Due ritiri, due disastri di Aldo Baquis

Due ritiri, due disastri CAMBIA LO SCENARIO DALLA RIVOLTA ALLA GUERRA TOTALE Due ritiri, due disastri Dove ha fallito la strategia di Israele retroscena Aldo Baquis TEL AVIV ENERDI' e sabato i responsabi�li israeliani hanno sottoposto Yasser Arafat agli ultimi due delicati banchi di prova. In entrambi il presidente palestinese, secondo il generale israeliano Bony Ganz, comandante militare della Cisgiorda�nia, ha fallilo la prova: o per incapaci�ta o jx.'r cattiva volontà. Ieri manina i vertici militari israeliani hanno infi�no informato il premier Ehud Barak: gli accordi di Oslo sono crollati, l'op�zione diplomatica con i palestinesi appartiene al passato, la «rivolta» ilivont a «guerra». Barak, secondo la versione israelia�na, ha fallo il possibile per allentare la tensione nei Territori. Da giorni Arafat insisteva affinchè Israele sgomberasse i tre maggiori punti di frizione annata con i palestinesi: la piccola colonia di Nelzarim (Gaza) e il vicino avamposto militare che la pro�tegge; la Tomba di Giuseppe a Nablus e la Spianata delle Moschee a Gerusa�lemme. Venerdì, sfidando l'ira della destra e dei rabbini, Barak ha fatto l'impen�sabile: ha consegnato le chiavi della Spianata venerata dagli ebrei perché in epoca biblica vi sorgeva il tempio di Gerusalemme a due colonnelli della sicurezza preventiva palestine�se ITawfiq Tirawi e Jibril Rajub) e ad Ali Ajaj, un ufficiale di Forza 17, l'unità di élite di Al-Fatah. L'intesa prevedeva che nella «Giornata della collera» indetta dagli islamici sulla Spianata non si verificassero inciden�ti. Invece decine di musulmani han�no lapidato i fedeli ebrei che si trova�vano nella sottostante Spianata del Muro del Pianto. Poi centinaia di palestinesi hanno aggredito agenti di polizia presso la Via Dolorosa e hanno dato fuoco a due stazioni di polizia. Nella repressione due palestinesi so�no rimasti uccisi. In serata la polizia israeliana ha dovuto riconquistare con la forza la Spianata. Primo falli�mento. All'alba di ieri, il secondo banco di prova. Ancora una volta Barak sfida la destra nazionalistica accettando di sgomberare la Tomba di Giuseppe dove da anni ha sede un collegio rabbinico oltranzista. L'intesa con Rajub e con il colonnello IsmaU Jaber è che ai palestinesi sarà tassativamen�te vietato l'ingresso nel santuario ebraico che per una settimana è stato esposto al loro fuoco ininterrotto. A Nablus è ancora buio quando i dieci agenti israeliani, due infermieri e un medico militare lasciano a preci�pizio l'edificio conteso a bordo di jeep blindate. Su di loro è una pioggia di proiettili. All'altezza del campo profu�ghi di Askar, ancora nell'area cittadi�na, il comandante dell'unità israelia�na è ferito alla testa da spari. Intanto i primi dimostranti sono già dentro la Tomba di Giuseppe e la mettono a fuoco. L'accordo con i palestinesi ci ha detto un ufficiale israeliano ha retto dieci minuti. Due ore dopo, ancora turbato dagli eventi, il genera�le Ganz ha spiegato che in altre occasioni la polizia palestinese e la sicurezza preventiva palestinese ave�vano mantenuto gli impegni. Ma nei due principali banchi di prova, il fallimento ha convenuto è stato colossale. Fra i vertici militari sono comincia�te frenetiche consultazioni da cui i generali sono emersi nel primo pome�riggio informando Barak che la vicen�da della Tomba era stata per Israele un terribile boomerang. Non solo la piazza palestinese non si era calmata, ma al contrario le immagini di Nablus (mostravano il relitto incenerito del�l'edificio, con vessili palestinesi al vento) stavano galvanizzando rapida�mente tutti i Territori. A Netzarim, per esempio, gli attacchi contro l'avamposto israeliano erano ripresi con maggiore vigore. Da quel monento i portavoce israeliani hanno smes�so di parlare di «disordini» o di «rivol�ta» e hanno confermato che in realtà nei Territori si combatte già una guerra. Vista ieri dal ministero della Dife�sa di Tel Aviv, la situazione sul terreno significava, a ogni fine prati�co, che gli accordi di Oslo sono crolla�ti. Arafat, ha detto un ministro, non può o non vuole mantenere l'ordine. Israele e i palestinesi sono in rotta di collisione. Dai cassetti sono dunque stati rapidamente estratti gli scenari di emergenza. L'intelligence militare israeliano suppone che a Camp David Arafat sia giunto alla conclusione che il debole Barak e il declinante Bill Clinton non siano in grado di garantir�gli la costituzione di uno Stato palesti�nese sul 900Zo della Cisgiordania con Gerusalemme per capitale. L'intelli�gence teme adesso che Arafat punti a «libanizzare» i Territori, e forse anche la Galilea: ossia a rendere insicure per gli israeliani tutte le principali arte�rie. Le colonie più isolate dovranno forse essere sgomberate in tempi bre�vi, perché non sono più militarmente difendibili. Scopo della rivolta, concludono gli esperti, è di mettere Israele in ginoc�chio (creando una sollevazione in Galilea e forse aprendo fronti estemi: ad esempio con il Libano e l'Egitto) per costringerlo ad accettare la costi�tuzione di uno Stato palestinese indi�pendente su tutta la Cisgiordania e Gaza, con Gerusalemme per capitale. I generali sono giunti alla conclusione che gli accordi di Oslo sono ormai crollati Soldati israeliani pattugliano il confine libanese dopo gli attacchi palestinesi