Disfatta dell'Italia all'Onu

Disfatta dell'Italia all'Onu Disfatta dell'Italia all'Onu Esclusa dal seggio nel Consiglio di Sicurezza Andrea di Robiiant. corrispondente da WASHINGTON L'Italia non ce l'ha fatta a entrare nel Consiglio di Sicurez�za delle Nazioni Unite come membro non permanente per il prossimo biennio, superata da Irlanda e Norvegia nelle vota�zioni che si sono tenute ieri al Palazzo di Vetro. Per la diplomazia italiana si tratta di un sconfitta bruciante, che viene alla fine di un'intensa campagna di lobbying sui Paesi dell'Assemblea generale da par�te della Farnesina, della rappre�sentanza ali'Onu e dell'intera rete diplomatica. Ma l'Italia era entrata tardi nella gara, e si è trovata a dover recuperare pa�recchio terreno. In più,, spiega�no fonti diplomatiche, aveva concluso il suo ultimo biennio nel Consiglio di sicurezza appe�na quattro anni fa. Alla fine tre Paesi europei Irlanda, Norvegia e Italia era�no rimasti in lizza per i due seggi non permanenti che veni�vano assegnati all'area occiden�tale. L'Irlanda è passata al pri�mo turno, con 130 voti (era necessaria una maggioranza dei due terzi, ossia 116 voti). La Norvegia ha ottenuto 114 voti e l'Italia 94. Si è andati ad un primo ballottaggio (maggio�ranza richiesta: 114). La Norve�gia ha avuto 100 voti e l'Italia 70. A quel punto si è reso necessario un secondo ballottag�gio. La Norvegia ha ottenuto 115 voti mentre il consenso attorno all'Italia si è ridotto a 57 voti. L'Italia è già stata eletta cinque volte al Consiglio di Sicurezza come membro non permanente dalla nascita delle Nazioni Unite, cinquant'anni fa: l'ultima volta nel 1995-1996. E questo, dicono fonti diplomatiche, ha giocato pesantemente a suo sfavore: erano vent'anni che Irlanda e Norvegia non entravano nel Consiglio di Sicurezza. L'Italia aveva presentato la sua candidatura dopo l'Irlanda e la Norvegia, nel marzo del 1999, pur sapendo che il cammi�no sarebbe stato tutto in salita. Ma il nuovo ambasciatore al�i'Onu Sergio Vento, che si è trovato a dover gestire una difficile campagna avviata pri�ma del suo arrivo a New York, riteneva comunque di avere buone carte da giocare. L'Italia infatti è al terzo posto per contributi alle operazioni di peacekeeping ed al quinto nella graduatoria dei maggiori contri�buenti alle Nazioni Unite. Ma il tentativo del nostro Paese di tornare nel Consiglio di Sicurezza appena quattro anni dopo che ne era uscito ha creato l'impressione di una diploma�zia un po' sgomitante. «Ci sia�mo sentiti dire: "Ma perché non lasciate un po' di spazio agli altri"?», ammettono fonti della Farnesina. Non ha certamente aiutato la freddezza di Germania e Giappo�ne, due Paesi che ambiscono a diventare membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e che non hanno apprezzato le mano�vre italiane degli anni scorsi per contrastare il loro disegno. Gli Stati Uniti, che sono i princi�pali sponsor dei due seggi per�manenti per Germania e Giappo�ne, non hanno aiutato l'Italia in questa occasione. In modo minore, anche l'alto profilo adottato l'anno scorso dall'Italia nella campagna per una moratoria della pena di morte campagna peraltro falli�ta ha finito per giocare a sfavore di Roma presso i Paesi più «forcaioli». Il Consiglio di Sicurezza, l'or�gano esecutivo delle Nazioni Unite, ha quindici membri. Cin�que sono permanenti e hanno diritto di veto (Stati Uniti, Rus�sia, Cina, Francia e Gran Breta�gna). I membri non permanenti vengono eletti per due anni. Singapore e Colombia sono stati eletti ieri oltre a Irlanda o Norvegia. Le Isole Mauritius hanno strappato il quinto seg�gio in palio al Sudan. Negli ultimi anni l'Italia è stata alla guida di un movimen�to per riformare la struttura del Consiglio di sicurezza ed evita�re il cosiddetto «quick fix» cioè l'estensione dei seggi permanen�ti del Consiglio di Sicurezza a Germania, Giappone e altri tre Paesi in via di sviluppo. L'impressione, dopo la scon�fitta di ieri, è che la battaglia italiana degli ultimi anni abbia avuto chiari benefici il «quick fix» è stato bloccato ma anche dei costi. E che adesso quella stessa battaglia rischi di diven�tare più difficile di prima. Una seduta del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. I suoi membri sono quindici: cinque permanenti, che godono del diritto di veto (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna), e dieci non permanenti, che vengono eletti dall'Assemblea generale ogni due anni

Persone citate: Sergio Vento