«L'Europa non è in crisi, merita fiducia»

«L'Europa non è in crisi, merita fiducia» «L'Europa non è in crisi, merita fiducia» PadoaSchioppa: nessun dilemma, la Bce non frena la crescita intervista Carlo Bastasin Ejdifficile non far prevalere il senso di un allarme incom�bente nelle vicende europee in queste ore, scandite dal conti�nuo scivolamento della moneta unica, dal coro di critiche che hanno circondato il presidente della Banca centrale europea, Wim Duisenberg, dai timori di rallentamento della ripresa econo�mica e dalla scarsa decifrabilità del processo di integrazione politi�ca che i responsabili dei governi e delle istituzioni europee cercano di far approdare a un risultato entro il vertice di Nizza del dicem�bre prossimo. Testimone di questi timori è stato di recente l'ex can�celliere tedesco Helmut Schmidt, che ha parlato di una «crisi stri�sciante nell'Unione europea» e del «pericolo di insabbiamento del processo di integrazione». E' utile in queste circostanze confrontarsi con Tommaso PadoaSchioppa, membro del Consiglio esecutivo della Banca centrale europea, uno dei padri dell'euro, ma anche uno degli architetti delle riflessioni sullo sviluppo del�le istituzioni europee. «Oggi l'Eu�ropa è in una situazione "critica", solo nel senso che i problemi si affollano ed è in queste situazioni che il rischio di cattive soluzioni è più forte rispetto ai periodi di calma, ma è anche più forte la possibilità di progressi e i segnali sono piuttosto positivi. Tutti i momenti in cui l'Europa era alla soglia di nuovi passi in avanti sono stati momenti di pericolo e ora si stanno facendo cose gran�diose: si lavora sul fronte dei Diritti fondamentali, dell'allarga�mento a Est, ci sono progressi nel campo della Difesa e c'è l'euro: le somme da tirare sono all'insegna della fiducia». Già, l'euro... «No guardi, l'euro è stato un progresso formidabile e la debolezza del cambio non toglie assolutamente nulla a ciò: l'euro è oggi una moneta che non viene messa in discussione da nessuno e che semplicemente fluttua come fluttuano tutte le monete. Quan�do il dollaro si rafforzò molto negli anni '80, il marco scese a livelli molto inferiori a quelli at�tuali dell'euro». Amato ha sottolineato che un fallimento dell'integrazione politi�ca avrà gravi conseguenze per la fiducia degli europei nelle istitu�zioni comunitarie e nella loro moneta e Padoa-Schioppa osser�va: «Escludo che nel breve perio�do le vicende dell'euro siano corre�late alle vicende dell'integrazione politica, anche se è vero che nel lungo periodo la forza dell'euro dipenderà dalla capacità con cui l'Europa continuerà un processo iniziato 50 anni fa e di cui l'euro è sempre stato considerato una tap�pa». Sul fronte dell'integrazione po�litica d'altronde i segnali che Pa�doa-Schioppa ricava dal recente vertice di Biarritz sono nel com�plesso positivi. «E' rarissimo che i Capi di Stato e di governo siano coinvolti direttamente, come è avvenuto a Biarritz, per 8-10 ore in discussioni sul merito dei pro�blemi. Si è trattato di un fatto eccezionale. Inoltre sono state rifiutate le soluzioni di basso pro�filo tant e che il confronto è stato all'insegna di una forte dialettica. Sui quattro temi dell'agenda del vertice (passaggio dal voto all'una�nimità a quello a maggioranza; cooperazioni rafforzate; riponde�razione dei voti dei singoli Paesi; struttura della Commissione) si sono delineati progressi significa�tivi sui primi due temi, mentre sugli altri due tutto è ancora possibile». Eppure, chi pensa alla necessi�tà di un'espressione politica comu�ne, anche sui temi economici, o di mia volontà precisa a fronte di un impegno come l'allargamento dell' Unione europea a Est, la velocità di integrazione continua ad appa�rire troppo lenta. Solo sei mesi fa si era aperta finalmente la rifles�sione sulla "forma finale" da dare all'Ue, federazione o meno di Sta�ti, un passo che ora pare indispen�sabile. «Quella della "forma finale" ribatte però Padoa-Schioppa è una nozione che non era nemme�no evocabile fino al discorso di Joschka Fischer (il ministro degli Esteri tedesco, ndr) di sei mesi fa e il fatto che oggi appaia indispensa�bile è la prova del progresso fatto in questi mesi. In effetti le compo�nenti della "forma finale", carta dei diritti, definizione delle com�petenze, articolazione dei Tratta�ti, non sono state discusse con la concretezza di chi vuole chiudere i negoziati perché non è a Nizza che saranno chiusi; è possibile però che già a Nizza in dicembre si produca un programma, una sorta di ordine del giorno di massi�ma, su questi temi. Già si parla di una "Grande Conferenza"». Ne par�la però chi era già convinto dell'in�tegrazione politica, come tedeschi e italiani, mentre chi è contrario, è rimasto sulle sue posizioni. Non c'è proprio il rischio che attraver�so i meccanismi di cui si deciderà a Nizza, come le cooperazioni rafforzate (accordi di integrazio�ne più intensa tra i soli Paesi disposti) si finisca per sancire le «diverse velocità» dei Paesi euro�pei e quindi per accrescere le distanze tra eurofiduciosi e Paesi eurofreddi? «Le cooperazioni raf�forzate sono importanti ribatte Padoa-Schioppa e sono già esisti�te, Schengen, lo Sme, la stessa unione monetaria con le sue clau�sole di opting-out. La novità è nel fatto di codificarle ed è necessario farlo in modo che restino aperte ai Paesi che vogliono entrarvi in un secondo tempo e che siano comu�nitarie nel metodo». PadoaSchioppa non teme il fatto che molte delle scelte in discussione in Europa oggi si trovino davanti all'alternativa tra il metodo comu�nitario (la decisione dei 15 all'in�terno delle istituzioni europee) e il metodo intergovernativo (accordi diretti tra gruppi di Paesi): «An�che chi come me è convinto che l'elemento davvero nuovo della costruzione europea sia il metodo comunitario, sa che il primo passo in certi campi prende spesso for�me che non sono pienamente comunitarie, ma che poi conflui�scono nei Trattati: l'unione econo�mica e monetaria è ora parte del Trattato, ma la locuzione vi entrò solo coji l'atto unico dell'86 e fra parentesi. A Biarritz si sono poste ie premesse per uno sviluppo positivo». Mentre parliamo, PadoaSchioppa si trova a Parigi, in occasione della riunione in trasfer�ta del Consiglio direttivo della Bce a cui tutto il mondo guarda per capire che cosa succederà della moneta comune. Si teme in parti�colare che la Banca possa finire in un «dilemma»: che debba alzare i tassi di interesse per sostenere l'euro debole, ma che facendo ciò freni l'economia europea fino a indebolire ulteriormente l'euro: «Non credo che siamo oggi in questo dilemma. Il livello dei tassi europei non è da freno alla cresci�ta osserva Padoa-Schioppa -. La Bce è molto riluttante a dare una definizione, d'altronde difficile da quantificare, di tasso "neutrale" (neutrale rispetto a una crescita economica a prezzi stabili, ndr), ma l'opinione generale è che sia�mo vicini, ma piuttosto al di sotto che al di sopra, rispetto a un livello neutrale del tasso». Quanto ai rischi di un rallentamento dell' economia europea, «gli ultimi dati non segnalano un'ulteriore accele�razione dell'economia. Lo scena�rio che mi sembra più credibile è che la crescita continuerà a tassi vicini a quelli attuali». Va dunque abbandonata la speranza di un'Eu�ropa che cresce a tassi "america�ni" del 5()i) annui? «Sono ancora convinto che l'Europa possa e debba porsi quell'obiettivo, per mezzo delle riforme strutturali. Non è comunque in corso alcuna inversione del ciclo economico e non ci troviamo in un dilemma". Potremmo forse finirci in futuro, perché non ce dubbio che negli ultimi due anni il cambio del dollaro e dell'euro ha risposto soprattutto alle prospettive di cre�scita delle economie. Ma è uno scenario che oggi non vedo». «Il processo europeo osserva Padoa-Schioppa sembra sempre destinato ad avanzare in un alone di pessimismo, ma quello che sta avvenendo è invece una trasfor�mazione enorme che ha a che fare con il concetto di sovranità in Europa. E' ancora radicata una visione assoluta del governo, in particolare nazionale, e ogni sua perdita di potere, pur nel segno del federalismo, viene vissuta co�me uno sgretolamento anziché come un passo avanti della libertà e della democrazia. E' una sfida a cui è chiamata a rispondere anche la classe dirigente italiana». Non a caso, secondo Padoa-Schioppa, «è assolutamente essenziale, nell'in-teresse dell'Italia e dell'Europa, che la strategia europea del Paese sia condivisa nelle sue linee di fondo da tutte le parti politiche. Vedremo nei prossimi mesi se sarà possibile il salvataggio di questo patrimonio tradizionale di europeismo condiviso nella politi�ca italiana». «La moneta unica è stata un progresso formidabile e l'attuale debolezza del cambio non toglie assolutamente nulla Le fluttuazioni sono comuni a tutte le valute Negli Anni Ottanta il marco fece peggio» '^md,m : Tommaso Padoa-Schioppa, membro del Consiglio esecutivo della Banca centrale europea