Gore o Bush, due Americhe sul filo di lana

Gore o Bush, due Americhe sul filo di lana Gore o Bush, due Americhe sul filo di lana Scuola, sanità, tasse e aborto: un abisso fra i programmi Andrea d�Robilant corrispondente da WASHINGTON Ralph Nader, il guastatore verde emerso come il Terzo Uomo di queste elezioni presidenziali, insi�ste che il partito democratico e quello repubblicano sono ormai la stessa cosa un partitone unico, controllato dalle grandi corpora�tion. Al Gore? George Bush? «Non c'.è alcuna differenza», dice. «Gli americani si apprestano ad elegge�re il Presidente Gush». Ma è davvero così? Eleggere Bush o eleggere Gore è la stessa cosa? In realtà le differenze ci sono eccome. I due candidati hanno una visione profondamente diversa del futuro della società americana. E soprattutto del ruolo che il governo federale dovrà avere nell'America del XXI secolo. Certo, tra un programma eletto�rale e le leggi che poi vengono davvero approvate ne corre. Ma a dispetto delle geremiadi di Nader, l'esito del voto potrebbe avere con�seguenze importanti sul futuro del�la scuola, della sanità, delle pensio�ni i tre temi che hanno dominato questa campagna elettorale e sulla quantità di tasse che gli ameri�cani pagheranno nei prossimi anni. In più, il prossimo presidente nomi�nerà un numero elevato di banchie�ri centrali e giudici supremi. E quelle nomine avranno a loro volta un impatto importante sull'econo�mia e sulla società americana. In una gara cos�serrata i due candidati hanno ogni interesse a esagerare i contrasti, a dipingere il rivale in maniera caricaturale. Cos�Bush accusa Gore di essere un vecchio statahsta che vuole esten�dere la mano del governo ovunque mentre Gore accusa Bush di voler sostituire il governo federale con il governo del grande business. Ma al di là degli stereotipi eletto�rali, George W. Bush ha ragione quando dice che «esiste una fonda�mentale differenza filosofica tra di noi». Per il governatore del Texas, Washington rimane la fonte di mol�tissimi mah. «Bisogna sottrarre po�tere al governo federale per darlo all'individuo, che sa gestire meglio i suoi interessi», insiste. Gore, che ha trascorso buona parte della sua vita a Washington, ribatte che il ruolo del governo federale va certa�mente riformato e ridimensionato, ma anche rilanciato. E comunque non demonizzato. È la disputa più antica della politica americana una «disputa filosofica» sul ruolo del governo federale che risale ai padri fondato�ri (Alexander Hamilton contro Tho�mas Jefferson, tra gli altri). Ma oggi che il Paese è in pace e prospero come non lo è mai stato, la vecchia battaglia acquista una nuova cen�tralità. E ha finito per influenzare non solo la retorica ma anche i programmi politici emersi nella campagna elettorale del 2000. Tutti e due i candidati dicono di voler riformare la disastrata scuola pubblica americana. Ma Bush vuo�le favorire soprattutto le scuole private, sottraendo fondi alla scuo�la pubblica attraverso un program�ma di voucher. Gore punta invece a un ambizioso (e costoso) rilancio nazionale della scuola pubblica. La «differenza filosofica» è an�che all'origine del contrasto sulle pensioni. Bush vuole dare al cittadi�no la facoltà di investire in proprio, nel mercato, una piccola parte dei contributi. Gore considera questa parziale privatizzazione del sistema pensionistico un'eresia. «Le pen�sioni vanno messe al riparo in una cassaforte», insiste il vicepresiden�te. Stessa divisione sulla sanità. Bu�sh punta sul sistema assicurativo privato. Gore, pur rimanendo alla larga dall'idea di un piano sanitario nazionale, che gli americani chiara�mente non vogliono, vuole estende�re la copertura assicurativa garanti�ta ai ceti più poveri. Bush propone un taglio massic�cio delle lasse, «perché bisogna togliere i soldi dalle grinfie di Washington e restituirli ai cilladini americani che hanno prodotto la prosperità di questi anni». Gore vuole tagli ridotti, e mirali ai celi medi. Ma chi vincerà il 7 novembre dovrà scendere a patti con il Con�gresso. E non è ancora chiaro se il Congresso avrà una maggioranza democratica o repubblicana. Il nuo�vo presidente avrà un impatto mol�to più diretto sugli altri due grandi centri di potere: la Federai Reserve e la Corte suprema. Nei prossimi quattro anni alme�no quattro e forse addirittura cin�que dei sette governatori della Fede�rai Reserve andranno in pensione. Il nuovo presidente nominerà i loro successori, determinando la direzio�ne che prenderà la politica moneta�ria nel prossimi anni (Alan Greenspan, presidente della Fed, rimarrà comunque al suo posto per il prossi�mo quadriennio). Il vincitore delle elezioni avrà un impatto ancora maggiore sulla Corte suprema, dove i giudici sono nominati a vita. Si dice che tre, forse addirittura quattro dei nove giudici stiano meditando di ritirar�si. Attualmente la Corte ha una maggioranza conservatrice risica�ta, 5 a 4. Una vittoria di Gore la rovescerebbe, una di Bush la conso�liderebbe con conseguenze profon�de per la società americana. A cominciare dal diritto all'abor�to. Gore è un convinto sostenitore di quel diritto, e ha già detto che nominerà solo giudici che lo proteg�geranno. Bush è contrario, e sebbe�ne il governatore abbia detto che non nominerà i giudici in funzione di come la pensano sull'aborto, è chiaro che quel diritto sarebbe a rischio in caso di una vittoria repub�blicana. Il prossimo Presidente dovrà anche nominare alcuni governatori della Federai Reserve e diversi giudici della Corte Suprema influenzando il Paese per molti anni Qui accanto, il candidato democratico Al Gore durante un comizio in Minnesota. A destra, una curiosa espressione del candidato repubblicano George Bush Jr durante un incontro con dei sostenitori

Luoghi citati: America, Minnesota, Texas, Washington