Da Roosevelt alla Ferrari Il pantheon del nuovo Ulivo di Pierluigi Battista

Da Roosevelt alla Ferrari Il pantheon del nuovo Ulivo LE CITAZIONI DEL CANDIDATO SANTA CATERINA DA SIENA, ORWELL, STURZO, DON MILANI Da Roosevelt alla Ferrari Il pantheon del nuovo Ulivo analisi Pierluigi Battista inviato a MILANO N ELLA grande paura del vuoto, nell'affannosa ri�cerca di radici e padri nobili si annida il pericolo del bricolage culturale, dell'as�semblaggio talvolta incongruo di citazioni, della compilazio�ne di un nuovo album di famiglia clic mandi definitiva�mente dal rigattiere quello vecchio, oramai inservibile. Accompagnato dall'applauso dei supporters Francesco Ru�telli tenta di colmarlo, quel vuoto. Recitato l'omaggio so�lenne alle «tradizioni» della sinistra italiana, da quella co�munista a quella socialista, da quella cattolico-democratica a quella ambientalista a quella liberal-democratica (ma Rutel�li ha deliberatamente omesso il richiamo alla tradizione «ra�dicale»), eccolo tentare il nuo�vo innesto, qualcosa che dia il senso della novità scacciando al contempo il fantasma della vacuità, qualcosa che comuni�chi un'impressione di spesso�re storico, di consistenza cultu�rale, di identità non effimera e non esclusivamente «piaciona». Il Palavobis di Milano, educatamente, asseconda. Ap�prezza, ma con misura. Inco�raggia, magari con una punta di scetticismo, il nuovo mani�festo ideologico scandito dal leader incoronato dell'Ulivo. Prima che Rutelli parlasse, è stato trasmesso il video con la «consacrazione» di un gran�de vecchio come Vittorio Foa. Naturale che il nuovo candida�to premier del centrosinistra ne venisse sollecitato per tes�sere l'elogio degli uomini che con la Resistenza contribuiro�no a riportare in Italia la libertà. Inevitabile che sul po�dio ribadisse, certo di intercet�tare il favore della platea, che «noi siamo antifascisti» men�tre la polemica anticomunista viene perentoriamente liquida�ta (anche qui con visibile sod�disfazione dei presenti Cossutta e Diliberto) come «insulsa». Più curiose, più imprevedibili, meno scontate le citazioni che Rutelli suggerisce all'uditorio, come ad alludere a una lunga storia dietro le spalle, a un inedito «veniamo da lontano» che smentisca la paura di annegare in un presente senza memoria. Sin troppo prevedibile, for�se, la citazione dei ragazzi di Barbiana di don Milani, anche se l'esclusiva 2000 del ripe�scaggio milaniano spetta di diritto a Walter Veltroni e al suo oramai celeberrimo «I ca�re». Meno prevedibile, e forse spiazzante, è invece la prima citazione sfoderata da Rutelli: il riferimento nientedimeno che a Santa Caterina da Siena e alla sua idea che il potere non sia che «signoria prestata» da Qualcuno nella città terre�na. Un colpo che forse non sarà gradito dai più acceisi laicisti che però avranno potuto compensare il loro eventua�le disappunto con una com�mossa citazione di Piero Cala�mandrei. Del resto, per creare un ponte tra l'anima liberale e quella cattolica, provvede ma�gistralmente alla bisogna pri�ma una veloce allusione a Luigi Sturzo e poi una citazio�ne, peraltro molto elaborata. di un cattolico liberale come lord Acton, il cui pensiero è stato recentemente riproposto dalle Edizioni Liberal e che Rutelli ha inserito nel panthe�on storico del suo Ulivo. Dal sapore ideologicamente con�troverso il richiamo rutelliano a un passo di Franklin D. Roosevelt in cui il presidente americano deplorava le irrefre�nabili attitudini censorie dei regimi totalitari del tempo (comunismo compreso). Ma nel «nuovo inizio» di Rutelli difficilmente poteva mancare il riferimento all'America del iVew Deal. E non è mancata, stavolta con una marcata ed esplicita funzione anti-berlusconiana, la citazione di un intellettuale molto caro alla tradizione liberale come Geor�ge Orwell e alla sua sferzante critica di un regime totalitario cos�allergico alle verità da non poter sopportare la verità matematica che «due più due fa quattro». Un patchwork ideologico che Rutelli ha voluto tinteggia�re di tricolore, ricordando la prima volta del bianco rosso e verde a Reggio Emilia, e inclu�dendo nella bandiera del nuo�vo Ulivo addirittura il vessillo tutto italiano della Ferrari. Un tocco di assoluto «presente», dopo lord Acron e Roosevelt, don Milani e Orwell. Sarà l'effetto del tramonto delle ideologie tradizionali. Oppure il desiderio di apparire «moder�ni», ma è decisamente multico�lore l'album di famiglia del vessillifero del «nuovo inizio». L'intervento preceduto da un video di Vittorio Foa Il Candidato: «Noi siamo antifascisti» Una «dimenticanza» nel lungo omaggio alle diverse radici dell'alleanza: la tradizione radicale Un momento simbolico della convention di Milano: il presidente del Consiglio Giuliano Amato consegna la bandiera dell'Ulivo al candidato premier del centrosinistra Francesco Rutelli. Qui sotto ii segretario dei Ds Walter Veltroni abbraccia Rutelli dopo il suo intervento al Palavobis

Luoghi citati: America, Italia, Milano, Reggio Emilia, Siena