Sotto le cannonate della rappresaglia

Sotto le cannonate della rappresaglia LA SPIRALE DI VIOLENZA DOPO IL CONGELAMENTO DEL PROCESSO DI PACE Sotto le cannonate della rappresaglia Notte di terrore per gli abitanti di Beitfalla reportage Giovanni Cerniti inviato a BEIT JALLA Idue carri armati sono lassù, in cima alla collina di Gilo. I cannoni stanno puntando su Beit Jalla e Hanna Nasser, il sindaco palestinese di Bet�lemme, agita i pugni. «Questa è rappresaglia. Forte, inattesa, esagerata. Ma cosa vogliono?». Che i palestinesi la smettano di sparare su Gilo, il quartiere israeliano di Gerusalemme. «E cosa c'entrano queste case, la gente, i bambini!». Dopo una notte di raffiche, razzi dagli elicotteri, proiettili dai carri armati, il generale Shaoul Mofaz, capo di stato maggiore dell'esercito, ha deciso che i diecimila di Beit Jalla si merita�no l'assedio. «Per evitare infil�trazioni di palestinesi armati», dice. E stiano ben attenti, que�sti di Beit Jalla: «L'attacco di domenica notte è stato solo il primo segnale». Ieri sera è arri�vato anche il secondo. E così, anche chi non c'entra, si trova in guerra. Il sindaco Nasser ha gli oc�chialini, il pizzetto bianco e cammina a fatica tra le mace�rie. «Ma come fanno a non capire? Più gli israeliani attac�cano alla cieca e più giocano con il fuoco. Continuano a calpe�stare i diritti e avranno solo problemi». Resta che nessuno, neppure il sindaco di Bet�lemme, può smentire che gli spari su Gilo partano proprio da qui, da questa vallata abitata da cristiani. «Ma non dalla città, non dalle case, non da loro!» A Jadallah Salaz, 63 anni, capo della lavanderia del Notre Dame Hotel, hanno bombarda�to l'ultimo piano della casa ancora in costruzione. Come si fa a placarlo? «Hitler li ha uccisi sta gridando -, ma non li ha uccisi tutti quanti. E gli israelia�ni si stanno comportando pro�prio come Hitler. Assassini!». Al piano terra c'era l'«Inad Theatre», il teatro dei bambini di Beit Jalla. Marina Barham, la direttrice, racconta che tutto è cominciato alle dieci di sera, «e meno male che qui non c'era nessuno». Certo, anche lei sa che da giorni il quartiere di Gillo è sotto tiro, sa che l'eserci�to israeliano li aveva avvisati fin da venerdì. «Noi non sappia�mo da dove abbiano sparato, ma siamo sicuri che nessuno ha sparato dalla nostra città, dalle nostre case. Per questo non ci aspettavamo un attacco con elicotteri e cannonate. Le case tremavano». Ne hanno colpite dodici. Dodici famiglie cristia�ne ortodosse. Dodici famiglie che si ritrovano in guerra e capaci di odiare. «Non li perdo�nerò mai, gli israeliani non conoscono l'umanità. E se qual�cuno non mi vuol credere vada a vedere la casa dei Nazal». E' a cento metri e si vede subito. Un foro da trenta centi�metri sulla parete, una cannona�ta che ha devastato la camera da letto dei fratellini George e Ghada, quattro e due anni. «Dormivano. Appena ho sentito i primi colpi li ho portati via dice Cecile, la nonna -. Sarà passato un minuto e della came�ra non è rimasto niente». Un quadro della Madonna di Lour�des, un orsacchiotto giallo di peluche, una pianola di plastica rossa. Il proiettile ha passato la camera da letto e si è infilato nella stanza accanto, proprio dentro ima lavatrice. «Ma chi mai poteva aspettarsi una can�nonata nella camera di due bambini?». Shamir, 27 anni, il padre, impiegato al Casinò pale�stinese di Gerico, è appena tornato dall'ospedale. «Poveret�ti, li hanno imbottiti di sedativi e continuano a tremare. Chissà come cresceranno». Dove Beit Jalla corifina con Betlemme e la Tomba di Rache�le c'è il capannone del marmi�sta Issam Al Bendak. Sventrato. «Cosa ho fatto di male, io? Cosa ne so di chi spara su Gilo? Io so solo che mi hanno bombardato e gli israeliani vogliono distrug�gere quel poco di lavoro che è rimasto a Beit Jalla». A cento metri c'è il convento delle Mis�sionarie Francescane. Suor Ceci�lia Katura, libanese, la madre superiora, l'altra notte voleva chiamare il Nunzio Apostolico. «Pensavamo bombardassero an�che noi. Dalle dieci siamo rima�ste senza luce e senza telefono. I colpi erano violentissimi, e vicini. Fino alle due. Per questa notte ci siamo preparate un rifugio nei sotterranei». Come se un secondo segnale, ancora colpi di cecchini palestinesi su Gilo, la risposta israeliana, eli�cotteri e razzi, se li aspettasse. E non ha avuto torto. Anche ieri sera sparatoria contro Gilo e cannonate su Beit Jalla. Il generale Mofaz l'aveva detto: «Se la vita non sarà normale a Gilo non lo sarà nemmeno per voi. Vi consiglio di non dare spazio a chi voglia attaccare Gilo». A chi, appena scende il buio, s'infiltra da Betlemme a Beit Jalla e prende la mira. Di giorno l'Intifada dei ragazzini, di notte i cecchini Tanzim. Nel seminario salesia�no di Cremisan, appena sopra Beit Jalla, padre Zevieri, il retto�re, si prepara alla seconda notte senza luce: «Tutti ci domandia�mo qual è la via d'uscita e mi vien da rispondere: alla fine dei tempi». Mai. «Se volete un consi�glio abbandonate le vostre case sta dicendo alla radio il genera�le Mofaz -. Ad ogni colpo contro Gilo reagiremo». A cannonate. Un'altra notte di guerra al buio. In casa di chi non c'entra e non la vuole. L'esercito colpisce il villaggio cristiano da cui si spara su Gerusalemme Un proiettile ha demolito la camera di due bambini che erano appena stati portati in salvo

Luoghi citati: Beit Jalla, Betlemme, Gerico, Gerusalemme