L'Eden glorioso di Sintra e la Lisbona dai sette colli

L'Eden glorioso di Sintra e la Lisbona dai sette colli L'Eden glorioso di Sintra e la Lisbona dai sette colli REPORTAGE Anacfòto Verrecchia PER due conferenze, una su Nietzsche e l'altra su Giorda�no Bruno, la Costa Crociere mi ha offerto la possibilità di fare un'esperienza nuova: percomere con la bellissima nave Romantica quasi cinquemila chilometri attra�verso l'Atlantico e il Mediterraneo. La chiamano la rotta dei mercanti, ma per me è stata la rotta dei filosofi e dei poeti. Bisogna sempre fare nuove esperienze e possibil�mente cambiare lavoro, altrimenti si fa l'abitudine alle cose e l'abitudi�ne ottunde la sensibilità. Di notte si navigava e di giorno si facevano lunghe escursioni sulla terra ferma. Qui mi limito a parlare del Portogal�lo, terra poetica per eccellenza, e un po' anche Spagna meridionale. Tutti gridano al miracolo di Fati�ma. Ma un po' più a Sud, nel punto più occidentale del continente euro�peo, c'è anche un miracolo vero. Lo ha fatto la natura e si chiama Sintra. Là il demiurgo, plasmando la materia, volle forse creare un giardino o un luogo di ristoro per i propri ocelli. Byron, che vi giunse nel luglio del 1809, ne rimase stupe�fatto e parlò di «Eden glorioso». La stessa meraviglia proverà, più tar�di, Richard Strauss: «E' la cosa più bella mai vista! E' questo il vero giardino di Klingsor, e lassù è il castello del sacro Graal». Terra d'incanto e di bellezza, Sintra ha sempre affascinato i poeti. Vegetazione lussureggiante, sorgen�ti e ruscelli, paesaggi che mozzano il respiro e alture che consentono di lanciare lo sguardo sull'immensità dell'Oceano Atlantico: ecco un luo�go in cui si vorrebbe gridare, con la Genesi, «panta kalà lìan», tutto è grandemente bello! Sul Cabo da Roca, il «Promontorium magnum» dei Romani, l'anima si allarga come l'orizzonte e ci si confonde con lo spirito del tutto. Siamo all'ebbrezza panica. Nel cielo è più bella e intensa la luce, e nel mare laggiù è più bella e intensa la tempesta. Tutta la natura, a Sintra, è in versi o in musica. Si ha quasi la sensazione di essere nel giardino incantato di Alcina. Sono state le condizioni climati�che, particolarmente favorevoli, a fare di Sintra un Eden. La fehee posizione geografica, al riparo dai venti del Nord, e la vicinanza dell'Oceano, che cede la sua umidità, hanno pemiesso di ricrearvi una piccola zona tropicale, con piante esotiche provenienti da diverse par�ti del mondo. E chi l'ha vista una volta, quella zona, non la dimentica più. Lo dice anche il grande Camóes: «0 Sintra, incantevole di�mora, I Trono di fiorente primave�ra, 7 Chi non t'ama?» Ma ora salutiamo le ninfe di Sintra e andiamo a visitare la reggia di Queluz, circa quindici chilometri a Ovest di Lisbona. Non ha la grandiosità di Versailles, sul cui esempio venne edificata, né l'ineguagfiabile bellezza della reggia di Caserta; però bisogna visitarla, non foss'altro che per gli alberi secolari del magnifico parco. Anche le sale e gli omamenti del palazzo sono ma�gnifici. Non si può dire la stessa cosa di uno dei re che vi è effigiato, che è invece di una bruttezza insi�gne. Bruttissima era anche la mo�glie, e c'è da chiedersi perché una coppia simile avesse un'alcova tan�to sfarzosa. Una lestra sarebbe sta�ta più adatta. Ma Lisbona! L'hanno definita, e a ragione, una delle città più belle in assoluto. Io la chiamerei anche una città imperiale, quale è stata in effetti. Molto verde, piazze ampie, palazzi e monumenti solenni, unità di stile e di colori, viali che sembra�no la visualizzazione statica di una marcia trionfale, e dovunque ordine e pulizia: l'occhio esulta. Tutto è fatto con grandezza, e si vede che un tempo Lisbona era la capitale di un impero transoceanico. Nel grandioso Convento dos Jerónimos de Balém, che è anche il più importante monumento della città, si possono vedere le tombe, moder�ne, di due personaggi che a quell'im�pero dettero lustro, l'uno con la penna e l'altro con l'audacia del navigatore che sfida l'ignoto: il poe�ta Camòes, autore dei «Lusiadi», e Vasco de Gama, che per primo doppiò il Capo di Buona Speranza. Lisbona sorge su sette colli, co�me Roma, e si sviluppa per una ventina di chilometri lungo la riva destra del Tago, là dove il fiume si getta nell'Atlantico e forma un lun�go estuario. Ma ciò che maggior�mente contribuisce a rendere bella la città è la luce. Par quasi che il sole concentri su di lei le sue benedizio�ni, specialmente prima di inabissar�si nell'Oceano. I Romani, che ne fecero un centro importante, la chiamarono «Felicitas Julia» in ono�re di Giulio Cesare. Colpisce la cura con cui i porto�ghesi amministrano il loro patrimo�nio artistico e culturale. I custodi sorvegliano i musei con occhi d'Ar�go e redarguiscono perfino le guide, se si avvicinano troppo a un quadro o a una statua. Ho ripensato, per contrasto, ad alcuni custodi che vidi a Pompei: mentre un drappello di ragazzacci scorrazzava su quelle mura venerande, essi, sciagurati, discutevano di sindacalismo. Devo anche dire che a Lisbona è stato costruito da tempo un lunghis�simo ponte sull'estuario del Tago. Ci passano sopra sia le macchine che i treni. Noi invece, non siamo stati ancora capaci di costruire un ponte sullo stretto di Messina, an�che se la sua lunghezza sarebbe notevolmente inferiore a quella del lonte di Lisbona. Le prefiche del'ecologia e i moscardini dell'esteti�ca dicono che per collegare la Sicilia al continente basta il traghetto. Questa è gente che parla e parla, ma che all'alto pratico non sarebbe neppure capace di fare un ponte su un tombino. Corsi e ricorsi della storia: secoli addietro il Sud della Penisola Iberi�ca aveva una civiltà raffinata ed era una delle parti più sviluppate d'Eu�ropa. Ora si avvia a diventarlo di nuovo. I segni ci sono tutti, a Lisbo�na come a Siviglia, a Oporto come a Malaga. E vi è ritornata anche la pulizia, tanto coltivata dai Romani e dai Mori quanto osteggiata dai cristiani. Qui occorre citare Nietz�sche, che nellVAnticristo», scrive: «La prima misura adottata dai cri�stiani, dopo la cacciata dei Mori, fu la chiusura dei bagni pubblici, men�tre la sola Cordova ne possedeva 270». Le Uri, che allietano il paradi�so musulmano, sono donne delizio�se e non sopportano la presenza di chi non si lava. Nel carattere dei portoghesi c'è qualcosa di duro e di fiero. Questo spiega perché, in epoche passate, una nazione relativamente piccola potè spiegare tanto spirito eh gran�dezza. La stessa cosa' vale per gli spagnoli, che perù sono molto più numerosi dei portoghesi. Ora quello spirito, che pervade tutt a la Peniso�la Iberica, si sta svegliando e dà segni di grande ripresa. L'unica macchia, grave e vergognosa, è la barbarie della corrida. L'Europa ci�vile dovrebbe coalizzarsi e richia�mare gli iberici a un maggior rispet�to per gli animali, fenomeni diversi di un'unica esistenza universale. Essi si distinguono da noi nel grado, ma non nella sostanza. Questo dice il grande Giordano Brano. Intanto marchiamo d'infamia i toreri e cfuelli che li ammirano. RUA AUGUSTA a E' una via pedonale di Lisbona. Ariosa, piena di animazione, di negozi scintillanti, di luce e di benessere. E' più festosa di certe vie di Parigi. In fondo c'è la piazza del Commercio, dove un tempo si vendevano le spezie che arrivavano dai Paesi orientali, ma anche dall'America. Ancor oggi pare di sentirne il profumo. La seconda, nata come Roma, ha il Iago al posto del Tevere. Ciò che maggiormente contribuisce a renderla bella è la luce. Par quasi che il sole concentri su di lei e sue benedizioni. Per questo i Romani la chiamarono «Felicitas Julia». DELLA PRIMA RICHARD STRAUSS DISSE: «E' LA COSA PIÙ BELLA MAI VISTAI E' QUESTO IL VERO GIARDINO DI KLINGSOR, E LASSÙ È IL CASTELLO DEL SACRO GRAAL». BRAGA a Fu fondata dai Romani con il nome d�Bracula Augusta, si trova a Nord di Oporto, è molto bella e il turista colto commetterebbe un peccato a non vederla. Interessante l'architettura in granito. Le case hanno quasi tutte il loro bel giardino davanti piacevole a vedersi. Fortissimo il sentimento religioso: Madonne, Crocifissi e tabernacoli sono più numerosi delle piante. Non per niente esiste l'adagio: «A Braga si prega, a Coìmbra si studia, a Oporto si lavora, a Lisbona si scrive». Ho visto una Madonna con il petto tempestato di spade, come se avesse combattuto con un torero. GUIMARAES a Più piccola di Braga, è più bella e ricca di monumenti. Un gioiello. Vi si respira bene, perché sorge in un magnifico paesaggio montano. Ma vi si respira anche storia, soprattutto nella piazza principale. I Romani erano qui, come mostrano i reperti custoditi nel museo archeologico e le mura affiorate di recente. Dinanzi al convento di Sao Domingos, del 1271, non mi è riuscito di mandare un saluto a quel «santo»: troppo fanatico e persecutore di quelli che egli considerava eretici. Ho preferito rimirare un bellissimo giardino. --Oà; a La posizione e magnifica, ma la cittadina è rovinata dal turismo. I prezzi mi hanno lasciato un ricordo non proprio piacevole. Per fare «la piccola», corno dicono i ragazzini educati, ho dovuto spendere diecimila lire. Vadano all'inferno, gli speculatori! Infatti a Cascais c'è la «Boca do Inferno», che bisogna assolutamente vedere. Si tratta di un'ìmponentegrotta eli origine marina, nelle cui profondità l'acqua spumeggia paurosamente. Vengono in mente, per analogia, le Bocche di Ferro del Danubio. LA CUCINA a E' cosi succulenta perché risente influssi d'Africa, Asia e America. Il primo posto spetta al baccalà, che viene cucinato in cento modi diversi. Ma ci sono anche altre leccornie: le sardine grigliate o il branzino. Per farla breve, la cucina portoghese è una dei magneti, se non addirittura il principale, che ogni anno attirano nel Paese circa dodici milioni di turisti Devo però dire che si mangiava in maniera eccellente anche sulla nave Romantica. "."'X'V Per le strade di Lisbona e davanti alla Torre di Balèm: all'interno le tombe dei due Grandi Portoghesi: il poeta Camóes, autore dei «Lusiadi», e Vasco de Gama, che per primo doppiò il Capo di Buona Speranza.