Trino, la ricostrurione degli irriducibili di Marco Neirotti

Trino, la ricostrurione degli irriducibili Trino, la ricostrurione degli irriducibili «Una rovina, ma vogliamo far rinascere il nostro paese» reportage Marco Neirotti inviato a TRINO VERCELLESE ECCOLO il simbolo di Trino nei giorni del dopo alluvione: è la grande piazza Garibaldi, a metà strada fra il municipio e le scuole trasformate in centro di crisi. Doveva essere rifatta, inve�ce è un gigantesco deposito di tutto quanto acqua e fango han�no macellato: mobili, abiti, stru�menti di lavoro. Ma non soltanto oggetti. Qualcosa sembra preme�re da dentro gli alti ammassi: lì, bagnata e sporca e sconfitta, è buttata anche la speranza, la capacità di fiducia di questi otto�mila abitanti travolti da una rovi�na prevedibile e prevista e già patita una volta. Sono finite sulla piazza pure le lacrime dei primi due giorni, quando si viveva a bagno, in un metro e mezzo di melma, e si poteva soltanto guardare, aspet�tare che la risucchiassero e recri�minare sugli argini mai fatti. Sui volti, negli occhi gonfi, è rimasta un'espressione di forze che mancano o che, meglio, è inutile riaccendere. C'è la piega di un pianto appena finito o pronto a tornare in questi sguardi, come è lo sguardo di Pasquale Della Monica, 47 anni, ima moglie e un figlio, gestore di \in bar nel centra�le corso Cavour: «Ho già visto il '68, il '94. Ora poteva non accade�re. E di nuovo ho perso tutto»': E il senso di aver perso tutto fa riemergere il rancore disperalo quando, nel pomeriggio di ieri, alla Cappelletta, la zona più dan�neggiata, si ferma un'auto con il responsabile dell'ufficio operati�vo del Magistrato del Po, Condo ■ relli, e un suo collaboratore. La gente viene avanti con i badili che usava per pulire. Li alza. L'auto deve andarsene, cercare altre vie. C'è voglia di colpevoli quando si lavora intomo a ciò che si è perduto. E sono in tanti ad aver perduto tutto o quasi, sono i piccoli commercianti e artigiani. Camminare in queste strade è camminare in un paesone che sembra uscito ieri mattina dalla guerra: muri di cinta crollati, vetrine infrante, porte di casa divelte, arredi rovesciati, cataste e cataste lungo ogni marciapiede. Li si vedrà che cosa salvare e che cosa finirà in piazza Garibaldi. Rovesciato su un fianco un piano�forte nero che non sarà mai più lui e accanto, immobile, un gatti�no che sta in una mano, che non si muove, nemmeno più per pau�ra, con qualcuno che gli regala un po' del suo prezioso latte. Non è paralizzata la gente. Passata l'attesa e deposta l'ira, si è rimboccata le maniche. Ovun�que passi, vedi lavorare. E' una cittadina con popolazione a pre�valenza di età medio-alta, eppure c'è un'infinità di giovani, di qui, dei centri vicini, poi i volontari. Dicono che non ci credono più però l'unica cosa che possono fare è sgombrare, recuperare, ri�costruire. Francesca Spataro, nel suo ne�gozio di alimentari, ripulisce pavi�mento e muri infangati. I banconi sono rovesciati su un fianco. Di�ce: «Fin dalla mattina si è capito che la tragedia arrivava. Sono venuta qui a portare in salvo il salvabile, ma come fai con i cibi? Hanno bisogno di frigoriferi e non potevamo spostarli. E' stato come assistere alla propria rovi�na». In piazza è finita tutta l'at�trezzatura del marito imbianchi�no. Hanno mutui in corso, alcuni sono mutui agevolati legati anco�ra all'alluvione di sei anni fa. Si specchiano in un senso di ìmpotenza che fino a ieri era individua�le, ma che oggi si scopre comune, collettivo, come aprire gli occhi sul fatto che Trino intera, non questo o quel singolo, domenica scorsa ha ricevuto la mazzata che segna la sconfitta definitiva: «Non sarà mai più la Trino di prima», dicono. E intanto si lavora. Ci sono un migliaio di volontari, coordinati nelle scuole. Li c'è la fila dei bisognosi: di un alloggio, quando il proprio è dichiarato inagibile, ma anche di generi di prima necessità, oppure di segatura per asciugare, di un mezzo meccani�co per sgombrare un cortile o un porticato, di latte e altri alimenti. I volontari domandano,, si fanno spiegare: «C'è un passaggio? Guardi quel mezzo là fuori, può entrare? Annotano, decidono, di�rottano. Al centro operativo c'è il sinda�co Alessandro Serra, centrosini�stra, in carica dal giugno '98. Dice: «C'è stato un notevole pre�avviso, ma i rischi si sono misura�ti sull'esperienza del '94. Invece la potenza dell'acqua è stata cin�que volte superiore». Con argini di terra che hanno creato fango: «E' vero che non sono stati fatti gli argini previsti e che non sap�piamo se avrebbero tenuto». E l�ci sarà una colpa: «C'è di sicuro una storia complessa e non vo�glio mettermi ora, in questa fase, a indicare colpevoli. E' certo che nella zona ci sono stati freni dovuti alla non disponibilità di altri». Si riferisce al comune di Palazzolo? «C'è stato con loro imo stop. Comunque il discorso argini deve essere completo, non a scom�parti. Pensiamo a Casale che rice�ve ciò che da qui passa». E' passata l'acqua e resta lo sconforto: «Ci sono famiglie eco�nomicamente in ginocchio», dice il sindaco. Sono quelle dei piccoli commercianti e artigiani, ma so�no anche quelle che ricevevano un stipendio dai cementifìci, co�me i grandi complessi Buzzi e Vittoria, quelli dell'impresa di manufatti ingegner Franco. Tre�cento famiglie senza il posto di lavoro. Il fango ha invaso anche le risaie, ma per fortuna il grosso del raccolto era già fatto ed è stato riparato nei locali dell'Ente Riso. Desolazioni. Ma continuano a spalare. Sorridono a carabinieri, polizia, guardia di finanza: «Loro s�ci hanno soccorsi subito». Il maresciallo Pasquale Putzolu intervenuto con l'aiuto del colle�ga Giovanni Cannoni, del vicino paese di Ronsecco ammette: «I ragazzi hanno avuto una dedizio�ne totale. Uno di loro è rimasto senza casa, ma in quelle ore era sul tetto degli altri a salvarli». Un altro ha la mano trafitta dal morso di un cane impaurito: sen�za di lui il proprietario non si sarebbe lasciato portar via. C'è anche un volto di gratitudi�ne in questa desolazione. Per i volontari e per queste forze del�l'ordine che erano impossibilmen�te ovunque, anche a evitare scia�callaggi (un arresto e sette denun�ce). E se fra gli sciacalli c'erano extracomunitari, altri s'industria�vano a tagliare la via del fango per portare latte ai bambini. E ora spalano e spalano e spalano. Tutti spalano. E le pale del recupero diventano minacciose di fronte all'istituzione che porta il nome del fiume che li ha di nuovo rovinati. Lo stesso fiume che campeggia sui cartelli all'in�gresso del paese. C'è una scritta un tempo gioiosa e che ora suona sarcastica o sadica: «Trino, zatte�ra sul Po». Il Po l'ha travolta e le bandiere della zattera sono am�mainate nelle grandi cataste di piazza Garibaldi. Una commerciante: «Per noi è stato come assistere alla fine del mondo Ma ora si riparte» Trecento famiglie hanno perso il lavoro Nei cantieri impegnati mille volontari Uno dei casali allagati nella periferia di Trino Vercellese, tra I Comuni più colpiti dall'alluvione

Persone citate: Alessandro Serra, Buzzi, Condo, Francesca Spataro, Giovanni Cannoni, Pasquale Della Monica, Pasquale Putzolu

Luoghi citati: Casale, Ronsecco, Trino