Il Nirvana è anche dei cristiani

Il Nirvana è anche dei cristiani Incontro con Thich Nhat Hanh, il monaco vietnamita che Luther King propose per il Nobel della pace Il Nirvana è anche dei cristiani «Aiuto l'Occidente a vivere: col buddhismo » Fiamma Arditi BORDEAUX CHI l'ha detto che se uno è cristiano non può essere anche buddhista? «Se ti piacciono le arance, mangiale pu�re, ma niente ti impedisce di provare gioia anche con un kiwi o con un mango», dice Thich Nath Hanh, il monaco vietnamita, che Martin Luther King nel 1967 pro�pose come candidato al Premio Nobel per la pace. Thay, come lo chiamano i suoi allievi, costretto a fuggire dal Vietnam nel 1966, si è rifugiato in Francia, dove nel 1983 ha fondato a ottantacinque chilometri a est di Bordeaux «Plum Village», la comunità, che ospita fedeli da tutto il mondo. Thich Nhat Hanh è stato capo della delegazione di pace agh Incontri di Parigi e dal primo giorno diesUio non ha mai smesso di aiutare i profughi, fare da ponte tra Stati Uniti e Vietnam, Oriente ,e Occidente, un credo religiosoe l'altro. I suoi messagge�ri sono centoventi monaci per lo più vietnamiti, americani, france�si, ma anche australiani, inglesi, canadesi, più una schiera più numerosai di laici, che aprono comunità i^i coscienza in tutto il mondo, ma soprattutto nelle capi�tali, come Parigi, Milano, New York. Settanticinque libri in inglese, francese eivietnamita (solo pochi sono tradetti m italiano, spagno�lo, tedesco) emanano i suol inse�gnamenti a macchia d'olio. Nei giorni scolrsi, invitato dall'Univer�sità dellei Sapienza, a Roma, ha tenuto uija conferenza sull'amore e fino a mercoled�guiderà un ritiro a Castelfusano, prima di tornare al suo villaggio, per poi ripartire alla volta di un peniten�ziario o di un monastero nel Vermont. Da quando bambino aveva la�sciato la famiglia, per farsi mona�co e seguire gli insegnamenti del Buddha, Thay ha imparato a per�correre quel cammino che libera chiunque lo imbocca dalla rabbia, dalla paura, dall'avidità, dalla schiavitù, dall'odio. Da tutto quel�lo, insomma, che inquina i nostri pensieri e ci impedisce di essere liberi. Sembra un'impresa titani�ca, ma a sentire lui è la cosa più semplice del mondo. Il segreto è essere coscienti di sé in ogni momento per impedire alle passio�ni di trainarci dove vogliono loro. «Per me non esiste felicità se non c'è libertà, e la libertà non ce la può dare nessuno, dobbiamo colti�varla dentro di noi», sottolinea Thay, «mi riferisco alla libertà dai dolori, dalla disperazione». Que�sta pianta, però, non cresce spon�tanea nella nostra testa, ma va coltivata e innaffiata ad ogni pas�so che facciamo, ad ogni respiro, ad ogni gesto. Bisogna esercitarsi a trasformare le energie negative in positive, l'odio in amore, la schiavitù in libertà, la rigidezza in flessibilità, l'egoismo in altrui�smo, a non lasciarci travolgere e ipnotizzare dalle nostre ossessio�ni. Per fare questo, il primo passo è vivere nel momento presente, senza fuggire nel futuro o rituffar�ci nel passato, come siamo abitua�ti a fare, perché il futuro non esiste ancora e il passato non esiste più. E quando il pensiero scappa? Quando fisicamente siamo seduti a fare i compiti con nostro figlio e con la mente programmiamo gh appuntamenti di domani? Alt. Bi�sogna respirare profondamente e ritornare al momento presente. Il risultato sarà il piacere di condivi�dere un'esperienza con qualcuno che ha bisogno d�noi, figlio, amico o marito che sia. Insomma è come mettersi gli sci e iniziare una discesa. Lasceremo che ci portino dritti dove vogUono loro, a picco sul pendio o li controllere�mo per andare, invece, dove vo�ghamo noi? Questo è il buddhi�smo adattato per noi occidentali da Thich Nhat Hanh. Una pratica quotidiana di respirazione, medi�tazione e viaggio dentro di noi attraverso il silenzio per liberarci dai fastidi e dalle schiavitù, che ci minacciano ad ogni momento. Già, ma come si sta in silenzio quando il telefono squilla? Anche questo si può trasformare in una forma di meditazione: «Fatelo suonare almeno tre volte e nel frattempo respirate profondamen�te. Quando risponderete, sarete molto più calmi per affrontare quello che vi sta arrivando e vi dimostrerete più disponibili». E in macchina perché correre? Per�ché non guidare e godersi lo spettacolo sempre nuovo a cui andiamo incontro? A piedi è lo stesso. La meditazione cammina�ta è là pratica più comune e alla portata di tutti. «In fondo la terra ci accoglie dal momento in cui siamo nati. Pensiamo di carezzar�la con i nostri piedi quando cam�miniamo». La pratica buddhista proposta da Thay nei suoi ritiri in giro per il mondo o nei libri, che pubblica con la regolarità di un metrono�mo è alla portata di tutti. Buddha, infatti, era un maestro, non era Dio, e il buddhismo non è solo una religione, o una filosofia, ma un metodo di vita. «La sofferenza è intomo a noi ovunque e dobbia�mo trovare il modo di trasformar�la in pace e benessere», dice Thay, «il Nirvana, il regno dei cieli, è disponibile qui e adesso». Basta stare fermi, entrare dentro di noi e guardare in profondità. Il che non vuol dire essere pigri e abuli�ci. Anzi vuotando la nostra mente da tutti i pensieri-spazzatura che non ci piacciono, faremo in modo che sia molto più attiva, creativa, capace di comprendere. E dunque di amare. «Non violenza non signi�fica non azione. Non violenza significa che noi ci comportiamo con amore e compassione». Que�sto, secondo il monaco vietnami�ta è il cammino che abbiamo imboccato in questo nuovo seco�lo. «Se il Novecento è stato il secolo della conquista della natu�ra e della tecnologia da parte dell'uomo, il Duemila è quello della conquista delle cause e delle radici del dolore degli esseri uma�ni. Mi riferisco al nijstro "io", alle paure, agli odii, all'avidità». In questi giorni è in Italia per conferenze e seminari sull'amore. Ha una missione: liberare il mondo dalla paura dalla schiavitù e dalla disperazione Due immagini del villaggio buddhista di Plum in Francia. Sotto il monaco buddista Thich Nhat Hanh

Persone citate: Fiamma Arditi, Luther King, Martin Luther King, Plum, Sapienza, Thich Nath Hanh