La modernità di Sanguineti critico «sublime a rovescio»

La modernità di Sanguineti critico «sublime a rovescio» La modernità di Sanguineti critico «sublime a rovescio» NON cadrò nella trappola (che tale è) di discettare su Sanguineti critico rosso, sulla natura lukacsianamente benjaminiana (e non il contrario) delle sue riflessioni sul�la letteratura, su quel tanto di predeterminato (cioè di determi�nato ideologicamente) che avreb�bero (o che hanno) i suoi giudizi su questo o quell'autore e non lo farò perché la ricchezza delle argomentazioni con le quali San�guineti sostiene il suo discorso (il suo discorrere), l'aiguzia con cui sono portate (proposte), il vasto sapere cui fanno riferimento met�tono tra parentesi il presunto errore (o comunque partito pre�so) da cui (quelle argomentazioni) prenderebbero avvio e piuttosto domandano (e ottengono) ammi�razione (per lo meno la mia ammi�razione). Cos�credo partito migliore cer�care di discettare su Sanguineti critico (che è il compito che mi hanno chiesto di svolgere) a parti�re da Sanguineti poeta. Riferendo�si alle poesie drammatiche di Laborintus, con cui nei primi Anni 50 inaugura la sua carriera di poeta, Sanguineti scrive (a pagina 297 de II chierico organi�co) che «con questo mio primo libro riprendevo l'idea foscoliana dei poeti che ricevono la qualità dai tempi» e che l�«non raccoglie�vo e rimescolavo frammenti per frenare una rovina, ma per mette�re a nudo, rovinosamente, rovine su rovine. Ero un uomo in rivolta, e nell'età atomica, ormai». E sem�pre nel Chierico duecento pagine prima (precisamente a pagina 103) Sanguineti, ci�tando liberamente dallo Zibaldone, con�ferma il volto dram�matico della parola della poesia (e non solo nel tempo del�l'atomica), conforta�to dalla consapevolez�za che «il discorso umano proce�de per via di negazione, per via di distruzione» e, più congniamen�te, che «nessuna gloria di pensie�ro riposa sopra un edificio, ma sopra mere rovine». E ancora a pagina 189, ragionando su Luci�ni, riconosce a questo poeta, da lui sommamente ammirato, il merito di «aver opposto» al subli�me di princisbecco, e dannunzia�no e marinettiano, quel «sublime a rovescio» che è alle radici di RECENAnGug tutta la modernità, e di ogni avanguardia. Mi pare di poter ricavare, a conclusione (provvisoria sto fa�cendo il verso a Sanguineti) di questo breve excursus, che San�guineti ha un'idea alta di poesia, quasi sacrale, se poi linguistica�mente non l'affondasse nella ma�terialità degli eventi e nell'infer�no delle parole, e che nello scon�tro poesia-prosa proclama vinci�trice, come un classico d'antan, la prima. Dunque poesia versus prosa, lo scatto verticale contro la continuità orizzontale, il subli�me (seppure rovesciato) versus lo stile humiZis (seppure epicizzato). SIONE lo elmi Dire Dio esiste o, ro�vesciata l'affermazio�ne, dire che Dio non esiste è sempre parla�re di Dio. Preoccupar�si dei cicli delle sorel�le, come infieriva Gadda riferendosi a Pascoli, è parlare d'al�tro. Non è azzardato allora ricava�re che Sanguineti attribuisce alla parola della poesia (e di l�ne stabilisce il valore) una forte cari�ca retorica, la capacità di sfonda�re i limiti di comprensione dell'uo�mo, verso significati e visioni (per esempio, l'idea della morte) di cui non è possibile la conoscenza ma ancor meno l'esperienza. Se questo è Sanguineti, visto dal lato del tuo mestieicejìi poeta, allora non.è motivo di stupore (ma solo di ammirazione) la sua lettura vincente del nulla assolu�to di Leopardi; dell'eroismo fina�le di Foscolo che è eroismo «della libertà per la morte»; del�l'umorismo nostalgico di Verga che è drammatizzazione della miseria del presente attraverso la visione critica, pur tenuta in im�plicito, del passato; del ribellismo antidannunziano e antimarinet�tiano di Lucini; del mito dell'inetxo in Montale; del lirismo mitico di Vittorini; e, perfino, dell'antigattopardismo del Gattopardo. Non è nemmeno motivo di stupore ma qui è per noi motivo didispiacere la sua (di Sanguineti) bocciatura del Pascoli, in cui la pratica del piccolo, l'uso anche smoderato di vezzeggiativi e dkninutivi anziché essere un cedimen�to alla domanda di consolazione del lettore piccolo-borghese è, a nostro avviso, allargamento delle basi dell'esperienza, ricerca di nuovi ritmi e battiti dell'esisten�za, laicizzazione (abbassamento) del sentimento sacro della vita, di cui nel frastuono delle Odi car�ducciane, si era perduto il polso. E ancora meno è motivo di stupore ma ancor più per noi di dispiacere l'accusa di non poe�sia che rivolge (che Sanguineti rivolge) al romanzo italiano per antonomasia, dico ai Promessi Sposi, il cui autore viene chiama.. to arispoudere della colpa di aver pronunciato, rispondendo a un ^-arnica meFcante in Venezia,-le seguenti parole: «Pensi di che sarebbe più impacciato il mondo, del trovarsi senza mercanti o senza poeti, quale di queste due professioni serva più non dico al comodo, ma alla cultura dell'uma�nità». Qui Sanguineti rischia di scivo�lare, lui cos�avvertito e sapiente, certo senza volerlo, nel più facile pregiudizio crociano, che nel bi�sticcio poesia-non poesia sconta il sacrificio della storicità allo storicismo, della passione per il presente alla devozione per il passato. Intanto Manzoni con la frase incriminata maugura la mo�dernità, che è restituzione della realtà degli uomini non-deleganti (dunque a tutti gli uomini che abitano nel mondo) che fino ad allora l'avevano solo sofferta e che a partire da allora ne diventa�no collettivamente responsabili e attori delle sue perdizioni e tradi�menti ma anche delle sue gran�dezze. Ricchezza di argomentazioni, arguzia, vasto sapere Mezzo secolo di esercizi di ammirazione e no, dalla passione per l'antidannunziano e antimarinettiano Lucini, alla bocciatura del Pascoli, all'accusa di non poesia rivolta al romanzo italiano per antonomasia, i «Promessi sposi» «IL CHIERICO ORGANICO»: UN'IDEA ALTA DI POESIA, QUASI SACRALE, SALVO AFFONDARLA LINGUISTICAMENTE NELLA MATERIALITÀ DEGLI EVENTI E NELL'INFERNO DELLE PAROLE Edoardo Sanguineti, oltre che critico, poeta, una carriera inaugurata negli Anni Cinquanta con la raccolta «Labori ntus» : «Ero un uomo in rivolta» Edoardo Sanguineti II chierico organico Feltrinelli, pp.317, L.55.000 SAGGI RECENSIONE Angelo Guglielmi

Luoghi citati: Venezia