MILOSZ dal Gulag a San Pietro

MILOSZ dal Gulag a San PietroANNO XXIV » N. 1231 » 14 OTTOBRE 2000 » LA STAMPA o SUPPLEMENTO AL NUMERO ODIERNO SPED. IN ABB. POST. PUBBL. 450Zo » ART. 2 COMMA 20B a LEGGE 662/96 TO » E-MAIL: tuttolibri@lastampa.it MILOSZ dal Gulag a San Pietro rveazone.eserasuo cono�scere Milosz, possibihtà che mi sembrava però piuttosto remota poiché il poeta viveva tra Berkeley e Cracovia. Ma poi, venni a sapere che Milosz sarebbe arrivato a Ro�ma, all'Istituto Polacco, per presen�tare una selezione di sue poesie appena tradotte in italiano. Fra queste c'era «Caffè Greco», che nar�rava delle sue bevute con l'amico Jerzy Turowicz. Conoscevo Turowicz perché avevo collaborato con il settimanale polacco da lui diretto. Cercai Milosz al suo alber�go. Lui non c'era, ma lasciai un messaggio spiegando che Turowicz era un amico comune e che speravo di incontrarlo. Mi recai comunque alla presentazione, ma non riuscii a parlargli. Mi apparve di corporatura robu�sta, portava i capelli grigi spazzolati all'indietro sulla fronte alta. Era leggermente curvo e, nonostante la pelle un po' floscia, era sempre un bell'uomo. Mi colp�perché batteva frequentemente le palpebre e si appoggiava a un bastone da passeg�gio. Ma il suo vero handicap mi sembrò la sordità. Quella sera, fece un commento conciso sulle sue poesie prima di leggerle, con un tono quotidiano. Disse che «Caffè Greco» era un tributo alla saggezza e alla bontà di Turowicz, che lo definiva superiore a tutti i suoi compagni orgogliosi e gemali. Dipanò i suoi versi: «...con l'età e con l'affievolirsi di questa età I si impara a dare valore alla saggezza, alla semplice bontà. I Maritain, che eravamo sohti leggere tanto tempo fa I avrebbe avuto ragione di essere felice. E mi sorprende I che la città di Roma sia ancora lì, che noi ci rincontriamo ancora, I che io esista ancora per un momento, me stesso e le rondini». Lesse anche «Campo dei fiori», una lirica che metteva in relazione Roma e la Polonia. Durante il suo primo viaggio a Roma, nel '37, era andato al mercato di Campo dei Fiori per vedere la statua di Giorda�no Bruno, il filosofo del XVI secolo condannato a morte sul rogo per eresia. GU era piaciuta quella scena vivace, con i venditori che portava�no cesti di frutta e verdura sulle spalle e le taverne adiacenti rumoro�se di gente. La statua annerita gli diede l'impressione che il rogo fosse appena stato appiccato. La stessa scena gli tornò alla mente quando si ritrovò vicino ad una ruota panora�mica piena di gente allegra che, trascinata in alto per un attimo, afferrava i lembi neri del ricordo del ghetto di Varsavia in fiamme, in tempo di guerra. Con i suoi versi, stabiliva una similitudine fra Roma e Varsavia, fra la gente che moriva in solitudine e quell'altra gente che era intrappolata nelle proprie fac�cende quotidiane. «Per quelli che muoiono qui, le persone sole, I dimenticate dal mondo, I la nostra lingua diventa per loro I il linguag�gio di un altro pianeta. I Fino a che, quando tutto sarà diventato leggen�da/e saranno passati molti anni/su un altro Campo dei Fiori Z la rabbia prenderà nuovamente fuoco per le parole di un poeta». Quella sera, quando tomai a casa, ricevetti una telefonata da Milosz. Aveva trovato il mio mes�saggio. Ci demmo un appuntamen�to per la mattina successiva nel suo albergo. Nella hall, gli suggerii che saremmo potuti andare a piazza Navona e nelle stradine laterali cos�da fargli rivedere le botteghe degli artigiani che tanto lo interessava�no. Mentre parlavamo del nostro comune amico Turowicz, della Li�tuania, della Polonia, degli Stati Uniti e di Giovanni Paolo II, lo vedevo continuare ad arrotolare qualcosa tra il poUice e le altre dita. «Ho suonato molti pianoforti», mi disse dopo aver accennnato che in Polonia era appena stata pubblicata un'antologia di suoi testi che esplo�ravano le tensioni etniche della Polonia degli Anni 20. Era il Milosz cattohco che confessava che tutti i suoi «impulsi intellettuali» erano religiosi. Mi confessò che era stato invita�to a colazione dal Papa svariate volte. Ma non si vantava di essergli amico, quanto piuttosto di conoscer�lo abbastanza bene. Mi aveva de�scritto il «vigoroso» Giovanni Paolo II alla riunione di intellettuali con�vocata a Castel Gandolfo nel 1987, quando lo elogiò per aver biasimato i colleghi tedeschi che considerava�no ogni cosa ad Est della Germania «buio pesto». Con me Milosz fece un'analisi di Giovanni Paolo II. «Un lettore polac�co talvolta può intravedere l'influen�za della nostra letteratura romanti�ca nelle parole e nei gesti del Papa. Per l'Occidente o per la Rivoluzione Industriale non è stato di grande aiuto constatare che la civiltà consu�mistica si manifestava insidiando la libertà e l'integrità dell'uomo. Giovanni Paolo crede profondamen�te nella figura di Cristo come forza provvidenziale della storia. Questa convinzione è condivisa anche da alcuni dei nostri romantici ma, for�tunatamente, Giovanni Paolo II non sembra credere che la nazione in se stessa sia un Salvatore. Il nostro poeta Cyprian Norwin è quello che ha maggiormente in�fluenzato Giovanni Paolo II. A me piace l'innocenza che infonde nella sua elevata retorica spirituale». Mi è dispiaciuto che non ci fosse più tempo per parlare con l'affabile poeta che proveniva dalla piccola nobiltà di campagna della Russia zarista ma fu educato in Lituania quando era ancora polacca, che visse a Varsavia durante le occupa�zioni naziste e sovietiche, che diven�tò un diplomatico della Polonia comunista ma poi abbandonò la causa, che scrisse contro il totalitari�smo in Francia proprio quando Jean-Paul Sartre lo encomiava, che conosceva persone come Camus ed Einstein e che, dopo un'iniziale rea�zione violenta, imparò ad apprezza�re l'America da professore all'uni�versità di Berkeley. So che ha una «sfavorevole» opi�nione di se stesso. Metto in relazio�ne la sua concezione della vita espressa in occasione del suo settantasettesimo compleanno, un «conti�nuo stupore, ogni giorno» con la sua consapevolezza dei gulag, che gli dimostrò come avrebbe potuto mo�rire, cos�come era già successo a tanti amici, in prigione, nei campi di lavoro o nelle miniere. Mi spiace di essermi dimentica�to di dire a Milosz che fino al 1870, quando Roma cessò di essere papali�na, l'albergo in cui risiedeva era stato un postribolo per ecclesiastici. Io credo che avrebbe gradito questa storia e che avrebbe potuto aggiun�gere un altro pianoforte immagina�rio ai tanti che aveva già suonato, ottenendo un ragtime orecchiabile per intrattenere la clientela. Ma mentre ero con lui, mi sono dimenticato della preistoria di quell' albergo e, in ogni caso, non avrei potuto comunicargliela senza alza�re la voce, cosa che avrebbe potuto irritare lo staff. Il problema era che, nonostante la sua buona volontà, la sordità di Milosz ha ostacolato l'inte�ra conversazione. E' stato solo alla fine che mi resi conto che quella cosa che aveva continuato ad arro�tolare incessantemente tra le dita era il suo apparecchio acustico. {trad. Chiara Simonetti) Con il Nobel polacco tra Campo dei Fiori e piazza Navona, fra il ricordo del ghetto di Varsavia e l'ammirazione per a «retorica spirituale» di Wojtyla. Il poeta sarà il 18 a Francoforte per l'apertura della Buchmesse Il prossimo mercoled�18 ottobre si apre la Fiera del Libro a Francoforte, dove si incontreranno i maggiori editori di tutto il mondo fino a lunedi 23 (il programma al sito: www.frankf urter-buchmesse.de) l Paese ospite d'onore sarà la Polonia, con i suoi più celebri scrittori tra cui Czeslaw Milosz. Il poeta premio Nobel, le cui opere sono edite in Italia da Adelphi (ricordiamo La mente prigioniera» e «Poesie») terrà una delle orazioni inaugurali. Il giornalista Desmond C Grady, autore del saggio «25 Giubilei» ( Flemme) lo ha di recente incontrato a Roma. Ecco il loro colloquio Con il Nobedei Fiori e pfra il ricorddi Varsavia a «retoricaIl poeta sarper l'apertu Il prossimo mercoled�18 ottobre si apre la Fiera del Libro a Francoforte, dove si incontreranno i maggiori editori di tutto il mondo fino a lunedi 23 (il programma al sito: www.frankf urter-buchmesse.de) Il Paese ospite d'onore sarà la Polonia, con i suoi più celebri scrittori tra cui Czeslaw Milosz. Il poeta premio Nobel, le cui opere sono edite in Italia da Adelphi (ricordiamo «La mente prigioniera» e «Poesie») terrà una delle orazioni inaugurali. Il giornalista Desmond C Grady, autore del saggio «25 Giubilei» ( Flemme) lo ha di recente incontrato a Roma. Ecco il loro colloquio