in cui gli eletti erano certi; e la fiducia in una demo�crazia liberale e corretta di impianto anglosassone era scontata. I Clinton, i Bush senior, i Ford, i Carter e Lady Bird Johnson erano riuniti per i duecento anni della Casa Bianca; ma tutti avevano in testa la scelta ancora in corso del «primo presidente america�no nato nel peccato». Forse non il primo sul serio; certo, ha detto Bush padre a Clinton e ai media, «non sono mai stato tanto in ansia in vita mia». Aggiungendo, ovvio, «co�munque, la democrazia andrà avanti». Sarebbe l'approccio ameri�cano. La vita va avanti, lo spettacolo deve continuare. So�lo che in questi giorni lo spettacolo-politica dà via via sempre meno emozioni, sempre più insicurezze. I trentenni lo de�scrivono con gh aggettivi che da piccoli usavano per «La famiglia Addams»: «Creepy, scary», inquietante, pauroso. Che fa dubitate per la prima volta e neanche i più cinici ci avevano mai pensato della solidità del sistema america�no. E fa dubitare della capacità di attrarre consenso e soprat�tutto di agire senza incertezze e senza intoppi della futura amministrazione. E del Con�gresso appena eletto. I com�mentatori elaborano. Come Da�vid Broder, padre nobile deil'analisi politica sul «Washin�gton Post»: «Raramente nella nostra storia il Paese è stato cos�diviso. Càmera e Senato sono spaccati a metà con preci�sione matematica. Il voto per la-presidenza non-poteva esse�re più incerto, Anche a livello locale, repubblicani e democra�tici sono alla pari». E l'americanissima fiducia assenteista nella macchina de�mocratica pare sfumata. Sche�de sparite, schede ingannevo�li, troppe schede annullate perchè sbagliate, forse neri e ispanici mandati via dai seggi della Florida. E una sola cer�tezza, ricordata dal commen�tatore neoconservatore Char�les Krauthammer: «Quando il Vincitore presterà giuramento il 20 gennaio, sarà duro non ricordarsi che è stato eletto per un pugno di voti e col sospetto di brogli in un Paese che per quasi esatta metà voleva che giurasse l'altro ti�zio". E allora? Allora nel Paese col sistema bipartitico più resi�stente del mondo si finisce a suggerire la più italiana delle soluzioni: un governo di coali�zione, anzi di unità nazionale. Non in un talk show comico, sulle pagine dei commenti del «New York Times». Lo propo�ne Thomas Friedman, grande inviato in Medio Oriente: «Sa�rebbe un governo che riflette il fatto che l'elettorato è cos�diviso che nessun partito ha il mandato per mettere in atto il suo programma». Quindi, sia Bush che Gore dovrebbero sce�gliere autorità del partito riva�le per alcuni posti chiave: ambasciatore Onu, segretari di Stato, alla Difesa, ali Inter�no. Ok, «sono serio, o quasi». Neanche tanto quasi; Fried�man cerca di prevedere quel che può succedere. Un'ammi�nistrazione Bush iperconservatrice senza mandato chiaro potrebbe provocare un movi�mento di protesta di massa di dimensioni anti-Vietnam. Una amministrazione Gore partirebbe tra la rabbia repub�blicana e l'imbarazzo demo�cratico per un'elezione «deci�sa dai giudici». Insomma, è quel che qui si chiama una «no-win situation», una situazione in cui non vince nessuno. E in cui in molti, ormai, temono il lungi�mirante scenario esposto dal comico di tarda serata tv Da�vid Letterman: «Si scoprirà che l'intero Paese funziona con la stessa efficienza della Florida». Almeno perle garan�zie di correttezza elettorale: la richiesta di ricontare i voti in lowa, Wisconsin, New Mexi�co, New Hampshire, Oregon è ansiogena per tutti. La suspence non è più diver�tente. Tre giorni dopo, il 7 novembre è diventato, con più desolazione che ironia, r«Unelection Day», il giorno delle non-elezioni. E le non-elezio�ni stanno portando richieste di cambiare il sistema elettora� le deciso dai Padri Fondatori: per non far più attribuire al le deciso dai Padri Fondatori per non far più attribuire al candidato che vince in uno stato tutti i voti dello stato; quelli al rivale inclusi. Per creare un collegio unico nazio�nale, in modo che il presidente venga eletto grazie alla reale percentuale dei voti presi. Per evitare altri casi-Florida. An�che se la spaccatura evidenzia�ta dalla «Unelection», per alcu�ni esperti, resterà. Dice Benja�min Barber, politologo alla Rutgers University: «La divi�sione tra le due Americhe non è mai stata cos�chiara. C'è l'America dei valori tradizio�nali. E l'altra, che vuole una società più aperta, diversifica�ta». Le due anime, ricorda Barber, si combattono aperta�mente da tempo. Perchè «una voleva mandar via Bill Clin�ton, l'altra voleva assolverlo». Conseguenza: chi voleva, co�me ripeteva Bush, «riportare onore e dignità alla Casa Bian�ca» (il 44 per cento di tutti gli elettori, percentuale andata a Bush) ha votato per lui. Chi minimizzava ha votato Gore. Ma, volendo, c'è terreno comu�ne. Lo pensa Michael Sandel, sociologo di Harvard: «I risul�tati mostrano un Paese diviso a metà; ma non diviso nel profondo». Vuol dire: «La que�stione centrale della campa�gna 2000 è stato il ruolo del governo nella gestione, o non�gestione, dell'economia. I can�didati rivendicavano punti di vista opposti, ma in realtà sono ambedue centristi con qualche differenza. E, sull'eco�nomia, gli elettori sono come loro». Per il momento, gli elet�tori sono d'accordo su altro: vogliono che finisca lo strazio della conta. Molti democratici ormai chiedono a Gore di «con�cedere con grazia». Una crisi di identità nazionale di dimen�sioni Vietnam non la vuole nessuno. Per l'incertezza, si stanno attrezzando. WMpWÈ Clinton, affiancato da Lady Bird Johnson e dalla moglie H illary, guida il gruppo di presidenti americani che hanno celebrato i 200 anni della Casa Bianca

Luoghi citati: America, Florida, Medio Oriente, New Hampshire, New York, Oregon, Vietnam, Wisconsin