ITALICA FOLUA

ITALICA FOLUA mSISTEIMPOmCOSEÌWmPW'FRAMMENTATO ITALICA FOLLIA Norberto Bobbio CREDO proprio, anche se nessu�no ne parla chiaramente, che un vento di follia stia travolgendo il nostro già fragile sistema poUtico. Che cosa vi è di più folle, voglio dire di insensato e insieme grottesco, che questa corsa quasi quotidiana alla formazione da parte di questo 0 quell'uomo politico del proprio par�tito personale? Nota che «partito personale» è ima contraddizione in termini. Il partito per definizione è ima associazione di individui che stanno insieme per raggiungere imo scopo comune. Il dizionario, qualsiasi dizionario, definisce il par�tito come un'associazione, 0 qualco�sa di simile. Le definizioni che si leggono in ogni dizionario non sono una opinione. Ep�pure nel nostro Pae�se i partiti persona�li pullulano sin dai tempi del primo lungimirante in�ventore Marco Pannella. E' di questi giorni l'annuncio che Sergio D'Anto�ni si è fatto anche lui il proprio partito. Se ne sentiva davvero il bisogno. Correva da tempo la voce: «Ogni leader politico ormai ha il suo partito. E D'Antoni? E D'Antoni?». La curiosità ora è soddisfatta. Tiria�mo un sospiro di solhevo. Quanti siano nel nostro Paese i partiti personah, non so. So soltan�to che se in altri Paesi può sorgere e presto sparire il partito personale, come quello di Poujade in Francia, in Italia il partito fatto su misura sta diventando una regola. Il feno�meno è già stato studiato: mi riferi�sco al buon libro di Mauro Calise, pubbhcato da Laterza qualche me�se fa, intitolato appunto IZ partito personale. Ma se continua cos�occorre almeno un'appendice. Nel passaggio dalla prima alla seconda repubblica era apparso al�l'orizzonte il miraggio di un siste�ma politico più avanzato di quello precedente, che era di bipartitismo imperfetto. Più avanzato voleva dire che il bipartitismo sarebbe dovuto essere anche in Italia, come nelle democrazie normali, perfetto, a due partiti alternativi. E' avvenu�to esattamente l'opposto. I partiti si sono moltiplicati, posto che si possa�no ancora chiamare partiti raggrup�pamenti occasionah nati da un gior�no all'altro, senza storia e senza futuro e, per di più, senza senso (di qua la follia). Parodiando la famosa aria di Don Giovanni, sarei tentato di cantare: «Il catalogo è questo... in Italia son già quarantatre». In altre parole, il miraggio era di avere una democrazia mighore. Ora possiamo tranquillamente constatare che ne abbiamo una di gran lunga peggio�re. Il nostro sistema democratico è stravolto almeno per due ragioni. Una democrazia normale è fondata sull'alternanza tra una forte destra e una forte sinistra e, quando c'è, da un più debole centro che dovrebbe MALUMOSe si perdesarà resaMaria Teresa Mfare da ago della bilancia. Accade RE HEIDS nel 2001 dei conti eli A PAGINA 2 invece che i partitini improvvisati, nati dall'oggi al domani, e destinati a scomparire senza lasciar tracce, tendano tutti al centro, sono tutti quanti partiti che non hanno né la pretesa né l'ambizione di essere centrali, ma sono naturaliter centri�sti. Stanno in allarme al centro, pronti a voltare a sinistra o a destra secondo il vento che tira. Non appe�na viene alla luce il neonato, per gli osservatori politici scatta una do�manda obbligata, se si collocherà al centro verso destra 0 al centro verso sinistra. Domanda obbligata ma vana, perché la, forza di un piccolo partito di centro è proprio quella di restare ambiguo nella scelta della coalizione. La seconda ragione per cui la moltiplicazione dei partiti corrom pe il sistema demo■^ cratico è anch'essa notissima: quanto maggiore è il nume�ro dei partiti tanto più sono deboli le coalizioni di gover�no, la cui compat�tezza deriva dall'accordo dei partiti che ne fanno parte. Dalla storia della prima repubbhca avremmo dovuto imparare che una delle de�bolezze costitutive del sistema deri�vava dalla rapidità con cui si passa�va da un governo all'altro. Ma allora i partiti erano cinque 0 sei. Ora sono più di quaranta. Non ci vuole molta immaginazione per rendersi conto della quadruplicata difficoltà di compiere l'operazione normale di distribuire poltrone e della quadruplice instabilità del go�verno. Il discorso però non può essere concluso qui: accanto alla anoma�lia dei quaranta partitini personah c'è nel nostro sistema un'anomalia ancora più grave, quella di un partito personale, personalissimo, che non è un partitino ma è un partitone, come non ce ne è un altro uguale in alcun altro Paese del mondo: avete già capito. Ma c'è una differenza essenziale che va tutta alla maggior gloria di Silvio Berlusconi che ne è U fondatore e il padrone: Forza Italia non è un partito improvvisato. La sua gesta�zione è stata lunga e meticolosa�mente curata. Ci fu un tempo, alcuni anni fa, in cui erano apparsi inaspettatamente nel nostro Paese grandi manifesti con un sorridente bambino che balbettava: «Forza Italia». Ouel fantolino si trasformò poco dopo in un personaggio adulto che cominciò a gridare per tutte le strade d'Italia il fatidico «Forza Italia» che ogni domenica risuona rumorosamente nei nostri stadi. Con un'ultima metamorfosi, quel personaggio ha assunto ora il volto sorridente e rassicurante (perché garantisce sicurezza a tutti) di Ber�lusconi che si affaccia a chiunque accada di passare per la strada di qualsiasi paese italiano. Proprio perché non è nato ieri, il partitone personale, a differenza dei partiti�ni, è destinato a durare a lungo. Non tarderemo ad accorgercene. MALUMORE HEIDS Se si perde nel 2001 sarà resa dei conti Maria Teresa Meli A PAGINA 2

Persone citate: D'antoni, Maria Teresa Meli, Mauro Calise, Norberto Bobbio, Poujade, Sergio D'anto, Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Francia, Italia