« Basta con la sinistra dei salotti » di Gigi Padovani

« Basta con la sinistra dei salotti » IL COORDINATORE DELLA SEGRETERIA DS «USTE CIVICHE CON I SOCIALISTI LIBERALI PER SUPERARE LA FERITA DI MANI PULITE» « Basta con la sinistra dei salotti » Polena: al Nord per ritrovare il rapporto col Paese Gigi Padovani mm GRATTI ha detto no all'ofj^^Hferta del centrosinistra? ■ WBNon drammatizziamo, i Ds non rinunciano al progetto di una Usta civica. Rutelli non è riuscito a incontrare la Milano che conta? Meglio,, la sinistra ha inseguito fin troppo i salotti. Quanto a Formigoni, l'invadenza della Compagnia delle Opere è peggio di quella delle cooperative rosse in Emilia di 40 anni fa. Cos�Pietro Folena, coordinatore della segreteria diossina, da luglio re�sponsabile del coordinamento del Nord per la Quercia, spiega l'attac�co al Nord dei Ds. Marted�la Quercia lancerà, dalla capitale italiana della «new economy», un portale Internet su «sapere-occu�pazione-reddito»: rimarrà aperto tre mesi, poi produrrà un proget�to. Secondo Folena «è una metafo�ra del nostro nuovo modo di lavorare». Onorevole Folena, la rimon�ta ed Nord non comincia mol�to bene, con questo no di Moratti. «Non drammatizziamo. Certo Mo�ratti è mi nome importante, so�prattutto per me che sono di fede interista... A parte le battute, dob�biamo ringraziarlo per la disponibilità che ci ha dato e continuerà a dare. Anche se a Milano la distan�za con il Polo è forte, sia per Palazzo Marino sia a Torino e Trieste, dove governiamo, possia�mo lavorare per trovare candidati forti, in grado di dividere lo schie�ramento avversario». Cosa intende dire? «Nelle coalizioni di centrodestra al Nord si è aperto uno scontro tra la componente più "liberale", che scese in campo nel '94 in Forza Italia contro il sistema di potere, e la parte di stampo neodemocri�stiano, o megUo neopentapartitica. Della prima "anima", per capir�ci, fanno parte Albertini, Ghigo, il sindaco di Verona Michela Sironi. Nei prossimi mesi dobbiamo speri�mentare un'alleanza tra i valori di solidarietà e liberali intemi al centrosinistra e le istanze liberali di maggior efficienza e professio�nalità finora rappresentate dal centrodestra, ma che ora sono in sofferenza». Può fare qualche esempio? «C'è una forma di appalto di fun�zioni pubbliche da parte della Regione Lombardia alla Compa�gnia delle Opere, che cos�diventa un grande mediatore al quale poi i Comuni, le forze sociah e le impre�se si devono riferire per poter lavorare. Potrebbe riemergere una questione morale sotto altra forma. In una regione ricca come la Lombardia la libera competizio�ne viene drogata da un soggetto che non si capisce se sia di terzo settore, di imprèsa o di interme�diazione pohtica con il potere». Non è il sistema delle coop rosse in Emilia? «Forse valeva quarant'anni fa, in un Paese in cui c'era protezioni�smo per tutti. Ora siamo in una fase diversa. Ho ricevuto preocfcupate reazioni da tanti imprendito�ri». Ma con quali alleanze pensa�te di sfidare il Polo? «Attraverso liste civiche, alleanze per la modernizzazione. Il grande tema della libertà, sollevato dal. Polo, può essere fondamento di alleanza al Nord». A Milano è uscito anche il nome di Tognoli. Vero? «Fare il toto-nomi è il vostro mestiere. Io non mi ci esercito, ora». Però con il riformismo socia�lista di Milano e con Tangen�topoli dovrete fare i conti. «Mani pulite decretò una diaspo�ra drammatica tra i socialisti. Credo che Milano debba ritrovare il suo passato, dall'antifascismo della Resistenza fino ad Aniasi, superando una cesura che non è certo colpa dei magistrati. E' lo schema di socialismo liberale pro�posto da Veltroni, con il coinvolgi�mento di Amato: questa operazio�ne deve partire da Milano, capita�le del riformismo». Come è andata con Rutelli, nel dopo-convention? Pare non abbia affatto incontrato la città che conta. «Da quando sono qui, non mi sono messo a mendicare alcun invito alle sfilate o ai salotti. Il centrosi�nistra ha passato troppo tempo ad ascoltare quello che veniva detto nei salotti buoni e troppo poco ad ascoltare la società. Meglio parla�re in modo semplice, come riesce bene a Rutelli, alle famiglie degli impiegati, degli operai». Riuscite a recuperare que�sto rapporto? «In questi anni il Nord è stato rappresentato attraverso voci, culture e personalità della destra. Questo per responsabilità più no�stra, del centro, che dei dirigenti locali. Siamo stati travolti dalla emergenza di questa fase, trascu�rando il rapporto con il Paese. Ora, anche grazie a Massimo Cac�ciari, e con l'esperienza dei sinda�ci, toma ad esprimersi la cultura del centrosinistra». Quindi nessun commissaria�mento delle vostre federazio�ni di Piemonte, Lombardia, Veneto? «Ma per carità. E' un canale aper�to tra questa capitale, economica e culturale, e la pohtica: il rischio era che esistessero soltanto Berlu�sconi e Bossi». A parte il ruolo fluidificante, come Paolo Maldini nella Na�zionale, mi pare che un tem�po i dirigenti del Pei veniva�no mandati a Torino, nelle commissioni fabbriche, a im�parare dagli operai. E oggi? «Oggi è diverso, certo. Ma rimane una forte componente di ascollo, per superare la politica arrogante che spiega il mondo. In alcuni momenti sembrava che i 600 chi�lometri di autostrada che separa�no le città del Nordjdalla capitale fossero incolmabili. Stiamo ripri�stinando i collegamenti». «Il rapporto di Formigoni con la Compagnia delle Opere è diventato questione morale: peggio delle Coop di 40 anni fa» Pietro Folena, responsabile del Coordinamento per il Nord dei Ds