Il terrorista allevato dalla Cia di Domenico Quirico
Il terrorista allevato dalla Cia Il terrorista allevato dalla Cia Un rimorso americano dai tempi dell'Afghanistan personaggio Domenico Quirico LA grande ombra è tornata. Imprendibile, impalpabile co�me un minaccia mostruosa e perennemente sfuggente, Bin La�den, il terrorista che aspira alla santità, il miliardario che finanzia una sua personalissima Jihad uni�versale contro il Grande Satana dell'Occidente e i suoi complici musulmani, è da tre anni avvolto da un'impenetrabile ragnatela di voci e di smentite: è morto, è in Somalia, ha rotto con i suoi alleati Taleban, sta trattando con gli Usa la resa, ha stretto un patto con Saddam Hussein. Dalle Olimpiadi ai grandi vertici.intemazionali lui compare sempre. Come incubo, come regista occulto di una trama che anche senza realizzarsi semina paura. L'attentato al cacciatoipediniere americano a Aden sembra portare, ben visibile, la sua firma sanguinosa. Come le bombe che squarciarono le ambasciate Usa, o l'esplosione della base americana a Dhahran. È un attentato micidiale, frutto di grandi mezzi e di una fantasia teiroristica mortifera, ma che non lascia dietro di sé nessuna traccia, si dissolve in dubbi e miste�ri. C'è comunque un potente riferi�mento simbolico. Lo Yemen è la culla del suo sogno sanguinario di asceta del terrore. Suo padre, Sa�lini bin Mahfouz, è nato a un pugno di chilometri da Aden, nella provincia di Hadramaut, torrida terra di pittoresche costruzioni di fango e di cotto. Da lì, giovanissi�mo impiegato di un ufficio di cam�bio, era emigrato per far fortuna in Arabia Saudita diventando uno dei più ricchi imprenditori del mondo arabo. Nello Yemen suo figlio, or�mai regista segreto della grande intemazionale del terrore islamico «Al Qaida», è tornato nel '94: per costruire campi di addestramento per i suoi killer e far perdere le tracce del suo patrimonio tra i mille rivoli inestricabih di banche, industrie, fondazioni benefiche in�sospettabili. L'attentato di oggi forse lo ha promesso molti anni fa, a Peshawar, sulla frontiera tra il Paki�stan e l'Afghanistan, parlando con un altro pio terrorista, costruendo insieme i piani per rimodellare il mondo secondo U volere di Dio. Bin Laden, geniale manager dell'impe�ro economico del padre, il più bravo dei cinquantadue figli di quell'umile impiegato di origine yemenita, aveva moltiplicato la sua fortuna con gh appalti per la Casa reale saudita e la città santa della Mecca. Era venuto in Afgha�nistan per combattere il Grande Satana russo. Lo avevano attirato tra quelle montagne senza pace il suo fervore religioso e le trame del suo grande amico, il principe Turki, capo dei servizi segreti sauditi e reclutatore per conto della Cia di soldati per la guerra segreta contro i russi. Tra quei legionari alla ricerca del martirio c'era Abdallah Azzam: era un palestinese conside�rato un eroe nei campi profughi in Giordania e in Libano, perché tene�va discorsi di fuoco contro Arafat che non sapeva usare l'arma supre�ma contro Israele, la fede. Azzam, come Bin Laden, è toma�io dall'Afghanistan, il suo fanati�smo reso ancor più aguzzo dalla scoperta che si poteva sconfiggere quasi a mani nude una grande potenza. Azzam è stato imo dei fondatori di Hamas. I suoi seguaci lanciano benzina a Ramallah, a Gaza, guidano la nuova Intifada con il kalashnikov. Bin Laden ha cominciato a pagare la promessa che aveva fatto veni'anni fa al loro capo. Bin Laden è, sempre più, un rimorso dell'America. Perché la sua attività terroristica è stata inventata, armata, finanziata dal�la Cia. I killer dell'internazionale islamica formata in parte da redu�ci afghani, in parte da criminali fuggiti dalle prigioni di tutto il momdo arabo, si sono addestrati sui manuali di guerriglia stampati dalla Cia negli Anni Ottanta, quan�do Washington formava l'armata santa incaricata di intrappolare l'Urss in un nuovo, micidiale Viet�nam afghano. La Cia, che pensava di controllarlo attraverso i sauditi, se l'è visto sfuggire giomo dopo giorno di mano, assistendo smarri�ta alTomei^ere del primo terrori�sta che osava dichiarare guerra, privatamente, alla più grande po�tenza della storia,. sostenuto dal suo patrimonio e da una fede fanatica. Il leader terrorista Osama Bin Laden, fortemente sospettato dell'attentato anche per i suoi stretti rapporti con due cellule terroristiche attive nello Yemen, la Jihad islamica yemenita e l'Esercito islamico di Aden
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