Uno champagne in fondo al mare dall'intatto perlage

Uno champagne in fondo al mare dall'intatto perlage Tre bottiglie destinate allo zar trovate nel relitto di una nave affondata durante la Prima Guerra Mondiale Uno champagne in fondo al mare dall'intatto perlage Luca Ferrua IMMAGINATE di bere la sto�ria. O almeno di vedervi versare nel calice una storia. L'emozione l'hanno condivisa pochi eletti che ieri sera si sono dati appuntamento in una delle tante stanze del Salone del gu�sto. Su un tavolo, giustamente conservate come una reliquia, tre bottiglie di champagne. L'etichetta non dimostra l'età, si riesce a leggere «Heidsiek Monopole 1907 gout americain». Ottantatre anni di vita, un bel traguardo, ma non è qui la storia. Le tre bottiglie, insieme con centinaia di altre, dovevano essere consumate alla corte del�lo zar Nicola IL II sovrano russo e si suoi ufficiali ne erano cos�appassionati da imporre agli importatori di sfidare i venti di guerra che spazzavano i mari del nord Europa in quei giorni di Prima guerra Mondiale. Era il settembre 1916. Un cargo svedese percorreva il mar Balti�co, nella sua stiva c'era il me�glio della produzione francese di quegli anni: grandi cognac, entusiasmanti vini, prestigiosi formaggi. Il comandante di un sommergibile tedesco, forse so�stenitore delle diete ferree o più probabilmente incaricato di ga�rantire l'isolamento delle coste russe, inquadrò la nave nel suo mirino e l'affondò, spaccandola in due con una torpedine. Alla fine della guerra la sto�ria del cargo carico di golose specialità francesi diventò una leggenda del Mare del Nord, ma il susseguirsi degli eventi stori�ci e l'abitudine di Usa e Urss di far circolare in quelle acque sommergibili non sempre ben intenzionati sconsigliò ricerche più approfondite. Nel 1998, un'intraprendente squadra di sommozzatori, arma�ti di una mappa del tesoro saltata fuori dagli archivi del�l'ex Unione Sovietica, scopr�il relitto a 63 metri di profondità. Nella stiva formaggi e paté erano ormai diventati il lauto pasto dei pesci, le botti d�rove�re, piene d�cognac, erano marci�te rendendo imbevibìle il conte�nuto e lo stessa fine avevano fatto le bottiglie d�grandi rossi d�Bordeaux e d�Borgogna. Apparentemente intatte le cas�se d�champagne. Quell'«Heid�siek Monopole 1907 gout americain» è diventato subito un mito. Prima esperti e collezioni�sti hanno storto il naso, poi alle prime degustazioni si è gridato al miracolo. Lo champagne era ed è perfetto, dai tappi al perla�ge. Le quotazioni sono subito volate alle stelle. Nelle aste si va dai sette ai nove milioni a bottìglia e chi ieri sera ha sapu�to d�quella degustazione può raccontare d�aver assaggiato un mito. «La storia garantisce grandi emozioni spiega Nico Conta della Bersano Rìccadonna che importa in Italia l'Heidsietìk nelle versióni Blu top e Diamant bleu -, ma questa degu�stazione è una bella avventura anche per gli esperti. Si scopre imo champagne molto diverso, un vino di grande forza, lonta�no dalle bollicine che oggi si bevono come aperitivo, più dol�ce, ancora più affascinante». Anche questo è il mondo del vino. Bottighe capaci di soppor�tare 62 anni a una settantina di metri di profondità, a una tem�peratura di circa zero gradi e di restare perfette non si incontra�no tutti i giorni, ma nel passato delle grandi cantine storiche ci sono sempre vicende da raccon�tare. Ad esempio. Emesto Abbo�na, presidente della prestigiosa Marchesi di Barolo, ha raccolto le lettere dei tempi in cui la sua azienda era ancora un «Opera pia», scoprendo come casse di barolo venissero portate attra�verso i deserti per raggiungere le sedi più impervie degli amba�sciatori di Casa Savoia. E un'al�tra storia racconta che nella stiva del «Titanic» ci siano, oltre a numerose casse di cham�pagne, anche un buon numero di bottiglie del re dei vini rossi italiani. Ma questa per ora resta una leggenda.

Persone citate: Abbo, Balti, Bersano, Luca Ferrua, Marchesi, Nico Conta

Luoghi citati: Barolo, Bordeaux, Italia, Savoia, Unione Sovietica, Urss, Usa