Veltroni: Botteghe Oscure addio ormai siamo socialisti liberali di Antonella Rampino

Veltroni: Botteghe Oscure addio ormai siamo socialisti liberali IL SEGRETARIO INAUGURA LA NUOVA SEDE DEI DS IN VIA NAZIONALE Veltroni: Botteghe Oscure addio ormai siamo socialisti liberali retroscena Antonella Rampino ROMA LA Quercia trasloca e inau�gura con un concerto di Nicola Piovani la nuova sede in via Nazionale. L'audito�rium è talmente stipato che non si riesce a tirar fuori il ministro Fassino, atteso al tele�fono dal Quirinale, e Veltroni accoglie gli ospiti con un «Bot�teghe Oscure addio, e forse è meglio così». Meglio così, per�ché «la transizione è già com�piuta, la nostra nuova identità definita», le stanze fresche di pittura dovranno accogliere in futuro non più un partito ex e post comunista «ma una forza nuova della sinistra italiana liberale». Ma quei suffissi ex e post, ex comunisti e post pidiessini, pesano come un insulto, se scagliati dall'avversario politi�co in questa campagna eletto�rale non ancora ufficialmente avviata ma già da tempo in corso. Parlando ieri al convegno su Aldo Rosselli e Antonio Gram�sci, un accostamento «arbitra�rio sul piano filologico ma d'obbligo per una cultura poli�tica che cerchi anche nella memoria gli strumenti per un'azione futura», Veltroni compara la travagliata, profon�da e anche sofferta rielabora�zione della storia dei comuni�sti per aprirsi e divenire una nuova forza politica moderna e riformista alla «destra che concepisce la libertà come spi�rito animale», che «utilizza populisticamente le paure e produce intolleranza, xenofo�bia e razzismo», la destra che «promette a tutti una libertà solipsistica». Il discorso è da uomo di convegno, seduto accanto a Beppe Vacca e Nicola Tranfaglia, ma la giornata, e Veltroni se ne scusa, offre spunti di attualità. Di qua c'è «la ricerca di senso del fare politica», di là «Berlusconi che stoltamente alimenta la lotta politica di farneticazioni sui comunisti che mangiano bambini». Oppu�re che «cinicamente cerca di far credere che il Pei abbia civettato con il terrorismo, quando tutti in Italia sanno qual è stato il prezzo di vite umane e anche di consenso pagato per la linea della fer�mezza e per la difesa dello Stato democratico». Veltroni è deciso e anche inquieto nel dire con durezza che «comunque, una volta per tutte, negli anni del terrorismo e della strategia eversiva la democrazia la difese assai più il Pei di Enrico Berlinguer che la P2 di Licio Gelli». Poi c'è Bossi, che vorrebbe portare a Nizza «250 mila scalmanati contro l'Europa unita, e que�sto è un problema dei nostri avversari politici, un proble�ma assai grave, la destra italia�na adesso deve dire da che parte sta, e se accetta la violen�za antieuropea della Lega». La destra italiana «deve rendersi contò che in Francia Chirac ha emarginato Le Pen», mentre ' Berlusconi «che forse non è Chirac» si tiene il suo Bossi. La destra è «anomalia italia�na» non meno dei Di Pietro e D'Antoni, non nominati ma facilmente individuabili nelle «ricorrenti tentazioni neo-proporzionalistiche e anti-bipolariste». E poi oltre la destra c'è la sinistra, «troppo poco gran�de in Italia rispetto al resto d'Europa», la sinistra che ha trovato «l'approdo» di una identità aperta alle molteplici esperienze riformiste, e che deve macinare e radicare la propria nuova forma, «una cultura politica non s'inventa, occorrono anni perché si radi�chi». Il metodo è «lavorare alla coesione interna dell'Ulivo» di�ce Veltroni che poi dà anche una bacchettata ai «sinistri» della Quercia, «certe posizioni ci riportano a una posizione puramente testimoniale», so�prattutto bisogna «rafforzare le componenti politiche della coalizione in una forma che dia risposta alla domanda di innovazione che la società esprime». Non si tratta di un «partito unico», né di una Cosa 3, «né di un'operazione pura�mente di vertice»: ancora.una volta diversamente da D'Alema che anche l'altroieri parla�va di «partito della socialdemo�crazia italiana», Veltroni torna a preferire il «socialismo libe�rale». Sfumature, forse, diver�sità di formazione politica. Alla fine Veltroni cita Ros�selli che parla di un nuovo movimento socialista «che non sia appiccicatura di partiti o partitelli, ma sintesi federati�va di forze che si battono per la causa della libertà e del lavoro». E' dentro questo so�gno che sta il nostro lavoro, conclude. Appello all'unità della sinistra E al Cavaliere «Il Pei non civettò con il terrorismo» I leader dei Ds Walter Veltroni con il candidato premier dell'Ulivo Francesco Rutelli

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