PANSA sesso azteco a Palazzo Campana di Giampaolo Pansa

PANSA sesso azteco a Palazzo Campana Il nuovo romanzo del giornalista: gli anni d'università con i maestri Bobbio, Firpo e Galante Garrone PANSA sesso azteco a Palazzo Campana Giampaolo Pansa NELL'AUTUNNO del 1954, Norberto Bobbio aveva com�piuto da poco i 45 anni. Un signore asciutto, sguardo acceso, gran naso a becco, bella voce robu�sta, adatta al suo modo di esporre: razionale, scandito, chiarissimo. Passeggiava davanti alla cattedra, andata e ritomo da una parete all'altra. E parlava con noi attraver�so se stesso, ossia sforzandosi di chiarire prima di tutto dentro di sé i concetti che aveva deciso di espor�ci. Aveva la cattedra di Filosofia del diritto e ci offriva, cito parole sue, «i concetti generali che ogni studente deve conoscere, prima di affrontare le varie discipline giuridiche specia�li». La sua lezione durava un'ora filata. Senza un momento di stan�chezza. Tesa su ima doppia corda: la consapevolezza della propria au�torità di docente e il rispetto verso gli allievi. Bobbio ci offriva anche regole di vita civile. E parlava già allora della crisi dei partiti italiani. Se da giorna�lista ho intuito prima di altri la malattia che stava uccidendo i partitocrati degli Anni Ottanta e Novan�ta, lo devo alle lezioni di Becco di Falco: spietato nell'analisi, ma non scettico, molto attento a metterci in guardia dal pessimismo inerte, a spiegarci che ogni guaio ha il pro�prio rimedio, a convincerci della necessità d'essere pragmatici e fidu�ciosi di poter scoprire sempre una via d'uscita. Dei partiti diceva: «So�no come il martello. Se ve lo date sulle dita, è da stupidi buttarlo via. Dovete imparare a picchiarlo sul chiodo, e non sulla vostra mano». Luigi Firpo aveva 39 anni e insegnava Storia delle dottrine poli�tiche. Alto, possente, profilo da principe rinascimentale, naso adat�to alla figura. Ti assaliva con la sua erudizione smagliante, ma sapeva essere spiccio, pratico, capace di andare al sodo con un piglio che oggi diremmo manageriale. Aveva mi carattere da battaglia e lo rivelò tutto quando cominciò a pubblicare sulla Stampa una rubrica con tanti lettori: «Cattivi pensieri». Gli piace�va tenere la briglia corta .sulla nostra piccola truppa. E volle subi�to mettere in chiaro che in aula era lui a comandare, e nessun altro. Per subito, intendo la prima lezione del suo corso, monografico, dedicato agli scritti giovanili di Marx sulla Gazzetta renana, ricor�do un volumone dell'Einaudi che costava un occhio della testa. Firpo si alzò e prese a parlarci dell'educa�zione sessuale dei giovani aztechi. Con ima chirui-gica crudezza nei dettagli, che fece venire il bianco negli occhi alle ragazze della prima fila. Quando ebbe finito, chi s'alzò a fare la domanda che tutti avevamo sulla punta della lingua? L'ingenuo, naturalmente. Chiesi: «Professore, ma che c'entra il sesso degli aztechi con gli scritti giovanili di Marx?». Firpo sorrise beffardo: «Non c'en�tra nulla. Ma oggi ho deciso cos�per dimostrarvi che qui comando io. E che faccio quello che mi pare e piacel». Alessandro Passerin d'Entrèves aveva 52 anni e insegnava Dottrina dello Stato e relazioni intemaziona�li. Da studente era stato amico e compagno di corso di Piero Gobetti e aveva scritto su Rivoluzione libe�rale. Sul finire della guerra, si era ritrovato prefetto di Aosta, per no�mina del Comitato di liberazione. E con Federico Chabod era stato deci�sivo nel fermare l'avanzata truppe francesi in terra valdostana. Un vero uomo di frontiera, che mirava ad unire culture diverse. Aveva insegnato per dieci anni a Oxford, dove reggeva la cattedra di Studi italiani al Magdalen College, e anche a Yale, negli Stati Uniti. Parlava iuno splendido inglese e nell'aspetto ricordava il duga di Windsor: snello, quasi secco; di sobria eleganza, la cravatta sempre perfetta. D'estate, Passerin si trasferiva nel castelletto di famiglia, una pic�cola fortezza al centro di Entrèves, sotto il Monte Bianco. Oui impiega�va una parte delle vacanze a scrive�re agli allievi lettere oggi impensabi�li. Rammento una di quelle dirette a me: «Caro Pansa, temo di non aver saputo rispondere in modo adegua�to a un'obiezione che lei mi ha rivolto durante lo scorso anno acca�demico. Vorrei provare adesso, con queste righe...». Ma il docente destinato a restare nel mio cuore fu Alessandro Galan�te Garrone. Molto tempo dopo, ho scoperto che eravamo gemelli astra�li: nati entrambi il 1" di ottobre. Nel 1954 aveva 45 anni: viso dolce, da monello buono, sguardo che ti affer�rava con severità allegra, carattere netto, capace di trasmetterti l'orgo�glio dell'intransigenza mite, quella che aveva dimostrato nella guerra partigiana e nel Partito d'azione. 1...] Era l'autunno del 1955 e avevo vent'anni. Gli dissi: «Professore, vorrei fare la tesi con lei». Lui obiettò: «Non è un po' presto per parlarne?». «Sì, maio ho già deciso». «Ah, lei ha già deciso! E che cosa ha deciso?». «Di fare una tesi sulla guerra partigiana nella mia provin�cia, Alessandria, tra Genova e il Po». Galante Garrone mi scrutò perplesso: «Ma lei sa da che parte cominciare la ricerca?». La mia risposta fu da sfrontato: «Ho già cominciato da un pezzo. E la tesi l'ho scritta per metà». E lui, incredu�lo: «Per metà? Allora mi dia da leggere questa metà». Gli portai 200 pagine. Galante Garrone le lesse una per una, met�tendoci del tempo. E su ogni pagina annotava obiezioni e consigli. Quel ricordo mi scalda ancora il cuore. Ma Sandro, come ho imparato a chiamarlo in seguito, non era l'uni�co a comportarsi così. A quel tem�po, molti professori ti curavano, t'incitavano, ti seguivano passo do�po passo. Non eri un fuscello abban�donato a te stesso, nel mare ignoto della fatidica tesi di laurea. Poi Galante Garrone andò in cattedra a Cagliari e gli subentrò Guido Quazza, il più giovane dei miei docenti. Era nato il giorno della marcia su Roma e aveva 33 anni. Bravo comandante partigiano sopra Giaveno, aveva scelto il me�stiere dello storico, seguendo le orme del padre. Mi guidò sino alla laurea, portando con me il peso di una tesi mastodontica, cresciuta sino a 800 pagine. Un lavoro che era anche suo. Indirizzato, corretto e migliorato riga per riga da quel giovane docente, dal rigore dolce, orgoglioso dei propri allievi. Indimenticabili per ita, orgoglio mite e aria beffarda Giampaolo Pansa è autore dell'autobiografìa Ri )manzo di un ingenuo, che sta per uscire da Sperling 8c Kupfer. Ne pubblichiamo un passo relativo agli Anni SO, all'università Indimenticabili per ita, orgoglio mite e aria beffarda l'avanzata n terra valdostana. di frontiera, che culture diverse. per dieci anni a geva la cattedra di deciso?». «Di fare una tesi sulla guerra partigiana nella mia provinTre professori di Pansa negli Anni SODa sinistra; Norberto BobbioAlessandro Galante Garronee Alessandro Passerin d'Entrève Tre professori di Pansa negli Anni SO Da sinistra; Norberto Bobbio Alessandro Galante Garrone e Alessandro Passerin d'Entrèves

Luoghi citati: Alessandria, Aosta, Cagliari, Genova, Giaveno, Oxford, Roma, Stati Uniti