Ora il rischio è la recessione digitale

Ora il rischio è la recessione digitale llMOVOfcAZtólilE DI «tóNDÉl ìttóONDdONUNÌCORRE VERSO LA DEPRESSIONE Ora il rischio è la recessione digitale Allarme degli analisti Usa: la new economy è fragile analisi Andrea ili Bobilant corrispondente da WASHINGTON Et/ davvero possibile, come al" cuni cominciano a sostene�re negli Stati Uniti, che dopo la straordinaria espansione economica scatenata dalla rivolu�zione digitale il mondo stia per piombare in una profonda recessio�ne o peggio ancora, in una vera e propria depressione da Internet? A provocare questa nuova discussio�ne è stato Michael J. Mendel, l'economista e giornalista di Busi�ness Week che fu uno dei primi apostoli della New Economy e che oggi ammonisce i nuovi adepti contro il disastro prossimo ventu�ro nel suo nuovo best seller, «The Corning Internet Depression». In realtà nessun analista serio ritiene che il boom di questi anni con una crescita media superiore al 4 per cento possa andare avanti in etemo. Ma è ormài diffusa l'opinione che la rivoluzione tecno�logica abbia trasformato il vecchio ciclo economico, inaugurando un'era^di alta crescita e di scarsa inflazione e addolcendo il passag�gio dal ciclo espansivo al ciclo recessivo. Ormai anche i più pessimisti prevedono un «atterraggio morbi�do» dell'economia americana a un ritmo più sostenibile (dal 4-4,5 per cento al 3-3,5 per cento), seguito nel futuro neanche troppo prossi�mo un anno, due anni, forse anche tre da una lieve recessione. Un quadro che la Federai Reserve dovrebbe poter gestire senza trop�pe difficoltà. Ma attenzione, avverte Mandei. La New Economy è molto più vulnerabile di quanto non si creda. E cos�come i previsori economici ne sottostimarono inizialmente l'importanza ora stanno prenden�do sotto gamba la possibilità di un vero e proprio crash. La tesi di Mandel è semplice. La rivoluzione non è stata solo tecno�logica, ma anche finanziaria. La turbo-economia di questi anni è stata sostenuta e alimentata dal prodigioso afflusso di capitali, so�prattutto di «venture capital». Ma questo gènere di investimenti è ultra-sensibile al clima nei merca�ti. Le Opa cessano quasi immedia�tamente in ima situazione di instabilità. Il flusso di capitali si blocca. La macchina s'inceppa. «La fase alta del ciclo high tech, quella che abbiamo visto in questi anni, pro�duce un lungo boom, poca inflazio�ne, un forte aumento degli investi�menti nelle tecnologie, rapida inno�vazione e un mercato su di giri», dice Mandel. «Ma quando il ciclo high tech s'inveite com'è inevita�bile che faccia potremmo assiste�re ad un declino profondo e molto esteso. Gli investimenti nella tecno�logia non cresceranno, l'innovazio�ne rallenterà e il mercato azionario entrerà in un forte declino. E i più colpitisaranno i lavoratori, le aziende e i titoli della New Eco�nomy». La caduta dei titoli tecnolo�gici a Wall Street e sulle altre piazze intemazionali nelle ultime settimane sta facendo seipeggiare un nervosismo crescente, alimen�tato dal caro-petrolio e dalla debo�lezza dell'euro. E le tesi di Mandel hanno trovato un terreno fertile. Ma in realtà le sue previsioni rimangono controverse. Molti eco�nomisti, ormai convertiti alla New Economy, lo accusano di eccessivo pessimismo. E nemmeno i vertici di Business week, che pure hanno appena deciso di mettere il monito di Mandel in copertina, sono tutti d'accordo con lui. «Vedremo la fine di questo boom, non c'è dubbio», dice l'economista Christopher Farrell. «Il tocco magico dei nuovi mandarini della New Economy è destinato ad appannarsi. Ma una depressione provocata da Inter�net? Una catastrofe paragonabile alla Grande depressione degli An�ni? Francamente lo dubito». Mandel sostiene che i prezzi torneranno a salire quando gli investimenti nell'high tech rallen�teranno perché le aziende vorran�no tener su i profitti. «Questa è un po' la chiave della sua fosca previ�sione», dice Farrell. «Ma non è affatto detto che se la crescita economica è stata un fattore di stabilità dei prezzi in questi anni, il rallentamento debba per forza por�tare inflazione. Anzi, le aziende potrebbero decidere di tenere giù i prezzi a fronte di una minor do�manda». Insomma, il pessimismo di Man�del messo in vetrina da Business Week, la bibbia degli imprenditori americani, ha suscitato interesse ma anche molta perplessità. E non è parso vero a Fortune magazine di fare il controcanto a questo neopessimismo della testata rivale, dichiarando trionfalmente dalle sue pagme che per quanto riguar�da la New Economy e la rivoluzio�ne high tech «non abbiamo ancora visto niente». II presidente della Fed Alan Greenspan

Persone citate: Alan Greenspan, Busi, Farrell, Mandel, Michael J. Mendel

Luoghi citati: Stati Uniti, Usa, Washington