Walesa si arrende: politica addio di Mimmo Candito

Walesa si arrende: politica addio Walesa si arrende: politica addio La Polonia non ama più il suo ex eroe Mimmo Candito A Danzica, quattro giorni fa, di tutto sembrava ancora capace Lech Walesa, meno che di sbattere la porta in faccia alla vita politica. Mi aveva detto con una larga risata: «Io andare in pensione? non se ne parla nemmeno. Ho ancora un sacco di lavoro davanti a me». E sembrava un uomo che davvero prepara un piano di battaglia, per scuotersi di dosso la pesante batosta che il suo popolo gli aveva appena dato. Uscirsene dalle urne con meno dell'I per cento dei voti, lui, l'uomo della rivoluzione polacca, l'eroe di Danzica, il gigante che aveva dato la prima, decisiva, spallata al muro del comunismo mondia�le, ora una sconfitta amara, un richiamo sconcertante alla fuga�ce consistenza della gloria. Ma in realtà, come per Havel, come per Gorbaciov, la storia di un laeder non e mai la slessa, se vista dai suoi connazionali oppu�re dal mondo che sta dall'altra parte della frontiera. Walesa, in Polonia era ormai un uomo politico finito. Negli anni Ottan�ta, la sua opera di «rivoluziona�rio moderato» ò stata straordina�ria, per acutezza tattica, senso del tempo, capacità di gestione degli elementi di crisi; e quando da dietro i cancelli di Danzica questo elettricista di nessuna fama cominciò a rompere il dovere comunista della unicità sindacale, incuneandosi dentro le pieghe asmatiche del vecchio corpo delle istituzioni d'appara�to e creando la nuova unione operaia di Solidamosc, fu pro�prio la moderatezza che lui impose ai suoi compagni a scar�dinare le regole repressive del regime e a smantellare, mattone dopo mattone, il muro della compattezza totalitaria. Il riformismo diventò una leva rivoluzionaria perché sep�pe saldarsi a un elemento essen�ziale della identità nazionale polacca: la religione cattolica, unico, vero, fattore capace di tenere saldato a un blocco coe�rente di valori un popolo minac�ciato nella sua stessa sopravvi�venza dalle invasioni cristianorusse dell'Oriente e protestantigermaniche della frontiera occi�dentale. Essere cattolico, in Po�lonia, è assai più che una profes�sione di fede: è la scelta della bandiera nazionale, la fedeltà alla storia, il recupero della tradizione ma anche la radice d'ogni prospettiva. Solidamosc marciava con la croce in prima fila, e oggi tre grandi croci attorcigliate alle ancore dei can�tieri navali, nel piazzale che sta davanti ai cancelli del bacino di Danzica, ricordano che la rivolu�zione cominciò su quel selciato, e che dietro la dura battaglia operaia di quegli anni era entra�to in campo un potere assai più forte del Poup e di Gomulka. Un potere che il nuovo Papa polac�co usava con una strategia di destabilizzazione capace di ren�dere inutili i poteri della politica (Stalin aveva chiesto, una volta, quante mai divisioni potesse avere un Papa: ma Stalin non aveva ancora incontrato un Pa�pa polacco che vuole difendere le ragioni dei polacchi). Walesa vinse, e il comunismo fini. Fin�perché, prima, accettò la libertà sindacale, e poi accet�tò anche la libertà delle forma�zioni politiche: e per la gente di Polonia fu la chiusura d'una lunga, amara, parentesi della storia. Nel nuovo Stato, che riscopriva lentamente le lonta�ne memorie d'un passato che il nazismo e lo stalinismo aveva�no cancellato con la repressio�ne, il posto che spettava a Wale�sa non poteva essere che quello di capo dello Stato. Il modesto elettricista, che non parlava le lingue, che per dare interviste ai giornalisti stranieri aveva biso�gno dell'interprete, che quasi aveva bisogno dell'interprete perfino per parlare il polacco (ch'è una lingua difficile, compli�cata, di grande raffinatezza), diventò Presidente. La Polonia pagò il debito-di riconoscenza. Ma i debiti si estinguono, e anche le memorie sbiadiscono^ con il tempo. La presidenza di Walesa fu umorale, bizzosa, an�che caotica, e la nuova Polonia cominciò a sentirsi insofferente per quest'uomo che sembrava preso da voglie balzane, poco coerenti con la ricostruzione d'uno Stato dalle ceneri di un regime. Quando, nel '95, Walesa tentò d'avere rinnovato il man�dato, le memorie di Danzica forse s'attorcigliavano ancora sulla coscienza dei polacchi e il baffuto ex-elettricista perse per appena una manciata di voti. Ma l'altra "domenica, al nuovo tentativo d'elezione, Danzica era ormai storia, un passato lontano. E lo 0,8 per cento segnava la fine delle illusioni. Walesa in un momento della sua ultima campagna elettorale