Goliardia al potere dopo la tecnologia
Goliardia al potere dopo la tecnologia Per la Nazionale dei motori è il giorno della gioia: e si può anche perdere la testa Goliardia al potere dopo la tecnologia Roberto Beccantlni A DESSO che è finita come Zi meglio non sarebbe potuto, ./TlLgodiamoci lo Schumacher re e la Ferrari regina, il rispetto dell'inno italiano da parte del jilota tedesco (Cossiga, è per lei), e parrucche rosse della Confra�ternita di Maranello, la goliardia al potere dopo la tecnologia: quando la Sampdoria vinse lo scudetto, ricordate?, ViaUi e compagnia si fecero biondi. C'è un tempo per ogni cosa e ogni impresa, questo è il momento di aggiornare l'albo d'oro e di tene�re d'occhio l'enfasi, l'iperbole, quell'eccesso di velocità nell'auto-celebrazione («auto» in tutti i sensi..) che spesso ci prende la mano, e ci spinge fuori strada. Ora è un anno, quando si festeggiò il Mondiale Costruttori come se avessimo scoperto una nuova America, pronti a far finta che fosse non meno crucia�re, e importante, del sortilegio che, dal 1979, continuava a rele�garci nel più tribolato e ossessi�vo dei gironi danteschi, il girone delle promesse inevase. La bara�onda di Sepang è la cihegina sulla torta, non si deve più essere «rossi» per quello che non è stato, si deve essere «rossi» e basta. Bisogna far fronte a una ricchezza improvvisa, a una bra�vura che ci riconosceva il mon�do, ma non più la pista. A livello di squadre, il 2000 ci ha regalato abbastanza in materia di calcio l'Europa dell'Under tardelliana, la quasi Europa della Nazionale di Zoff e poco, quasi nulla, sul piano olimpico. Pallavolo, palla�nuoto, calcio, basket: come sem�pre, i favori del pronostico ci hanno zavorrato progetti e fio�retti, costringendoci a meste riti�rate. Ferrari non è una semplice scuderia. E' una saga, un roman�zo. Non si guarda al passaporto, ma alle risorse che si portano in dote. I ragazzi del muretto solle�citano un epinicio, tanto si sono rivelati determinanti. Come ha .scritto Michele Serra, dentro a ogni motore Ferrari si avverte «l'eco del dialetto modenese e del soffritto che sfrigola». Arti�gianato di altissimo livello. E poi quel «tutti per uno» (o per due, al massimo) che sempre ci hanno insegnato e quasi mai siamo riusciti ad applicare. A Suzuka s�che si era pianto, e delirato. Troppo fresche le ferite da lenire: e troppe ferite, soprattutto. Altra musica, in Ma�lesia. Parrucche di gruppo, rigo�rosamente in tinta, felicemente in linea con lo spirito di squadra che, spesso, gli italiani sacrifica�no in nome e per conto dei propri spiccioli. Tutti pazzi, e fieri di esserlo, anche topo Gigio-Todt, anche i «fratelli» Bandiera Schu�macher-Barrichello, sino all'im�boscato Luca di Montezemolo (zitto zitto, quatto quatto per 56 giri) e alla scatenata Corinna. Al diavolo i gradi e le competenze, il censo, il carisma e gli onorari: tutti uguali a tutti. La festa del '99 fu una cosa per pochi intimi: ci si doveva accontentare, in semi-clandestinità, di quello che si era pescato nella scia di Mika Hakkinen e della sua McLarenMercedes. Bisognava spiegare ai maligni (quorum ego) quanto fosse importante la «corona di scorta», quella stessa corona che, sul torrido circuito malese, ha portato la Nazionale rossa a perdere la testa per scherzo dopo averla riconquistata per scelta, per forza, per meriti.
Persone citate: Corinna, Cossiga, Michele Serra, Mika Hakkinen, Schumacher, Todt, Zoff
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