PER CHI VOTA LA STORIA

PER CHI VOTA LA STORIA PER CHI VOTA LA STORIA E LA CICA1A ella sfida 'ottimismo A PAGINA 3 da Lincoln a McKinley, la quarta dal 1897 al 1933, la quinta è quella dominata dai Democratici e dal New Deal di Franklin Roosevelt (1932-45). L'idea che qualche profondo, misterioso meccanismo abbia pla�smato questi cicli decennali di rialli�neamento politico ha fatto pensare che intomo al 1968 si sarebbe vista la ruota della storia far emergere un sesto sistema politico. Ma se c'è stata una sesta fase, è stata molto più confusa delle precedenti. Può darsi però che, con il tempo, riusci�remo a vedere gli anni dal 1968 al 2000-2004 come un'unità coerente. La nostra epoca ha forti somi�glianze con il 1890 di Grovenor Cleveland. Anche noi viviamo un'età di precario equilibrio tra i due partiti, di sconfitta e stasi del sistema politico, di energia debor�dante nella sfera economica priva�ta e di sensazione di incapacità delle nostre istituzioni politiche formali a tener testa alle forze economiche. La sfida del futuro è inventare e legittimare nuove istituzioni che consentano un controllo politi�camente respon�sabile sull'eco�nomia e l'am�biente sociale. Quelle istituzio�ni non assomi�glieranno a quelle del New Deal. Non saranno nazionali, ma interna�zionali, e tali da affrontare i proble�mi sollevati dalla globalizzazione: flusso dei capitali, tecnologia, infor�mazione, beni, cultura, persone. Clinton ha avuto la visione della necessità di riforme interne e inter�nazionali per navigare e sopravvi�vere nel futuro, ma non è stato capace di realizzarla, e per ragioni che hanno poco a che vedere con Monica Lewinsky 0 la minaccia di impeachment. Clinton è stato un'anatra zoppa fin dall'inizio, e per ragioni che Cleveland avrebbe capito benissimo: la paralisi politi�ca e l'incapacità di entrambi i partiti di creare ima maggioranza elettorale stabile. Riusciranno a governare a lungo il partito e i leader politici che sapranno risolvere il problema del�la commensurabilità tra istituzioni politiche e realtà economica e socia�le e che riusciranno a convincere sia gli americani sia gli altri popoli della necessità di un adattamento politico ai rapidi cambiamenti por�tati dal nuovo millennio. Saranno loro a presiedere un nuovo schema politico duraturo, qualunque nume�ro d'ordine la storia gli assegnerà. Copyright The New York Times David M. Kennedy, Università di Stanford, Premio Pulltzer 2000. David M. Kennedy Gli americani vanno alle urne in un'epoca di transizione. Abbia�mo davanti il caso del primo presi�dente democratico eletto per due termini dopo tanti anni. Gli elettori hanno capito fin dall'inizio che si trascinava dietro grossi pesi: il suo partito era screditato per il ruolo ambiguo tenuto in una guerra che solo una generazione prima aveva diviso gli animi, e che lui aveva evitato di combattere. La sua cam�pagna presidenziale era stata dan�neggiata da voci salaci sulle sue avventure sessuali, che lui aveva ammesso pubblicamente una con�fessione che la gente, a sorpresa, sembrò capire e accettare. Come presidente, ha favorito politiche di spesa più restrittive ma politiche di commercio più ampie. Si è immaginato riformista, erede della tradizione liberalizzante del suo partito, tenuto però a freno dalla vecchia politica. Si è autodefi�nito nuovo democratico. Ma né il Paese né il Congresso erano di umore riformista. Ha annunciato grandi progetti ma ha realizza�to ben poco. La sua situazione è stata resa diffi�cile dall'incapa�cità del suo par�tito a controllaT re il Congresso: i democratici sono stati maggioranza nelle due Came�re solo per due degli otto anni della sua presidenza. Ovvia la sua fru�strazione. No, non è Bill Clinton il presiden�te di cui stiamo parlando. E' Grover Cleveland. Era stata la Guerra Civi�le a screditare i democratici del�l'epoca e Cleveland, come gli con�sentiva la legge, aveva pagato un altro perché combattesse per lui. Il suo scandalo sessuale era stato un figlio illegittimo. E il tema della sua grande riforma era la riduzione delle tariffe, un passo nella direzio�ne verso ciò che chiamiamo «globa�lizzazione». Quando Cleveland, nel 1897, la�sciò la carica, concluse anche l'uni�ca presidenza democratica dai tem�pi di James Buchanan, 36 anni prima. Quando William McKinley gli subentrò, apr�una fase repubbli�cana che durò esattamente 36 anni. E' la straordinaria periodicità del «sistema partito americano»: una successione di epoche storiche ca�ratterizzate da relazioni peculiari tra i partiti politici e maggioranze elettorali. Si calcolano cinque fasi chiaramente definite dalla fonda�zione del Paese: la prima va dal 1789 al 1828, la seconda dall'elezio�ne di Andrew Jackson a quella di Abramo Lincoln (1860-65), la terza IA FORMICAIl segreto dsi gioca sulGianni Riatt

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