Il martirio nel nome di Mohammed

Il martirio nel nome di Mohammed L'INFANZIA TRAVOLTA DALLE IDEOLOGIE. Il martirio nel nome di Mohammed Ma questo bambino è morto senza telecamere analisi Fiamma Nirensiein GERUSALEMME Non si sa ancora il nome del bambino di nove anni ucciso ieri negli scontri di un'altra giornata di guerra. Sappiamo solo che è stato ucciso a Netzarim. Non ha volto né famiglia, ma solo la terribile santificazione che viene donata ai morti palestinesi, chia�mandoli Shahid, martire. Possia�mo facilmente immaginare che nelle ore precedenti alla sua mor�te abbia visti alla televisione le immagini della morte di Moham�med Aldura il bambino ucciso tre giorni prima. Mohammed è di�ventato il simbolo palestinese di questa guerra: la sua fine, filma�ta dalle telecamere, è stata ripetu�ta all'infinito in tutto il mondo arabo, e non solo nell'Autonomia palestinese. La tv ne trasmette ancora a ripetizione l'immagine e ieri a Gerusalemme è comparso, stampato in migliaia di copie, un manifesto che lo effigia riverso sulle ginocchia del padre. Certo questo non spinge i genitori a trattenere i bambini a casa, dato che ieri da Ramallah a Netzarim sciamavano grandi gruppi di pic�coli guerrieri armati di pietra. Oltre a destare sentimenti di pena e profondo dolore, Moham�med rappresenta bene l'immagi�nario coUettivo dei palestinese, specie in questo momento politi�co: un mondo di vittime predesti�nate, su cui i soldati israeliani sparano senza pietà. La nonna di Mohammed è ormai un personag�gio noto alle telecamere, come la sua bella e infelice madre. Ieri, a Netzarim, mentre la folla dei palestinesi coireva contro i solda�ti di Tzahal con il fucile impugna�to, i tanzim brandivano il mitra, i ragazzi più grandi lanciavano le bottighe molotov contro le posta�zioni militari, tanti bambini lan�ciavano pietre per poi ritirarsi di fronte alla reazione dei soldati; proprio in quelle ore, la nonna di Mohammed irata sotto il velo nero esclama: «Gerusalemme de�ve essere nostra, e Mohammed è morto per questo». La mamma invece piange: anche dovesse gmN giungere la pace, dice, nessuno mi restituirà il suo bambino. Nella casa del piccolo, è stata allestita una camera-santuario, in cui, oltre alle foto di Moham�med, campeggiano i vestiti e i lenzuoli sporchi del sangue inno�cente del bambino della famiglia Aldura. Gli altri quattro fratelli di Mohammed, tutti ragazzini in tenera età, mostrano ai numerosi visitatori e ai giornalisti le vesti�gia del loro shahid. Certamente quel lenzuolo resterà a lungo appeso in mostra, sotto gli occhi dei bambini, non un avvertimen�to contro i pericoli della guerra, ma certo un simbolo di valore da imitare. A Netzarim lo scontro è terribi�le: un elicottero Apache spara un missile aria terra, e i tanzim si disperdono per poi riformare i loro gruppi. Sulle porte di Bet�lemme l'esercito israeliano prepa�ra i carri armati nel caso le cose peggiorino; il Capo di Stato Mag�giore Shaul Moffaz prevede la possibUità di una autentica ritira�ta da Kever Yossef, la Tomba di Giuseppe dove è morto il soldato druso Yosef Mahdat perché i soccorsi non sono arrivati in tempo. Ancora non c'erano ieri, segni di pace. E D piccolo scono�sciuto probabilmente girava fra queste automobili bruciate dalle bottiglie molotov, fra queste mu�ra sbrecciate dai missili e sforac�chiate dalle pallottole, e nella nuvola di fumo dei gas lacrimoge�ni, in mezzo alle fiumane di uomini e donne che hanno parte�cipato ai furiosi funerali di uomi�ni i cui corpi venivano portati nelle barelle aperte alti sulla folla, avvolti nelle bandiere pale�stinesi, il viso spesso incorniciati dalla kefìa. Anche il bambino Mohammed è stato seppelhto avvolto nella bandiera, uno shahid .Il padre ha più volte ripercorso con i giornalisti gli ultimi istanti del figlio, quando inerme e disperato è stato colpito dalla pallottola che lo ha ucciso. Il piccolo di nove anni morto ieri di nuovo in uno scontro a Netza�rim è per ora uno dei tanti bambini che incontriamo sulla polvere bianca prospiciente l'in�sediamento ebraico cui fa la guar�dia l'esercito israehano, il vere teatro di guerra di questi terribili giorni. Non si sa se fosse capitato per la strada per caso, senza sapere che gruppi armati dei tanzim e di fatah si scontravano in quelle ore con l'esercito israe�hano. Oppure se fosse uno di quei piccoh dai nove ai quindici anni che spaccano pietre in un angolo, munizioni per correre in batta�glia come fosse un gioco, certa�mente in gran parte con il consen�so e l'ammirazione se non della loro stessa madre, certo della società che h circonda. «Spacchia�mo questo pietre spiega un ragazzo di circa dieci anni per preparare le munizioni. Onesto è il nostro messaggio al mondo. Difendo la mia terra», dice il piccolo. E non ha paura? «Non ho nessuna paura». Ma potrebbero ucciderti, ferirti.. «Sono qui per difendere la mia terra. Dovrei aver paura di morire? Ma io sono qui per morire, sono qui per essere un martire ,uno shahid». Lo shahid, l'eroe che non si deve piangere né ricordare durante i giuochi o le ore di scuola, ma ammirare nel fulgore della sua scelta di sacrificio per la patria e per Allah, è l'eroe popolare in cui i bambini di Gaza, di Ramallah, di Betlemme si identificano. Il bambino di cui non conosciamo il volto e che tutto il mondo non può che piangere, era un poco più piccolo di questo che gioca con la morte. Può essere che non deside�rasse affatto essere uno shahid, che lui volesse solo giuocare in pace. Gli israeliani seguitano a fare esami di coscienza sul tragico evento, e da oggi avranno un nuovo caso di indagine e riflessio�ne. A catena intanto, dalle vicen�da di Mohammed ne è uscita un'altra; due ragazze di Nazaret sono andate a una delle dimostra�zioni in corso per la grande im�pressione che aveva fatto loro vedere l'episodio alla televisione. Il telegiornale del secondo canale ha mostrato la polizia israeliana che le spingeva, le buttava per terra e colpiva a un braccio col calcio del fucile la più piccola e magra delle due. Una scena che ha immediatamente causato una forte reazione: i poliziotti in cau�sa sono stati sottoposti a indagi�ne giudiziaria. Questa strana guerra. Piange la nonna «Mio nipote si è sacrificato per Gerusalemme» Nella stanza del bimbo ucciso sono appesi i suoi vestiti insanguinati

Persone citate: Aldura, Bet, Fiamma Nirensiein, Shaul, Yosef Mahdat, Yossef

Luoghi citati: Betlemme, Gaza, Gerusalemme