SANTORO Cara Rai, basta copiare di Fulvia Caprara

SANTORO Cara Rai, basta copiare IL GIORNALISTA SU RAlbUECON..ILRAGGIOVERDB,SUIRAPPORTITRAISLAMELEGA SANTORO Cara Rai, basta copiare intervista Fulvia Caprara ROMA Im ULTIMA scintilla di luce pri" ma che il sole sprofondi dentro I la linea dell'orizzonte marino, ovvero l'attimo prezioso della cono�scenza e della comprensione; ricordan�do la pellicola di Eric Rohmer vincitri�ce del Leone d'oro alla Mostra del cinema di Venezia del 1986, Michele Santoro ha chiamato la sua nuova trasmissione (da domani su Raidue) «Il raggio verde». «Quel film spiega parla di una persona in forte crisi di comunicazione, di una ragazza. Marie, alla ricerca della propria identità, che fatica a riconoscersi nell'ambiente in cui vive e che gli altri non riescono a comprendere. Alla fine Marie vedrà il raggio verde, un fenomeno naturale che richiede grande concentrazione, la stessa di quando si riconoscono i propri sentimenti e quelli altrui. I titoli dei miei programmi, da Samarcanda in poi, hanno sempre avuto un significato preciso: stavolta volevo dire che siamo in una fase difficile e che bisogna fare uno sforzo per uscirne». In onda da uno studio non troppo grande dove il pubblico è solo una citazione ironica e virtuale (non c'è, ma appare foltissimo sul grande schermo della scenografia), con l'accompagna�mento di un'orchestrina incaricata di creare atmosfere neo-romantiche, «Il raggio verde» vuol essere un appunta�mento di riflessione su temi «non deperi�bili» nell'arco di una settimana: «Inizia�mo con il rapporto tra Islam e Lega, andiamo a Verona a verificare le attivi�tà leghiste in quella zona e cerchiamo di porre dei mattoni, dei punti fermi nel�l'analisi della situazione, in modo da evitare il solito gioco delle parti». Non è un caso se Santoro sente cosi forte, proprio adesso, l'esigenza del chiari�mento e della discussione: ((All'interno della Rai, in questo momento, ci dovreb�be essere grande dibattito e invece stanno tutti zitti». Il problema, secondo il giornalista, è che l'azienda di Stato «ha rinunciato a praticare la diversità nei confronti di Mediaset», e questo non solo quando mette in onda un «Quiz Show» in fretta e furia per rispondere all'attacco della concorrenza: «La rinun�cia alla differenza riguarda anche le reti, che dovrebbero offrire ognuna una diversa interpretazione della realtà e invece hanno la sola missione di rivol�gersi a un certo target. La società italiana non può essere descritta attra�verso un modello culturale unico, ci vuole un punto di vista laico e non può prevalere solo quello cattohco, che in fondo è solo post-democristiano e so�prattutto non riesce a muovere idee. Cos�finisce che quelle dobbiamo andare a comprarcele all'estero». Ma non è tutto: Santoro critica una politica cultu�rale che nel suo essere solo «media», ha creato «paradossalmente una crisi di rapporto con i partiti sia di destra che di sinistra, una situazione di grigiore che fa arrabbiare sia il pubblico che il "palazzo"». Il servizio pubblico, insiste l'ex-guru di «Samarcanda», «non do�vrebbe avere come problema di fondo quello di competere con Mediaset, ma piuttosto dovrebbe pensare a come il Paese può attrezzarsi culturalmente per affrontare la sfida intemazionale nell'industria della comunicazione». Il pericolo è quello di diventare «una tv minore», concentrata «sulle soap e sulla psicosi del "Grande fratello"», insomma preoccupata solo della controprogram�mazione: «Si è pensato che per fare un Paese normale ci voleva una tv norma�le, ma è sbagliato: quanto più una forza politica si dà questo obiettivo tanto più la tv dev'essere vivace, pluralista, ricca di diverse opzioni». Vittima lui stesso di quel terrore da «Grande fratello» («Il raggio verde» doveva andare in onda di gioved�e invece è stato spostato al venerdì, come se «andare contro Paperissima e Rex non fosse ugualmente problemati�co»), Santoro non nega il suo vecchio desiderio di un appuntamento quoti�diano e ribadisce la scelta di non apparire più in video come condutto�re: «Da grande voglio fare l'autore, lo dico già da un po', ho intuito 4 anni fa che bisognava battere la strada del docu-draraa e l'anno prossimo mi dedi�cherà al progetto su Salvatore Giulia�no». L'appuntamento fisso con i repor�tage è un altro dei pallini di Santoro, tanto die quest'anno la sua squadra si è divisa in due: Sandro Ruotolo e Riccardo lacona hanno preso in conse�gna le sorti di «Sciuscià», mentre al «Raggio verde» lavorano Corrado For�migli e Luisella Costamagna. La tra�smissione, che ha musiche di Bacalov e scenografie di Agostinelli, avrà anche una parte interattiva (il rapporto con il pubblico sarà rinvigorito attraverso l'uso dei messaggi via cellulare) e inoltre proporrà, con l'aiuto di Abacus, una classifica, testata settimanalmen�te, degli uomini politici in coi il Paese ripone le maggiori speranze. Pratica�mente un termometro sempre in fun�zione in pieno clima elettorale. Difficol�tà all'orizzonte? «Spero proprio che i partiti ci lascino fare il nostro mestie�re, evitando di porre limiti a chi lavora sapendo didover rispondere sempre di quello che fa, al pubblico prima di tutto». «Il problema è che l'azienda di Stato ha rinunciato a praticare la diversità nei confronti di Mediaset. Ma la nostra società non può essere descritta attraverso un modello unico» re zienda di Stato are la diversità et. Ma la nostra ere descritta unico» ^ Sopra Paolo Bonolis accanto la protagonista del «Raggio verde» di Eric Rohmer Sopra Paolo Bonolis accanto la protagonista del «Raggio verde» di Eric Rohmer

Luoghi citati: Roma, Venezia, Verona