Il Po si ritira, la bonifica durerà sei mesi di Fabio Poletti

Il Po si ritira, la bonifica durerà sei mesi Il Po si ritira, la bonifica durerà sei mesi Lungo il fiume tra gli sfollati in un oceano di fango Fabio Poletti inviato a SAN BENEDETTO PO (Mantova) Sott'acqua sono finite le coltivazio�ni di mais selezionato del vecchio Vezio Magnani, la stalla di Enore Menozzi e meno male che le 100 vacche sono in salvo, poi i filari con le viti che fra un po' c'era la vendem�mia, la vera passione dell'avvocato Pradella. Sott'acqua nella golena ci sono i campi di barbabietole, di orba medica, due trattori che il Gola non è riuscito a mettere in salvo e pure mezza casa di Leo Chiomatti, che adesso non piange più e pensa solo di rientrare dalla porta. Mica dalla finestra come fa adesso in barca, per andare a vedere i danni lasciati da quei due metri e mezzo d'acqua, diventati centocinquanta centime�tri di fango ora che il Po si sta ritirando: «Se va bene, ci metto sei mesi. C'è da bonificare tutto, anche l'intonaco va tirato giù...». Se va bene, in questi 900 ettari dove stavano quattrocento persone, altrettante vacche da latte, venti cavalli, galline e conigli, ci sono almeno 15 miliardi di danni. Un calcolo a spanne che fa il sindaco Eros Bertazzoni: «Mi viene male quando guardo quello che ha fatto il fiume. E grazie a Dio l'argine mae�stro ha tenuto, che se no arrivava fino alla basilica di Giulio Romano». Un calcolo che non si sente ancora di fare Vezio Magnani, l'ultimo ad abbandonare la sua cascina che sono andati a prenderlo mentre era già sul tetto: «Milioni, miliardi, chi lo sa? Di certo gli attrezzi sono spariti tutti, gli armadi e i mobili più pesanti a piano terra chi aveva tempo di smontarli? E poi c'è quel fango lì, cinquanta anni fa avrebbe fatto bene alla terra, ma ora che il Po è diventato una pattumiera è solo veleno che va tolto a badilate...». Tra i quattrocento che stavano nella golena, qualcuno inizia a dubi�tare di tornare indietro, nelle cinque aziende agricole e decine di case sparse tra Portiolo, Cavallina, Montecucco e San Benedetto, nelle 2700 biolche mantovane, di cui due terzi coltivati anche a frutteti, che giovedi a mezzogiorno il Po si è mangiato in meno di un'ora. Prima con un fontanazzo, poi una cascatella che ha sfondato l'aggine e alla fine con le onde marroni per il fango e le chiaz�ze d'olio e i covoni che galleggiava�no, arrivati da chissà dove molto più a monte. La legge del '75, poi quella Galas�so, avevano stabilito che non si potesse più costruire nel terreno golenale che qui chiamano Po mor�to. A meno di ristruttiirare le casci�ne già esistenti, alcune dal Cinque�cento. A meno di affidarsi ai raccon�ti di chi ricordava che questi campi erano slati allagati solo nel '16, nel '26 e per l'ultima volta nel '51, con l'alluviono che si era portata via mezzo Polesine. Il sindaco sogna l'intervento del governo: «Potrebbe�ro esserci incentivi per chi lascia la golena». Vezio Magnani che ha più di settanta anni e che in una vita di parole ne ha sentite tante, si fida poco: «Ho sentito le promesse del ministro Bianco. Dice che saran rose e fiori, ma io mi contento pure delle violette». Enore Menazzi, che ha le bestie in salvo ma divise in tre stalle, che la sua famiglia sta nella stessa cascina da cento anni e ades�so va in barca a prendere gli ultimi vestiti, agli amici confida che molla tutto: «Quella stalla mi è costata un miliardo, tengo la terra, ma si può vivere così?». L'unico che non si fida di nessu�no, che giura che è tutta colpa dei tecnici del Po e della politica e che vuole tornare a casa al più presto è Leo Chiomatti. Con lo scooter giallo come la sua cerata fa su e giù dal paese, dalla sua casa nel fango in riva all'argine maestro all'apparta�mento che gli ha prestato la sorella, dove per adesso abita insieme a sua moglie Marzia che aspetta un bam�bino: «Han dato la colpa al Po, per nascondere chi ha sbagliato i calco�li. Han bucato a monte e il fiume ha sfondato più a valle... Dicevano che era sicuro ma che bisognava rinfor�zare gli argini e non hanno fatto niente... Ma se la golena non era coltivata, l'acqua arrivava fino a Ferrara. Quelli che hanno sbagliato, vadano a casa...». Di cose da faro mai fatte, di promesse mai mantenute, di parole sparse al vento, c'è un elenco lungo cos�da queste parti: 0 ponte del�l'Anas che porta sul versante sini�stro del Po e che dovevano sistema�re dopo l'alluvione del '94, l'ardine maestro che a Portiolo sta su per miracolo e per le betoniere che hanno scaricato tonnellate di terra mentre 0 fiume allagava tutto, la bomba buttata dagli aerei tedeschi alla fine della guerra, finita chissà dove in un argine e che si sono ricordati di cercare, senza trovarla, bucando le spalle al Po quando già era ai livelli di guardia. Ci sono le normali storie di burocrazia italia�na, a cui si fa fronte con l'arte di arrangiarsi. Dei quattrocento sfollati, solo ses�santa sono alloggiati alla meglio nei centri sociali di Portiolo, Miramare e Villa Garibaldi. Sono tutti indiani e pakistani, gli uomini di fatica nelle stalle che adesso passeggiano davan�ti alla ciminiera della fornace, l'uni�ca cosa che spunta in questo oceano di fango. Tutti gli altri sono da amici, da parenti, da gente del paese come Marco Monzini, che ancora ieri mattina offriva gratis quattro stanze ammobiliate. Un gesto gene�roso per chi ha perso tutto. Ma la solidarietà da sola non basta, nean�che a Primo Lasagna, presidente del consorzio per la bonifica: «I contadi�ni della golena non possono essere lasciati soli. Abbandonare la terra vuol dire perdere un pezzo di cultu�ra e di economia. E poi non lamentia�moci se le pere, per dire, arrivano dall'Argentina o dal Cile dove le coltivano ancora con il Ddt...». Sott'acqua sono finite coltivazioni di mais, frutteti, stalle e vigne Ora che la piena è passata rimane un metro e mezzo di melma da portare via C'è chi non crede di poter tornare alle case nella golena Il sindaco: «Il governo dia incentivi a chi dismette le cascine a rischio» Il Po si è ritirato, nei campi e nelle case è rimasto un metro e mezzo di fango e si contano i danni

Luoghi citati: Argentina, Cile, Ferrara, Mantova, San Benedetto Po, Sott'acqua