«Un contratto per il nuovo lavoro» di Marina Cassi

«Un contratto per il nuovo lavoro» Confronto a Torino su giovani e occupazione. Il presidente di Federmeccanica: i sindacati pensano solo ai meccanismi di tutela «Un contratto per il nuovo lavoro» Appello di Cofferati Pininfarina: il problema è di tutti Marina Cassi TORINO Brillanti, colti, mobili, appetibi�li, infedeli. Cosi qualcuno tra cui Giuliano Da Empoli autore del libro «La guerra del talento» ama definire i giovani che affrontano un mercato del lavo�ro sempre più diverso dal passa�to. E tra le tesi discusse ieri sera all'Unione industriale di Torino nel dibattito «I giovani e lo loro prospettive di lavoro», stimola�to dal condirettore de «La Stam�pa» Gianni Riotta, dal presiden�te della Federmeccanica Andrea Pininfarina e dal segretario ge�nerale della Cgil Sergio Cofferati c'erano anche quelle di Da Em�poli che ha costruito un nuovo paradigma: nelle imprese valgo�no sempre di meno l'anzianità, l'esperienza e senpre più la capacità di imparare e fare cose nuove. Tesi ardite che si adattano come ha sostenuto Cofferati solo a una piccola minoranza di ragazzi ricchi e molto preparati, i cosiddetti «nomadi» del lavoro. Ha ironizzato; «Se tutti fossero "nomadi" sarei contento e scio�glierei il sindacato. Io posso sempre tornare alla Pirelli». Ma al di là delle battute le mutazio�ni, è inutile negarlo, esistono e richiedono a imprese e sindaca�to e su questo l'accordo era pieno un nuovo modo di rap�presentare il lavoro e di legare a sé il lavoro. Cofferati usa una nota autobiografica: «Quando stavo in fabbrica eravamo in 13 mila e in due sole ore di assem�blee riuscivo a parlare dei nostri problemi a 6-7 mila. Oggi per parlare con 7 mila lavoratori della new economy quanti rap�porti ci vogliono?». Ma la difficoltà di «trovare» materialmente i lavoratori non muta secondo il dirigente sinda�cale la sostanza del problema della rappresentanza: «Oggi i giovani prendono coscienza del ruolo del sindacato quando ne verificano gli effetti e non in modo automatico o ideologico». Ha aggiunto: «Ma solo pochissi�mi non hanno il problema di farsi rappresentare e lo possono fare da soli». E ha rilanciato la necessità di arrivare a un contratto che rego�li le nuove forme di lavoro e anche a una legge, che ora giace in parlamento, sul lavoro atipi�co. Ha commentato: «Danno dei conservatori a noi, ma poi pur avendone la possibilità lasciano lo status quo». Ha aggiunto: «L'idea di un contratto indivi�duale può essere affascinante, ma è in realtà disastrosa e produce conflitto». Per il presidente della Fe�dermeccanica Pininfarina quan�do il sindacato «cerca di estende�re i meccanismi di tutela a questi nuovi lavoratori tende a riproporre schemi desunti dal passato; dunque non in grado di corrispondere alle nuove esigen�ze». Ma ha subito aggiunto: «Questa situazione naturalmen�te non pone problemi solo al sindacato, ma anche alle impre�se. Il senso di appartenenza alla comunità aziendale "vita natu�rai durante" non è più un valore per i "nomadi". La flessibilità globale è dunque una sfida per le imprese». E come Cofferati ha sottoline�ato il valore della formazione del capitale umano «soprattutto per le aziende manifatturiere i cui processi produttivi attirano sempre meno giovani». Ha det�to: «Ci serve una formazione capace di mettere in grado il giovane non di trovare e conser�varsi il posto di lavoro, ma di assicurarsi il lavoro che sarà probabilmente più competitivo, ma anche più interessante e in continua evoluzione; più noma�de, non solo geograficamente, ma culturalmente». Sergio Cofferati A sinistra Andrea Pininfarina

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