Sonetàula, il giovane servo pastore che diventa un bandito in Barbagia
Sonetàula, il giovane servo pastore che diventa un bandito in Barbagia Sonetàula, il giovane servo pastore che diventa un bandito in Barbagia CHE impressio�ne leggere oggi, a 40 anni di di�stanza, «Sone�tàula» di Giuseppe Fio�ri. E' cambiato tutto intorno a noi e, in buo�na parte, anche nella Sardegna che l'autore descrive: arcaica, petrosa, governa�ta dalle leggi elementari di un contratto sociale primitivo. Ed è cambiato l'occhio, con cui oggi uno scrittore guarda il mondo. Pure, quel mondo ci affascina proprio perché Fiori ci aiuta a guardarlo con l'occhio di allora, capace di fissarsi su una microcellula di real�tà, vista come il centro di un marginale, ma non secondario uni�verso. In una premessa alla nuova edizione Einaudi, lo scrittore sar�do ci avverte che il testo è quasi dimezzato rispetto a quello del 1960, giunto secondo al premio Grazia Deledda (nome non casua�le). L'economia ha probabilmente avvantaggiato il ritmo del libro, non ne ha certo falsato lo spirito. Il meteorite che cade in libreria da RECENGioCalc IONE gio gno cieli tanto lontani mantiene intatta, anzi reduplica, per contra�sto, la sua capacità di suggestione. E' la storia di un giovane servo pastore ingiustamente punito dalla vita, fin dall'in�fanzia, vittima di una serie di soprusi, che reagisce autoescludenclosi dalla società, fino a trasfor�marsi in bandito. Anche se i nomi dei paesi sono di invenzione, si intuisce sullo sfondo la Barbagia dura degli Anni 30 e 40, che lo scrittore nato a Silanus (Nuoro) deve conoscere bene. La Orgiadas del suo protagonista (contamina�zione fra Orgosolo e Mamoiada?) è terra di faide familiari e di vendet�te a catena, per furti di pecore, gelosie d'amore, invidie. E il Supramonte è denso di rifugi per fuorileg�ge, caverne dove si nascondono armi e bestiame rubato. I rapporti fra i personaggi sono scabri, le parole ridotte all'essen�ziale, basta mi lampeggiare di sguardi perché tutti capiscano tut�to. E il linguaggio di Fiori restitui�sce questo mondo con uguale sec�chezza, fin dalla presentazione del personaggio, Zuanne Malune «so�prannominato Sonetàula perché ogni colpo dato a lui, dicevano i compagni per ridere, faceva sonu 'e tàuki. rumore eh legna, come ad essere dentro una bara». La morte veglia, fin dai primi anni. C'è molla azione, in questo li�bro, dove si srotola una storia isolana di tredici anni, dal 1937 al 1950; e, paradossalmente, poco racconto. L'amore del protagoni�sta per la ragazza della sua vita che perderà è dato per accenni, suggerimenti, soprattutto silenzi. Cosi come l'esistenza in monta�gna, le imprese con i fuorilegge dopo che il giovane si è dato al «banditare». Più che gli squarci romanzeschi come il grande epi�sodio dell'assalto alla corriera si incidono certe rapide immagini, di una espressività rocciosa, come «il viso di lucertola, olivastro e squa�moso» del nonno pastore, o le spaccature della montagna «color ossa». Il declino di Sonetàula coincide con l'arrivo della luce elettrica nel paese, dove irrompe imprevista, la modernità. E quando si accendono per la prima volta i «bulbi giganti» sulla piazza, scrive Fiori, «il cielo si staccò dai tetti»; allontanato per sempre. Sonetàula sta già corren�do, consapevole, verso la propria morte, sotto i colpi dei carabinieri. RECENSIONE Giorgio Calcagno Ritorna dopo quarant'anni il racconto di Giuseppe Fiori: dominanti sono le immagini, di una espressività rocciosa Giuseppe Fior�Sonetàula Einaudi, pp. 157,1.20.000 ROMANZO
Persone citate: Einaudi, Fiori, Giorgio Calcagno, Giuseppe Fio, Giuseppe Fiori, Grazia Deledda
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