«La mia guerra con il Satana di Mosca»

«La mia guerra con il Satana di Mosca» «La mia guerra con il Satana di Mosca» Il leader ceceno Maskhadov racconta la sua verità testimonianza Aslan Maskhadov Rintanato sulle sue monta�gne, costretto a spostarsi continuamente per sfuggire ai militari russi che lo bracca�no, il presidente ceceno Aslan Maskhadov non ha più avuto, dall'inverno scorso, in�contri con i giornalisti stranie�ri. Quello che era previsto nel luglio scorso con II filoso�fo francese André Glucksmann, da sempre impegna�to in prima persona contro la guerra di Cecenia, non ha potuto aver luogo. Maskha�dov gli ha fatto avere una cassetta audio: eccone i pas�saggi principali. QUESTA guerra, come la precedente, è senza regole: un grande stato rapace, una potenza nucleare massacra accanitamente un popolo piccolo e fiero. La guerra di tre anni fa ha causato 120 mila vittime. Quella nuova è iniziata che la Cecenia era ormai in rovina. E' un ciclo che dura da 400 anni. La Russia vuole impadronirsi della Cecenia. Noi non l'abbiamo mai accettato e non l'accetteremo mai. (...) Il 12 maggio 1997 ho convinto Boris Eltsin a firmare un trattato di pace, il cui articolo due recita: «La Federazione russa e la Repub�blica di Cecenia baseranno le loro relazioni sul dùitto internaziona�le...». Ciò significava riconoscere di fatto l'indipendenza della Gece�nia. Il 31 agosto gli ho proposto, senza successo, di firmare un accordo che riconosca questa indi�pendenza, in uno spazio militare ed economico comune con la Rus�sia. Questo avrebbe impedito la nuova guerra... Le cause di Eltsin non erano sempre accettate all'unanimità. Anche tra i nostri amici, buoni conoscitori della «sporca cucina» russa nel Caucaso, qualcuno non crede a un complotto del Cremli�no. Ma un complotto c'è stato. Per rimpiazzare Eltsin si è ricorsi a uno sconosciuto. E i russi l'han�no amato appena ha detto: «Elimi�niamo la Cecenia». E' stato un progetto dello staff del presiden�te, diretto da Volochin, dall'oligar�chia finanziaria, Berezovski in testa, e dai militari. Le loro pedi�ne in loco sono stati giovani ceceni convinti che la Russia, in ogni caso, li avrebbe costretti alla guerra. Sono stati utilizzati tre pretesti. Il primo è stato la cattura di ostaggi. Questo flagello risale alla prima guerra, quando i soldati russi arrestavano chiunque per mutilarlo, ucciderlo nei campi di sorveglianza. Alcuni intermedia�ri proponevano ai parenti il riscat�to. L'accusa di aver detenuto un fucile costava 5000 dollari. Esse�re sorpresi durante il coprifuoco 600. Un cadavere costava 200 dollari. Le radici del traffico sono lì. Durante la prima guerra ho proposto di radunare tutti gli ostaggi ceceni e di scambiarli in blocco con tutti i soldati russi prigionieri. La mia proposta è stata respinta: i generali russi tenevano troppo a quel lucroso commercio. I problemi sono ricominciati dopo il mio secondo incontro con Eltsin. Sono state messe in atto tutte le leve di pressione possibi�li, fisiche e morali. A cominciare dalla cattura di ostaggi. Abbiamo una lista di 125 persone sospetta�te di aver partecipato ai rapimen�ti: lavoravano tutte, da un anno, nel dipartimento numero 6 del ministero dell'Interno russo. L'ex moufti Kadyrov, nominato da Pu�tin capo dell'amministrazione provvisoria in Cecenia, dirigeva il gruppo criminale dei fratelli lamadaev, responsabile di decine di omicidi e rapimenti. Kadyrov fu assoldato dal KOB, nel 1982, con il nome di Adam. Un'altra banda, quella dei fratelli Saidov, ha compiuto più di 25 omicidi e rapimenti. Il suo capo è un'altra creatura di Mosca, Adam Deniev. Hanno fatto proseliti. Ad esempio, un OMON (poliziotto della forza speciale) a Mosca pren�de un imprenditore in ostaggio, lo trasporta in Ossezia, dove lo ven�de a un OMON di quel paese, che lo rivende a un OMON dell'Inguscetia, che lo rivende in Cecenia. Poi si annuncia che l'uomo è stato rapito dai ceceni e che questi chiedono un riscatto. La colpa cade sui ceceni. Senza contare il ruolo di Berezovski, gran compra�tore ostaggi. (...) I campi di sorve�glianza sono diventati grandi su�permercati di ostaggi e di cadave�ri. Il secondo pretesto è l'incursio�ne in Daghestan. Per comprender�lo, bisogna ritornare agli scontri del '92 tra l'Ossetia e ITnguscetia. L'armata russa è intervenuta al fianco dell'Ossetia, perché il Cremlino era sicuro che i ceceni avrebbero aiutato ITnguscetia: cos�avrebbe avuto un pretesto per attaccarci. Si sarebbe potuta arrestare, allora, la guerra. Oggi l'incursione in Daghestan è servi�ta da detonatore per seminare la diffidenza tra i popoli fratelli del Caucaso. Il terzo pretesto sono gli attentati, le esplosioni di Buinaksk, a Mosca, e di Volgodonsk. L'incur�sione in Daghestan non servita a commuovere il popolo russo. Biso�gnava terrorizzarlo per convin�cerlo a riprendere la guerra. Il governo a fatto saltare in aria i suoi palazzi. Prima fase: tetanizzare l'elettorato; seconda fase: colpire e «strangolare» i ceceni per far piacere al popolo. Putin ha vinto, in Russia si è creduto che chi poteva colpire e «strangolare» i ceceni fosse un buon presidente. A tutt'oggi, per quelle esplosioni non è stato incolpato nessun cece�no. Ma a Riazan sono stati colti sul fatto due uomini che metteva�no esplosivo nelle cantine di un palazzo: erano uomini dell'FSB. Dopo l'incursione in Daghestan e dopo gli attentati, ho cercato di parlare a Eltsin. I miei tentativi si sono fermati davanti a Volochin. Ho denunciato il terrorismo e le provocazioni in Daghestan, nessu�no ha ascoltato le mie dichiarazio�ni. Ho inviato con urgenza i capi delle repubbliche caucasiche del Nord a siglare un accordo sulla sicurezza comune. Mosca ha im�pedito il nostro incontro. Abbia�mo fatto di tutto per impedire questa guerra. La nuova guerra è stata condot�ta fin dall'inzio contro il popolo. Le bombe sono cadute sui villag�gi, un missile terra-terra ha cen�trato l'ospedale infantile di Grozny, la moschea di Kalinin, il mercato centrale, dove sono state uccise oltre 280 persone. Colonne di rifugiati dagli ospedali sono stati presi come bersagli. Le ese�cuzioni durante i rastrellamenti non hanno risparmiato donne, vecchi e bambini. Non parlo degli stupri. Che resistenza potevamo opporre a tanta barbarie? Noi sappiamo che è stata pianificata la guerra, e che la perderemmo, se ci fosse imposta una guerra civile, perché la Russia manderà le sue truppe, già pronte. Mi è stato rimproverato di non aver disarmato i gruppi armati. Ma la Russia voleva la guerra, noi dove�vamo vincerla e non lo potevamo fare che cosi. Resistiamo perché siamo rimasti uniti, anche con chi ha partecipato all'incursione in Daghestan. Mi si provocava, mi si diceva di allontanarli, e ho capito perché. Non ho un grande eserci�to, ho deciso di appoggiarmi a quelli che hanno vinto con me la guerra precedente. Chi non ha voluto sottomettersi prima della guerra ha eseguito i miei ordini e lo fa tuttora. Il tempo deciderà. Ma la Russia non vincerà mai. I generali russi contavano di occupare il territorio rapidamen�te, invece gli ci è voluto quasi un anno. Noi utilizziamo il fattore tempo. L'opinione russa può cam�biare idea: spese, menzogne, per�dite enormi, condanne delle orga�nizzazioni internazionali, eccete�ra. Cercheremo di conservare le nostre forze. Ho sempre detto ai generali russi: «Avete le armi nucleari, io non ho che lanciagra�nate; qui avete un'armata di 300 mila uomini, io ne ho tra i 15 e i 20 mila; avete un grande Stato, io non ce l'ho ancora. Ma vi combat�to. Per me è già una vittoria, per voi è un'infamia». Le nostre unità hanno perso oltre duemila uomi�ni, i feriti sono il doppio. Tra i civili ci sono stati oltre 40 mila morti. E' una cifra enorme. Centi�naia di villaggi sono stati distrut�ti. Grozny non esiste più, l'enor�me macchina della Federazione russa è passata come un rullo compressore, come nella guerra precedente. Ma ha subito perdite terribili: da 15 a 20 mila uomini, più che nel 1994-1996. Abbiamo abbattuto 27 aerei da caccia, quaranta elicotteri, e distrutto oltre mille carri e blindati. I federali si vantano di occupare il tale o talaltro villaggio, la tale o talaltra altura, ma non hanno ottenuto nulla. La macchina, sfi�brata e moralmente a pezzi, si è fermata. E stando ferma si degra�da: gli uomini compiono razzie, vendono tutto, dagli obici allo scatolame; e le varie istituzioni ministero degli Interni, esercito, FSB si accapigliano. I generali russi assicurano che non potremo condurre una guerra partigiana, perché il popolo non ci seguirà. Ma il popolo è insorto spontanea�mente. Bastano gli OMON, che razziano, rapiscono la gente e la vendono. Un ceceno passato una volta tra le loro mani, quand'è libero prende un fucile e va sulle montagne. Ci chiedono: da dove vengono gli smertniki, i kamika�ze? Sono pagati? Sono fanatici? No, sono nati dalla barbarie e dal sadismo delle soldataglie che ucci�dono donne e bambini. In maggio abbiamo proposto un piano di pace all'ambasciata russa, a Washington, e al Diparti�mento di Stato, proponendo un cessate il fuoco e truppe dell'Onu e l'Ocse il Consiglio d'Europa... Ci siamo impegnati a rispettare la convenzione di Ginevra. Ma gli Stati civili devono obbligare an�che la Russia a farlo, lei che ignora tutte le loro raccomanda�zioni, che saccheggia, massacra e non ha mai accettato i rappresen�tanti dell'OCSE. La Russia di oggi torna al suo passato, al totalitari�smo. E' un pericolo non solo per la Cecenia, ma per il mondo intero. Incapace di condurre una guerra convenzionale, brandisce la clava nucleare autorizzandosi ad usarla per prima. Fa il doppio gioco con la Cina, con i Paesi dell'Asia centrale agita la minac�cia dell'estremismo islamico. Uc�cidendoci vuole spaventare tutti i vicini: «Ecco cosa succede a chi vuole la libertà». Purtroppo i governi occidenta�li lasciano fare, dicendo che la Russia «comincia» a rispettare le regole. Si comportano con lei come con un bambino capriccio�so. Avete ragione a dire che biso�gna sia trattenere la Russia perché non bloccare i conti nelle banche straniere dei capi crimina�li? sia dare ai Ceceni i mezzi per difendersi. Con i missili Stinger, ad esempio. Le donne cecene non porteranno mai il velo, non siamo né islamici né wahhabiti. Per poter vivere seguendo le nostre tradizioni siamo pronti a resiste�re contro l'impero barbaro con cui abbiamo la malasorte di confi�nare. Copyright "Le Monde» e per l'Italia "La Stampa» «Putin doveva terrorizzare il suo popolo per poter riprendere la aggressione. Per questo ha messo in piedi la campagna di attentati» «Abbiamo una lista di 125 funzionari del ministero dell'Interno che gestiscono il traffico criminale della cattura degli ostaggi» «L'esercito russo è sfibrato, a pezzi nel morale, bloccato Per questo si degrada I soldati compiono razzie, vendono tutto dagli obici allo scatolame» «Perché l'Occidente non blocca i conti di Mosca e non ci dà le armi per difenderci? Non siamo islamici, le nostre donne non porteranno il velo» Il presidente ceceno Aslan Maskhadov L'ex presidente russo Boris Eltsin