«Kostunica, lei è benvenuto in Europa» di Maurizio Molinari

«Kostunica, lei è benvenuto in Europa» «Kostunica, lei è benvenuto in Europa» A Biarritz l'Unione sancisce la svolta inJugoslavia Maurizio Molinari inviato a BIARRITZ L'unanime, lungo e caloroso applau�so dei Quindici Capi di Stato e di Governo ha salutato l'entrata Vojislav Kostunica nella sala del Consi�glio Europeo. «Questo è un nuovo inizio» ha detto il presidente france�se Jacques Chirac introducendo il nuovo Capo di Stato della Federazio�ne Jugoslava. Kostunica si è mostra�to consapevole della solennità del momento del «ritomo della Serbia in Europa» ed ha preso degli impe�gni concreti. Il primo messaggio è stato per l'Occidente: «La Serbia democratica sarà garante della pace e della stabilità nei Balcani» e rispet�terà «la propria Costituzione, gli accordi di Dayton sulla Bosnia e la risoluzione dell'Qnu 1244 sul Koso�vo». L'epoca delle guerre serbe è finita in quanto «il nazionalismo in cui credo è difensivo ha spiegato perché i dieci anni conflitto di Milo�sevic hanno nociuto in primo luogo ai serbi». Il secondo messaggio è stato indirizzato invece ai concitta�dini ed è di quelli da non dimentica�re: «La Jugoslavia di una volta non c'è più, si è dissolta, adesso è una realtà diversa quindi dovrebbe cam�biare nome perché oggi siamo solo "Serbia e Montenegro", sono quindi favorevole ad un referendum sul nuovo assetto costituzionale e, se lo vorranno, i montenegrini potranno celebrarne uno proprio». Kostunica vuole chiudere con il passato, con l'eredità di Tito e il nazionalcomunismo di Milosevic e guarda al vertice Ue-Balcani del 24 novembre a Zaga�bria come ad un nuovo inizio. «Sia�mo pronti ad accogliervi nella fami�glia europea come è già avvenuto per la Bosnia e la Croazia» gli ha replicato Chirac. Restano tuttavia dei nodi da sciogliere. Il più intrica�to è quello del mandato di accusa del Tribunale Internazionale dell'Aja contro l'ex presidente Slobodan Mi�losevic per crimini contro l'umani�tà. «La nuova Serbia rispetta la legalità intemazionale e quindi an�che le decisioni del Tribunale del�l'Aja assicura Kostunica in buon inglese ma il caso-Milosevic non può essere la prima nostra priorità, assai più urgente è infatti la ripresa economica del mio paese ridotto allo stremo». Milosevic d'altra parte «conterà sempre meno ogni giomo che passa perde potere e i collabora�tori lo abbandodano». Per gli aiuti Kostunica guarda all'Europa e agli Stati Uniti, punta a stringere i tempi e quindi allontana ogni sospetto di nazionalismo e di rancore anti-occi�dentale. «Le infrastrutture danneg�giate da quanto avvenuto lo scorso anno dice con un riferimento implicito alla guerra della Nato e senza mai accennare alle sanzioni in realtà avevano già subito i danni causati dalla dittatura». Come dire: per la Serbia Milosevic è stato peg�gio delle bombe della Nato. Profilo bassissimo anche sul Kosovo, poco meno di un accenno alle prossime elezioni amministrative. L'unica prudenza è quella'della «calorosa stretta di mano» con l'ex segretario generale della Nato, Javier Solana, che avviene a porte chiuse. Poi arriva il momento dei ringraziamen�ti. Kostunica ricorda con emozione «quel giomo nel quale la Serbia è tornata fra le democrazie» e ringra�zia chi lo è andato a trovare subito dopo: «Il ministro degli Esteri fran�cese Hubert Vedrine e il coordinato�re del Patto di Stabilità Bado Hombach». Neanche una parola invece per Amato, Dini e Visco andati a Belgra�do con aiuti per ben 300 miliardi. L'Italia non si offende «perchè sono stati citati solo gli interlocutori co�munitari» e resta comunque fra i principali supporter: Amato incita Kostunica alla «riforma costituzio�nale» e Dini assicura che «non è questo il momento di porre condizio�ni per la concessione dei necessari aiuti».