Un «ingenuo» al veleno di Mirella Serri

Un «ingenuo» al veleno Un «ingenuo» al veleno «Quanfera nobile la politica che vestiva alla mutandara» Mirella Serri MEGLIO combattere contro i giganti. Il grande polemi�sta Giampaolo Pansa non ha messo da parte la sua carica battagliera che ben conoscono tutti quelli che hanno avuto la sfortuna di misurarsi con lui o di finire sul suo «Bestiario», rubrica settimana�le dell'Espresso. Eppure, nel suo ultimo libro 'Romanzo di un inge�nuo (in uscita da Sperling BKupfer) un album collettivo del '900 in cui Pansa parte dal Monferrato dei suoi nonni per arrivare a TangentopoU il temuto dispensatore di giudizi feroci dichiara il suo «disincanto» per la politica italiana. Però in questo affascinante viaggio nel se�colo l'occhio del narratore è tutt'altro che disamorato, carica di cari�sma tutti i suoi personaggi, a comin�ciare dai genitori Emesto e Giovan�na Pansa, emblemi di una piccolissi�ma ma instancabile borghesia pie�montese. Di idee e di energia traboc�cano poi i «divini» cattedratici in�contrati all'università: Bobbio, Ga�lante Garrone, Luigi Firpo, Alessan�dro Passerin d'Entrèves. La passio�ne è anche di un geniale dittatore, il tremendo «Gidibì», Giulio De Bene�detti, padre del giornalismo italia�no, sotto il cui giogo Pansa svolge il suo apprendistato alla Stampa. Eroi piccoli, invece, ma da non disprezzare, i democristiani degli anni del dopoguerra che «vestivano alla mutandara», abitavano in mo�desti condominii e facevano vacan�ze in canottiera e braghette. Un alto e dignitoso profilo se l'è meritato pure Bettino Craxi nei suoi anni migliori. Come si spiega la disaffe�zione per la politica attuale? Nostal�gia per gli avversari di un tempo? «Nessuna nostalgia, quello che oggi non mi convince è l'insieme dello spettacolo. In altre epoche il panora�ma era magari più pomposo ma sicuramente più nobile. Anche in epoche di forti scontri emergevano meno i difetti individuali, le piccole ambizioni. Oggi tutto questo ha un posto predominante nel conflitto politico. E nel ruolo del "giornalistacane da guardia" mi sembra di abbaiare a piccole ombre». Anche in questo libro, però, Pan�sa non si dimentica di tirare qual�che bordata: contro Adriano Sofri, per esempio. «Ho descritto Sofri e gli altri di Lotta continua negli anni del loro apogeo. Il mio giudizio non è benevolo verso Sofri ma non è lo stesso per tutti gli ex sessantottini, di Mario Capanna dò una ben diver�sa valutazione. In ogni caso ho applicato uno sguardo "ingenuo", privo di cinismo e di preconcetti». Ma è sicuro che l'aingenuità» sia una virtù per chi scrive? «Non mi sarei dedicato con tanto impegno a romanzi come La bambina dalle mani sporche senza un pizzico di ingenuità. Oggi, poi, ci vuole una bella dose di mgenuità a esortare a non dimenticare, come faccio in questo libro: siamo un paese in cui non si fa che lamentare la perdita della memoria collettiva. Ma, per prima cosa, bisognerebbe ripescare le storie personali. Molti non sanno dire chi erano i loro nonni. Solo partendo da questo ci si riappropria della memoria e anche del senso della storia».

Luoghi citati: Monferrato