Carico di disperati salvati dalla morte

Carico di disperati salvati dalla morte Dopo otto giomi di navigazione non avevano più cibo e acqua. Abbandonati in mezzo ai mare, gli scafìsti si sono fìnti profughi, ma sono stati arrestati Carico di disperati salvati dalla morte La nave con 877 clandestini attracca a Otranto Sandro Tarantino OTRANTO Dopo otto giorni di mare, abban�donati su una nave alla deriva, 877 immigrati sono sbarcati in Puglia sventolando il tricolore. Salvati da Marina militare e Capi�taneria di porto che li hanno raccolti nell'Adriatico sul traghet�to ucraino «Professor Kolesnikov», trainato fino a Otranto prima che il mare forza sei lo spingesse sugli scogli, gli immigra�ti sono stati portati nei tre centri di accoglienza di Lecce. Cure ne�cessarie solo per due donne in stato interessante e quattro uomi�ni con sintomi da assideramento. Pachistani, azerbaijani, palesti�nesi, ma soprattutto curdi di et�nia irachena: 87 donne, 136 bam�bini. Il solito carico multietnico della mafia dell'Adriatico. Il salva�taggio ha avuto momenti dram�matici, il traghetto era invaso dall'acqua e i militari italiani han�no dovuto faticare per una notte intera prima di portare in salvo tutti. Cinque degli immigrati sbarca�ti dalla nave e sospettati di essere gli scafìsti sono stati arrestati: quattro sono turchi, uno è azerbaijano. Hanno confessato. Il bi�glietto d'imbarco costava 4000 dollari a testa. Quello di ieri è tra i più grossi sbarchi di immigrati avvenuti in Puglia dagli inizi de�gli Anni Novanta. Partita da Istan�bul, la nave, 65 metri e mille tonnellate, era stata avvistata da un peschereccio luned�sera al largo di Santa Maria di Leuca. Col timone bloccato e i motori fermi, era in difficoltà per via del mare agitato. E' stata avvicinata dalle motovedette della Capitaneria di porto e poi, faUito un tentativo da parte del traghetto Espresso Ra�venna, agganciata dalla fregata Espero dalla quale sono partiti i soccorsi. Infine due rimorchiatori l'hanno trascinata nel porto di Otranto. «Non è stato facile per�ché le condizioni del mare erano pessime», dice Antonio Natale, comandante della fregata. L'operazione di salvataggio, compiuta con l'ausilio dei mezzi navali di polizia, carabinieri e Guardia di finanza, ha impegnato in modo particolare un manipolo di uomini che, saliti a bordo della nave ucraina, hanno portato i soccorsi e permesso il lento riawicinamento alla costa. Già impegnato a ottobre nel salvataggio della Diver, portata a terra con 464 immigrati, il sotto�capo Gianluca Piscardi, 22 anni, tarantino, della Capitaneria di porto di Gallipoli, è stato il primo a salire a bordo nonostante le raffiche di vento e il mare agitato. Racconta di aver trovato una nave bloccata con la scoghera pericolosamente vicina. «Impossi�bile ripararla, questa operazione è stata più complessa della prece�dente». La nave è stata cos�rimor�chiata e, con l'arrivo della Espero, sono arrivati per gli immigrati digiuni da giomi anche i viveri: biscotti, pane, acqua, latte, mar�mellata. Sette gli uomini della Marina saliti sul traghetto, tra i quali due motoristi e un medico, Alessandro Marano, che aiutato da due immigrati iracheni, medi�ci anche \ovo, ha soccorso ima donna che stava male praticando�le una flebo. Appena arrivata nel porto di Otranto, la nave ucraina è stata messa sotto sequestro con un provvedimento firmato dal sostituto procuratore Maria Cri�stina Rizzo della precura di Lec�ce. Poi, con la solita puntualità dopo il regolare silenzio che copre gli sbarchi quotidiani (in Puglia non cessano mai ormai da dieci anni), è seguito lo strascico di polemiche tra govemo e opposi�zione. Alfredo Mantovano di Allean�za nazionale invita l'Italia a fare «un passo formale nei confronti del govemo turco» per indurlo a collaborare impedendo le parten�ze dalle proprie coste. E denun�ciando l'incapacità italiana di te�nere sotto controllo l'ùnmigrazione, ironizza sui radar («la straordi�naria tecnologia del Viminale») che non hanno visto una nave con quasi mille persone, quella stessa nave poi «segnalata dai pescato�ri». Livia Turco, ministro della Solidarietà, dice invece che «si parla delle navi che arrivano, ma non di quelle che partono per riportare i clandestini nel loro territorio. Il numero di espulsioni e rimpatri è molto aumentato». Ma a Otranto l'emergenza non finirà con la «Professor Kole�snikov». E mentre i pescatori pro�testano perchè non hanno neppu�re lo spazio per poter lavorare (gli attracchi sono zeppi, gli sbarci costanti), il smdaco Francesco Bruno chiede al govemo di muo�versi: «Ci sentiamo emarginati, non ce la facciamo in queste condizioni. Potremmo chiudere il porto per l'arrivo di troppe imbar�cazioni di clandestini, come è già accaduto tre anni fa». sia t Una donna salvata dalla nave ucraina «Professor Kolesnikov» nel porto di Otranto

Persone citate: Alessandro Marano, Alfredo Mantovano, Antonio Natale, Francesco Bruno, Gianluca Piscardi, Livia Turco, Maria Cri, Professor Kolesnikov, Sandro Tarantino