Su e giù per la via Emilia, aspeando che arrivi Spinoza

Su e giù per la via Emilia, aspeando che arrivi Spinoza Su e giù per la via Emilia, aspeando che arrivi Spinoza RECENSIONE Angelo Guglielmi DURTROPPO abbiamo già letto Bassotuba non c'è di cui abbiamo amato l'umorismo spiazzante sostenuto da una lingua sor�niona che nega ciò che ha appena affermato. Dico pur�troppo perché in Spinoza quella lingua (già vigorosa) se non diventa maniera certa�mente corre il rischio di illan�guidirsi nell'autoreferenzialità. E' vero, l'autore-narratore, spinto dall'amico Pino, è un gran lettore (se pur nasco�stamente infastidito) dello scrittore austriaco Thomas Bernhard del quale (insieme ad altro) lo colpiva l'afferma�zione che «lui (Bernhard) ap�pena vede una storia, lui alla storia le spara, lui le odia, le storie». E sempre l'autore-narratore a una amica (alla quale telefona dopo tre anni), che gli chiede di cosa parla il romanzo che ha appena scrit�to (anzi che sta per uscire), risponde «che parla dell'in�concludenza». Tutto bene (e giusto): ma l'odio per le storie di Ber�nhard (e di tutti i grandi narratori moderni) è un vero odio; è la giusta riposta a una pericolosa minaccia, voglio dire il pericolo che corre ogni storia di essere una prigione per l'immaginazione (la fanta�sia) dell'autore, di rappresen�tanegazione della sua libertà intellettuale, la prede�terminazione della realtà, contro la sua ricchezza, la sua imprevedibilità, la sua infinitezza. Tanto che si può dire che non è che nei romanzi dei grandi narratori moderni non ci sono storie: altroché se ce ne sono (a cominciare da Bernhard) e anzi occupano con tale pesantezza lo spazio che all'autore non rimane altro (e a questo riduce il suo progetto di scrittura) che di�struggerle, farle a pezzi, fran�tumarle, disperderne i. nessi logici, rovesciarne la sintassi. E anche in Bassotuba non c'è accade qualcosa del gene�re: vi è un giovane colto (forse laureato) che, a causa della disoccupazione giovani�le e, per di più, della nevrosi di cui è vittima, non trova lavoro e per campare alterna il lavoro di traduttore (sfrut�tato e mal pagato) a quello di magazziniere (confezionatore di pacchi). Intanto, per non morire di umiliazione e di miseria scrive (ma segreta�mente) un romanzo. E' questa più o meno la storia che Bassotuba suppone (presuppone); dico suppone perché Bassotuba è tutt'altra cosa. O comunque è il risulta�to di tutta un'altra operazio�ne. In quel primo romanzo l'autore mette in campo una particolare soluzione lingui�stica, attua cioè un linguag�gio che corrode i grumi di realtà (in cui la storia raccon�tata si rapprende) e ne colpi�sce (e scioglie) la pesantezza, favorendo effetti di sicura comicità aggraziata. Nori in Bassotuba esegue un atto di liberazione (di dolce violenza contro l'assunto proposto) e in questo atto promuove il senso del romanzo. In Spinoza non vi sono più elementi duri contro cui ac�cendere la scintilla del lin�guaggio: certo l'autore-narratore è ancora lui, traduttore e magazziniere, in difficoltà di miseria e solitudine; ma tutto questo fa da sfondo, si tratta di dati scontati e già noti; la novità che l'autore mette in giuoco in Spinoza è che ha ultimato il romanzo (anzi che ne ha scritti tre) e il secondo sta per uscire (e ha già un contratto per il primo). Tutto il (nuovo) romanzo si giuoca sull'attesa dell'uscita (tra ansiosa e giocosa) del romanzo, il giudizio degli ami�ci cui lo ha mandato in lettu�ra (tutti d'accordo nel trovar�lo bello «ma la seconda parte è imperfetta»), i viaggi tra Modena, Reggio e Bologna per partecipare a presentazio�ni di libri, e altre manifesta�zioni letterarie, i rapporti con gli editori, la scrittura di un quarto romanzo. Spinoza risulta cos�un'ap�pendice di Bassotuba (una sorta di completamento o di secondo tempo) in cui si rinno�va il dato della leggerezza della scrittura, l'umorismo aggraziato, la deriva del sen�so ma, qui, il linguaggio perde forza di scoperta (quella che aveva la ha tutta consumata nel precedente romanzo) e sopravvive come voce, anzi come eco di una voce che h Il nuovo romanzo di Paolo Nori si giuoca sull'attesa dell'uscita del romanzo, il giudizio degli amici cui lo ha mandato in lettura, i viaggi tra Modena, Reggio e Bologna. Un'appendice di «Bassotuba non c'è»: il linguaggio perde forza di scoperta e sopravvive come voce «Spinoza» di Paolo Nori non ripete l'exploit di «Bassotuba» Paolo Nori Spinoza Einaudi, pp.162 L 15.000 ROMANZO

Luoghi citati: Bologna, Modena, Reggio