Ricordando Rubbettino: quindici saggi tra storia e politica
Ricordando Rubbettino: quindici saggi tra storia e politica PROSSIMAMENTE LIBRI Mirella Applotti Ricordando Rubbettino: quindici saggi tra storia e politica L'AVVENTURA continua a Soveria Mannelli, quel�le 3500 anime «in una verde conca alle pendici della Sila» entrate nel cuore dell'Europa nel nome di Rosario Rubbettino. Se ne è andato, dolorosa�mente, l'editore calabrese che in meno di 20 anni ha costruito, insieme ad un sempre più tecnologicamente avanzato centro tipografico, un catalogo di 800 titoli, firmati dai massimi studiosi italiani, tra filologia, politica, filosofia, sociologia, storia ma anche poesia; che ha dissodato senza posa il terreno culturale della sua terra (avviata tra l'altro l'opera completa di Leonida Répaci) mentre accettava una dopo l'altra sfide di fronte alle quali erano impalliditi gruppi fortissimi: incursioni in altre grandi culture, con la collana «danubiana» per l'Ungheria e soprattutto con la Biblioteca Austriaca, von Mises, Hayek, Popper presen�tati da un quartetto d'eccezione, Antiseri-InfantinoBaldini-Ricossa, oltre a collaborazioni italo-inglesi; che ha fatto del liberalismo il denominatore comune anche delle sue posizioni più anticonformiste; che la mafia ha incessantemente ((pedinato» a cominciare dalla più «scandalosa» delle partenze: il saggio di Christopher Duggan su «La mafia durante il fascismo» che innescò la celebre polemica di Sciascia (attorno ai «professioni�sti dell'antimafia»). LavoL'EDITORE CALABRESE LASCIA UN CATALOGO POPPER A REPACI rare senza compromessi (meditino i piccoli editori) : è con questa filosofia che Florindo e Marco, i due figli di Rubbettino hanno subito ripreso il cammino, .•"gntro l'anno verranno dai tìpQle stampe una quindiciDi 800 TITOLI, DA na di saggi, tra storia e politica, il più importante dei quali sarà certo un collage di interventi su «Cattolicesimo e liberali�smo» coordinati da Antonio Cardini e Francesco Puliti�ni. Il forte rapporto dell'editore con il mondo universita�rio non ha impedito sinora e non impedirà un approccio libero da accademismi ai problemi che ci riguardano più da vicino: una «Storia della medicina e storia dell'etica medica verso il terzo millennio» sta per uscire a cura di Elio Sgreccia, mentre Giovanni Orsina si occuperà di come «Fare storia politica» ovvero «il problema dello spazio pubblico nell'età contempora�nea», Stefania Franchi in «Tango e il Pei» ha esaminato «il difficile rapporto tra comunisti e satira politica nell'Italia del dopoguerra», preziosa infine si annuncia «La libertà dei libertari», una raccolta di saggi del più importante esponente del libertarismo americano, Murray Newton Rothbard. Scelte certo non di comodo. Ma «chi punta al sole di mezzogiorno diceva Rosario Rubbettino colpirà più in alto di chi punta alla siepe». . «E c'è il Sud di Piero Manni». L'editore di Lecce esce allo scoperto come scrittore. L'ex sessantottino che forse più d'ogni altro in Italia negli ultimi 15 anni, con forza intellettuale inversamente proporzionale alla forza economica, ha dato spazio insieme alla moglie Anna Grazia d'Oria ad una ricerca letteraria seria e motivata, pubblica il suo primo libro di racconti «Salente Salente». E questo piccolo libro dell'amico dei Novissimi come dei «classici», da Sanguineti alla Corti, da Zanzotto a Volponi, tutti suoi autori (320 titoli in catalogo e una rivista, «L'immaginazione»), dell'uomo più schivo del mondo editoriale italiano, da 17 anni insegnante in carcere, impegno che continua a conside�rare il più importante, si presenta subito come ima tessera amabilissima e colta quanto dolente (a «dispet�to», proprio come a Manni più piace, della sua margina�lità) del Belpaese: dalle campagne del «grico», il dialetto che si parla ancora attorno a Lecce, al mare di Otranto (e di Carmelo Bene) arriva infatti con Manni, tra autobiografia, cronaca, mito, anche la sua rabbia per una terra aggredita: non dai gommoni ma dai ladroni. Salente, Italia. L'EDITORE CALABRESE LASCIA UN CATALOGO POPPER A REPACI Di 800 TITOLI, DA
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