Milosevic in guerra col suo partito

Milosevic in guerra col suo partito Milosevic in guerra col suo partito L'Sps: dimettiti. L'ex presidente replica con insulti Ingrid Badurina ZAGABRIA Altro colpo duro per Slobodan Milosevic. Dopo la clamorosa sconfitta elettorale del 24 settem�bre scorso, alcuni alti funzionari del partito socialista serbo (Sps), di cui Milosevic è presidente, gli hanno chiesto di dimettersi. I socialisti devono liberarsi al più presto del vecchio leader per non compromettere definitivamente il futuro del loro partito, dicono gli autori della richiesta, per i quali la testa di Milosevic è il prezzo da pagare per garantire la sopravvivenza della formazione politica che ha dominato per tredi�ci anni la scena di Belgrado. Secon�do l'agenzia Tanjug, del gruppo ribelle fanno parte Borisav Jovic (ex presidente dell'ex Jugoslavia), Zoran Lilic (ex presidente della Federazione Jugoslava, costituita nel 1992) e l'ex direttore della televisione serba Milorad Vucelic. In un appello rivolto al partito hanno chiesto che Milosevic e i suoi più stretti collaboratori ven�gano silurati dal congresso straor�dinario dei socialisti previsto per fine novembre, e che l'Sps rompa l'alleanza con il Jul, il partito della sinistra unita jugoslava gui�dato dalla moglie dell'ex leader, Mirjana Markovic. «Milosevic ha portato avanti una linea profonda�mente sbagliata e ami democrati�ca, che ha condotto il partito alia sconfitta, con il rischio che l'Sps venga spinto ai margini della sce�na politica in Serbia», afferma il gruppo, che ha chiesto che il congresso venga anticipato per evitare che l'attuale dirigenza pos�sa nel frattempo attuare cambia�menti solo «di cosmesi». «Traditori! Spio!». Un Milosevie imbestialito avrebbe risposto con insulti e parolacce alle accuse dei suoi ex seguaci durante una sessione del partito tenutasi ve�nerd�a Belgrado. Secondo il quoti�diano «Glas», che cita un funziona�rio socialista, la riunione, tenutasi a porto chiuse, si è svolta in un'atmosfera surriscaldata. Nes�suno sa cosa sia veramente succes�so. Ma ieri è saltato l'accordo per il varo del nuovo governo serbo di transizione, che doveva essere costituito in attesa delle elezioni anticipate del 23 dicembre prossi�mo per il Parlamento della Serbia. Quando tutto sembrava ormai concordato, sono apparse diver�genze insanabili tra il partito so�cialista, il Dos (la formazione poli�tica di Kostunica) e l'Spo, il partito del rinnovamento serbo di Vuk Draskovic. Il Dos ha lanciato un ultimatum all'Sps: o si trova una soluzione entro luned�23 ottobre, ultima data per rispettare la sca�denza elettorale, o saranno nuova�mente mobilitate le piazze. La nuova crisi sarebbe emersa proprio in seguito alla «riappari�zione» di Milosevic nella riunione del suo partito. Una presenza confermala da fonti attendibili, ma senza prove materiali: né foto né comunicati ufficiali. Col risulta�to che a Belgrado si continua a parlare della scomparsa misterio�sa dell'ex presidente jugoslavo, visto in televisione l'ultima volta la sera del 6 ottobre, quando ha riconosciuto la vittoria di Kostuni�ca e ha annunciato di voler passa�re un po' più di tempo con la sua famiglia. Eppure anche in quella occasione Milosevic ha conferma�to che intende rimanere nella politica e che il suo impegno sarà rivolto al rafforzamento del suo partito. Da quella sera nessuno ha più visto l'uomo forte della Serbia. E' rinchiuso nella sua villa bunker di Dedinje, il quartiere residenziale della nomenclatura di Belgrado, affermano alcuni. Si nasconde a Bor, nella Serbia Orientale, nel�l'ex riserva di caccia del marescial�lo Tito, dicono altri. Insomma, un Milosevic asserragliato in un rifu�gio sotterraneo, isolato dal mondo estemo, come il protagonista di «Underground», il noto film del registajugoslavo Emil Kusturica. Per la gente comune la realtà sarebbe molto più prosaica: con l'aiuto della criminalità organizza�ta l'ex padre della patria starebbe cercando di recuperare l'ingente bottino ( 100 milioni di dollari) che avrebbe trafugato all'estero. Ma la metà dei serbi, secondo un sondaggio condotto dal quotidia�no «Blic», è convinta che Milose�vic sta tramando per tornare al potere. Di certo potrebbe tuttora creare fastidi al nuovo presidente jugoslavo, che oggi visiterà in veste semiprivata Sarajevo, dopo una tappa nella Republika Srpska, l'entità serba di Bosnia, dove assisterà alla tumulazione della salma di Jovan Ducic, poeta sim�bolo del patriottismo serbo. Scomparso dal 6 ottobre il leader riappare in una burrascosa riunione e fa saltare l'accordo sul governo transitorio