L'estate più fredda del secolo

L'estate più fredda del secolo ISOLE SVALBARD L'estate più fredda del secolo La spedizione italiana ostacolata dai ghiacci HARL Jensen, ricercatore norvegese, uno dei massi�mi esperti di orsi polari, chiacchierando a Longyearbyen, neUe Svalbard con Franco Giardi�ni, biologo torinese nell'agosto scorso, si è detto preoccupato perché il 10 per cento delle fem�mine di orso bianco non riesce a portare a termine la gravidanza, e abortisce al quarto mese. Causa prima l'abnome accumulo nel grasso sottocutaneo di Pcb (policlòrobenzene), detto Pop. cioè Persistant Organic PoUutants, microinquinanti trasportati a nord dalle correnti d'alta quota, depositati al suolo e entrati da anni nella catena alimentare. Nel�l'arcipelago deUe Svalbard gli or�si sono calcolati sui 4/5 mila esemplari. Giardini è invece scandalizza�to dalla notizia, pubblicata un paio di mesi fa dal New York Times e ripresa dai giornah euro�pei (poi smentita, ma intanto tanti ne hanno scritto a vanvera), di inaspettati specchi di acque libere comparsi nel pack del Polo Nord, segno sinistro dello scio�gliersi dei poh con possibili imma�ni catastrofi, innalzamento dei mari eccetera. «In realtà spiega Giardini che con i compagni del�l'associazione Grande Nord e alla settima spedizione scientifica po�lare questi laghi sono sempre esistiti, i russi li chiamano polynye, larghi anche un centina�io di chilometri, e cambiano conti�nuamente di posizione, si apro�no, si chiudono secondo comples�si giochi di correnti marine ascensionah e di superficie, venti, ma�ree. E tra l'altro rappresentano un importante tassello dell'ecosi�stema artico, in quanto la luce rende possibile la fotosintesi, quindi la vita di microrganismi fotosintetici, che alimentano il fitoplancton che mantiene lo zoo�plancton e via via il krill, pesci, uccelli e mammiferi, dalle foche ai narvali, agh orsi. Un fenomeno tanto noto, che nel '99 fu compiu�to im ampio rilevamento a Nord del Mare di Leptev, da parte di una spedizione scientifica russo�tedesca battezzata «Trasdrift IV», per conto dell'Alfred Wegen Institute di Brema per gh studi artici e antartici, a bordo della nave Polarstem, capo spedizione IgorDmitrenko. Vediamo invece i dettagh del�la spedizione storico-scientifica dell'estate scorsa alla Terra di Nord Est, l'isola più settentriona�le dell'arcipelago norvegese deUe Svalbard oltre il Circolo Polare. Componenti tutti veterani dell'ar�tico; oltre a Giardini capo spedi�zione, Valter Forno, Enzo Gay, Paolo Bosio, Saverio Verduci, Claudio Gioda e Stefano Poh, un italiano che fa la guida e vive alle Svalbard. Scopo oltre la raccol�ta di campioni di acqua, terra, ghiaccio e particelle organiche per alcune università italiane per documentare la salute dell'am�biente ripercorrere l'itinerario compiuto nel 1928 dagh alpini componenti la spedizione di soc�corso al dirigibile Italia di Nobile. Da notare l'unicità del gruppo, libera, privatissima associazione di appassionati, che da 20 anni organizza in proprio le spedizio�ni, senza appoggi ufficialità par�te una serie di sponsor come Napapijri Geographic, Banca Crt, Lavazza, Ponti, Pony Express, Nuovi Investimenti, Tucano Viaggi, Europhoto, Prima Image) e spesso rimettendoci in proprio. Tanto per cominciare l'Istitu�to Polare Norvegese annuncia che l'estate è la più fredda del secolo. In aereo si raggiunge Lon�gyearbyen, capoluogo dell'arcipe�lago, di qui imbarco di uomini e 1,7 tonnellate di materiale (com�presi tre gommoni Eurovinil a chiglia rigida dotati di fuoribordo da 25 cavalh Mercury e Mariner) su un cabinato di 14 metri com mare pessimo. «In due giorni di traversata racconta Giardini abbiamo vomitato per un giorno e mezzo, stipati al buio in una minuscola cabina a prua. E' stato male perfino il secondo!» Ma la prima delusione arriva al mo�mento dello sbarco: i ghiacci sono eccezionalmente meridionah per la stagione e ci si deve fermare 20 chilometri prima del previsto. Nebbia, neve, vento, temperatura a meno 8, umidità elevata, che nei giorni a venire raggiungerà il 98 per cento. Mai vista un'estate così. E' giocoforza sbarcare in una piccola baia ripa�rata. Si pianta il piccolo campo e si aspetta un miglioramento me�teo. Ma dopo una settimana il tempo rimane brutto. Occorre modificare il programma: i mille chilometri da fare, cabotando sot�tocosta verso Est, sono preclusi dalla banchisa che chiude com�patta l'orizzonte. In più la nave che ogni settimana fa il giro deUe isole e che dovrebbe portare il resto del carburante necessario (2000 litri), non si vede, impedita a sua volta dai ghiacci. «Infreddo�liti e depressi racconta ancora Giardini facciamo congetture sui possibili cambiamenti meteo e del fronte del pack. Ma la situazione rimane stazionaria. Non solo, ma si guasta il generato�re e cos�la radio non funziona. Non possiamo contattare i radioa�matori italiani ma neanche la barca che dovrebbe venire a recujerarci. Telefonini neanche a par�arne, perchè nessim satellitare copre l'artico. La benzina comin�cia a scarseggiare e il tempo passa». Si decide quindi di abban�donare parte del materiale e diri�gersi verso Nord-Ovest. La neb�bia e sempre fitta, ci si dirige con visibilità di 30/40 metri col solo Gps, e non si può neanche andare troppo piano, perché navigare in dislocamento invece che in plana�ta si consuma il doppio. Difficile e pericoloso, per i ghiacci alla deriva, piccoli «borgognoni», co�me i chiamavano nelTSOO, o «hummock» come si chiamano oggi in inglese, gnocconi gelati galleggianti di alcuni metri cubi, piccoli ma micidiali alla naviga�zione. Ma se Dio vuole va tutto bene. «Arriva qualche schiarita rac�conta ancora Giardini poi faccia�mo qualche immersione con mu�te e bombole. Lungo la costa identifichiamo poi un isolotto con un cairn su un roccione con un buco un mezzo: qui piantaro�no una bandierina di segnalazio�ne Matteoda e Sora nel tragitto verso Est. Anche noi issiamo la nostra bandiera e lasciamo una targa ricordo, dell'Associazione Nazionale Alpini, sezioni di Tori�no e Bergamo. Sulla costa trovia�mo poi un vecchio capanno di legno, due metri per due, e den�tro su un parete, incisa con un coltello leggiamo con emozione la scritta «Angelo Casari, Italia, 1928, Como». Certamente uno degh alpini della spedizione. La spedizione è al termine, finalmente si ripara il generatore e i radioamatori italiani fanno un ponte con la barca che deve ripescare il gruppo. «Meno male, perché altrimenti l'unica possibi�lità per tornare era fare 600 chilometri a piedi nell'interno dell'isola. Un bel trekking, ma non so se ce l'avremmo fatta. Il tempo poi ci ha risparmiato per un pelo, perchè siamo arrivati a Longyearbyen letteralmente in�seguiti da mia tempesta furibon�da che ci ha lavati dalla testa ai piedi appena sbarcati». Renato Scagliola Il gruppo torinese del Grande Nord lungo la rotta dei soccorritori del generale Nobile TERRA DEL NORD r Polo Nord O .GROENIANDIA ^ MAR GLACIALE à ARTICO l .-O**NUOVA NORDAUSTLANDET i. ' LA K .. "v ^T-iSOlE \^ V-tesVAlBARD^ /sPlTSBERGENtl(N0RVEGIA» A V V Porto di Longyearbyen. Ky fa **r,co s i m Sopra la carta dell'emisfero boreale A destra i sub della spedizione si immergono tra i ghiacci della Terra di Nord Est, la più settentrionale delle isole dell'arcipelago delle Svalbard (Norvegia), oltre il Circolo Polare Artico