Una vita da collezionista

Una vita da collezionista Una vita da collezionista Carlo Piancastelli, bibliofilo e numismatico, una biblioteca di 50 mila rarità, da Monti a Rossini CANTAMI o Diva, del Pelide Achille/lira funesta...:Car�lo Piancastelli, gentiluomo di Romagna e accanita col�lezionista ira la fine Oltoconio e il No vecento di mirabilia e memorabUia, noi» ha Incertezze quando gli capita l'occasione di aggiunge�re alle sue raccolte, già amplissi�me, il manoscritto della traduzio�ne dell'Iliade con cui Vincenzo Munii aveva battuto in velocita (e forse non solo in quella) il concor�rente Ugo Foscolo. Imponendosi cos�come vincitore di una tenzo�ne non solo nobilmente poetica ma anche prosaicamente editoria�le ed economica. Ora, facendo proprio riferimen�to al «manoscritto Piancastelli», l'edizione critica di quella tradu�zioni viene pubblicata dalla Clueb a cura di Arnaldo Bruni che, in tre tomi e 162B pagine, ripercor�re con immensa attenzione tutte le vicende di quell'impresa. Ven�gono pomati alla luce cosi non pochi aspetti dell'operoso labora�torio con cui Monti, nel biennio 1809-IH li), porta a compimento la sua sfida: vinta pressoché subi�to sul Foscolo grazie anche al team bresi iano (Cesare Arici, An�tonio Bianchi, Ferdinando Arrivabene) messogli a disposizione dal�lo stampatore Bettoni per accele�rare la revisione del testo e la correzione delle bozze con ritmi che rammentano la frenesia pro�duttiva ancora oggi imperante in certi distretti del tondino o della rubinetteria. il complicato tragitto dal ma�noscritto alla stampa dell'Iliade del Monti nonché il vivace retico�lo della cultura neoclassica italia�na: questi i tasselli che Bruni fa emergere lavorando attorno ai vasti materiali inontiani che PiancasteUi aveva assicurato alla sua collezione. E, a questo punto, lasciato Monti e la sua traduzione alle simile, ci si rende contò che anche una collezione può essere l'opera di una vita; soprattutto se issume l'cilhpi'étóa quantitativa, lo spessore qualitativo di quella che Carlo Piancastelli, nato a Imo�la nel 1867 e scomparso a Roma nel 1938, mette assieme nel corso di decenni. Un tempo che que�st'uomo intelligente, colto, deci�so, investe pressoché interamente oltre che nelle cure delle proprie�tà terriere di famiglia in quel di Fusignano nello sviluppo delle sue raccolte. Operando secondo un diramarsi, intrecciarsi, sovrap�porsi di temi, interessi, casualità che fanno del Piancastelli una sorta di icona esemplare della figura del vero collezionista, qua�lunque sia il tempo o il luogo in cui il destino vada a collocarne la vita. Di fatto ogni collezione è il capitolo di una biografia che rive�la le diverse fasi di un'esistenza e lo snodarsi di una vita intellettua�le che agli interrogativi che si parano davanti cerca risposte at�traverso acquisizioni, accosta�menti, completamenti. Non a ca�so il primo scritto di Piancastelli, lasciati alle spalle gli studi di legge a Roma pur di poter seguire pienamente la propria vocazione, è il suo «Conunento a un indovinel�lo romagnolo». L�partendo dal detto popolare riferito allo scrive�re «Tera bianca, sment negra/ sene somma, du arbega (terra bianca, semente nera/ cinque 'se1' minano, due erpicano)» s'inoltra in una ricognizione attraverso la cultura minuta, ma non minore, della sua regione che alimenterà le Carte Romagna del suo Fondo. «Dio santo! Come si fa ad accon�tentarla...» scrive l'antiquario bo�lognese Ugo Barberi all'esigente Piancastelli che in un incessante scambio di missive, ordini, richie�ste, perentorie sollecitazioni, lo sprona a correre dietro a desidera�ta che indica a raffica, a occasioni di acquisto che segue con minuzio�sa attenzione. La stessa cosa acca�de ovviamente anche con altri corrispondenti italiani e stranieri (e infatti sono oltre cincpemile le lettere del suo epistolario conser�vate nel fondo a lui intitolato presso la Biblioteca di Forlì). E cosi come emerge nel vasto lavoro di valorizzazione del Fon�do Piancastelli varato dal Comu�ne di Forlì, dalla Regione EmiliaRomagna e dal Ministero per i Beni Culturali si stratificano, l'uno dopo l'altro, l'uno accanto all'altro i rivoli di quella ricchissi�ma miniera costituita dalle sue collezioni: l�ci si imbatte nelle Carte Romagna indispensabili per ricostruire aspetti fondamentali della vita della regione, nei cinquantamila fogli delle Carte Risor�gimento (autografi, documenti, fo�gli a stampa nonché migliaia di bandi e editti appaiasi tra il 1789 e l'Unità d'Italia), negli ottomila autografi di 2483 personaggi (dove ci sono tutti. Napoleone e Cavour, Leopardi e Alfieri, Verdi e Puccini). Ai musicisti, soprattutto a quel�li radicati nella sua terra, Pianca�stelli dedica un'attenzione parti�colare: su Gorelli, originario di Fusignano, va a comporre un fon�do decisivo per chiunque voglia accostarsi all'opera del violinista e compositore barocco. Di Gioac�chino Rossini sono raccolte centi�naia di lettere nonché le cartoline musicali che spediva a conoscenti e amici. Mozart è presente con tre lettere e poi è tutto un susseguirsi di altri carteggi dove compaiono Donizetti e Paganini, Mascagni e Bellini e l'elenco dei compositori presenti nella collezione potrebbe continuare a lungo. Oltre alla significativa quadre�ria e alla raccolta di stampe questo scatenato collezionista ha tempo, nel corso della sua vita, di mettere assieme oltre cinquantamila volumi che sono andati a comporre la sua bibliote�ca: naturalmente vi sono incuna�boli, cinquecentine e altre preli�batezze di carta che farebbero impazzire i bibliofili di tutto il mondo. Ma è nella raccolta numi�smatica e soprattutto nel monetiere dedicato a Roma imperiale che Piancastelli s'impone come punto di riferimento imprescin�dibile per i collezionisti europei. Se altri oggetti e temi conoscono gli alti e bassi, le disaffezioni e gli innamoramenti che scandisco�no la vita di ogni collezionista quella delle monete è una passio�ne costante e fortissima: «Più che una comune raccolta di mo�nete è una collezione di gemme» ha lasciato scritto da qualche parte il Piancastelli. A queste meraviglie vuole tornare pochi giorni prima del definitivo tra�passo: «nonostante il freddo scrive il suo biografo Mambelli volle tornare ala sua Bibliote�ca... vi apr�il monetiere imperia�le: guardò minutamente e avem�mo impressione dello stento che provava a separarsene». DA LEGGERE A. Mambelli Carlo Piancastelli in'taPie", 1973 Omero Iliade traduzione di V. Monti, ed. critica a cura di Arnaldo Bruni, edizioni Clueb, Bologna 2000. AA.W., La Romagna allo specchio Itinerari piancastelliani Comune di Forlì, 1998 Vincenzo Monti: la «sua» Iliade è nella collezione Piancastelli