I SET DI SABA

I SET DI SABA I SET DI SABA Lo Yemen nel cinema Rassegna al Centre Cultutel LA Fondazione Palazzo Bricherasio ha organizzato la bella mostra «La Regina di Saba», sui tesori archeologici dello Yemen, alla quale fa da utile corollario «Yemen Cinema», rassegna cine�matografica presentata dalla stes�sa Fondazione e dal Centre CulturelFrangais: quest'ultimo ospiterà le proiezioni nella sua sede di via Bomba 23, tra il 19 ottobre e il 16 novembre (ingresso libero). L'estrema varietà dei film (che spaziano dal documentario di crea�zione al cinema più esplicitamente popolare) rende subito l'idea della vastità di approcci con i quali il cinema si è occupato della mitica terra di Saba. Ha un'estetica stu�pendamente favolistica «La regina di Saba», il film di Pietro Francisci che viene presentato gioved�19 ottobre per l'interpretazione di Gi�no Cervi e di Leonora Ruffo e con l'inconfondibile colonna musicale di Nino Rota. Non a caso, Francisci sarà poi l'inventore della fortuna�ta serie degli Ercole (che infatti inizia nel 1957 con «Le fatiche di Ercole», da lui diretto): il regno di Saba unisce tutto quello che uno spettatore italiano del periodo (il film è del 1952) poteva immagina�re di una terra lontana. E questa terra lontana affascinava i cineasti di tutto il mondo, visto che nel 1959 King Vidor sceglierà come soggetto per il suo ultimo film la stessa parte del mondo, dirigendo «Salomone e la regina di Saba» che viene ricordato soprattutto perché Yul Brynner ha sulla testa una abnorme massa di capelli mentre Gina LoUobrigida si propone in una procace danza dei sette veli. Insieme a questo sguardo esoti�co, lo Yemen ha suscitato anche l'interesse dei documentaristi. Tra questi vanno ricordati almeno René Clément, che nel 1937 dirige (Arabie interdite» (il film che giove�d�19 inaugura la rassegna) e il nostro Folco Quilici, autore di «Fan�tasmi di pietra», un film girato nel 1992 (il pubblico torinese potrà vederlo gioved�26 ottobre), am�bientato a Barraquesh, città fanta�sma che il deserto ha preservato come unica testimonianza di una lontana civiltà. Quilici riesce me�glio di chiunque altro a raccontare il fascino delle terre perdute, e chi si accosterà al film scoprirà ancora una volta come l'occhio del cinema sappia scoprire cose che la televi�sione non è capace di mostrare. E, per quanto riguarda l'occhio cine�matografico, uno sguardo davvero particolare è rappresentato dallo stupendo «Le mura di Sana'a», girato da Pier Paolo Pasolini duran�te i sopralluoghi per «Il fiore delle Mille e una notte». Si tratta di un documentario fatto per sollecitare l'intervento dell'Unesco a salva�guardia di una città minacciata dagli scempi dell'architettura mo�derna. Ma Pasolini lo guarda con mi occhio davvero particolare: quella zona del Sud del mondo è per lui un Eden in cui la natura è cornice per la realizzazione dell'uo�mo senza i vincoli della società moderna e deUe sue regole consu�mistiche: la disperazione con cui racconta un mondo che scompari�rà è toccante e forte, una delle punte più alte e meno note del regista. Il film sarà proiettato gio�ved�16 novembre, abbinato con «Set di Sana'a», diretto da Mario Liviadotti sul set di Pasolini. Nel fitto programma merita una segna�lazione almeno un altro film, «Ar�chitetture di fango», diretto da Caterina Borrelli. Stefano Della Casa Pier Paolo Pasolini nell'ottobre del 1970 durante le riprese del documentario «Le mura di Sana'a»

Luoghi citati: Yemen