1941: L'ANALISI DEL «MIGLIORE»

1941: L'ANALISI DEL «MIGLIORE» 1941: L'ANALISI DEL «MIGLIORE» «Eobiettivo non è la caduta del duce ma l'uscita dellltalia dallaguerra» Aldo Agosti IL documento che pubblichia�mo è il testo di un intervento di Togliatti al Segretariato dell'Intemazionale comunista, svolto il 7 marzo 1941. Cessate da anni le riunioni dei Congressi e del Presidium, il Segretariato è rimasto l'unica sede in cui ven�gono discusse le linee della pohti�ca del Comintern, peraltro sem�pre più a rimorchio di quella estera dell'Urss. Ne fanno parte, oltre a Togliatti e al leader rico�nosciuto dell'Intemazionale, Ge�orgi Dimitrov, comunisti di lun�go corso come l'ungherese Evgeni Varga, il più accreditato anali�sta delle tendenze economiche del capitalismo, o il francese André Marty, già comandante delle Brigate intemazionali nel�la guerra di Spagna. Il Pei è rappresentato da Vincenzo Bian�co, operaio torinese, fedelissimo di Togliatti, che vedrà poi stron�cata la sua carriera politica per essersi «sovraesposto» in senso filojugoslavo sulla questione di Trieste nel 1944-45. Certo nessuno dei membri del segretariato prevede allora che sette mesi dopo, in ottobre, la sede degli uffici del Comintern sarà trasferita in tutta fretta nell'Asia centrale, sotto l'urto dell'offensiva tedesca giunta al�la periferia di Mosca. L'Unione Sovietica si è tenuta fuori dalla guerra e sta amministrando gli effimeri vantaggi conseguiti con il patto di non aggressione stret�to con la Germania nazista nel�l'agosto del 1939. Ma la diffiden�za nei confronti dell'alleato va crescendo, e nella linea del Co�mintern cominciano ad affiora�re cautamente accenni antifasci�sti. Letto in questa luce, l'inter�vento di Togliatti conferma da un lato che la svolta dell'agosto 1939 a seguito del patto tedescosovietico, se ha comportato una posizione di equidistanza fra gli «imperialismi», non ha distinto più di tanto il Pei dalla determi�nazione di lottare con le sue deboli forze contro il fascismo italiano; dall'altro che sulla scorta delle Lezioni sul fascismo del 1935 dello stesso Togliatti c'è una forte consapevolezza della rete di consenso che il regime era riuscito a costruire intomo a sé. Ma soprattutto dimostra che la linea del partito in quel momento è ancora piutto�sto vaga (anche in considerazio�ne dei rapporti sempre più sal�tuari con le forze comuniste ancora attive in Italia e della scarsa conoscenza di ciò che si muove sul «fronte interno»): sembra prevalere soprattutto l'esigenza di «sfruttare il malcon�tento generale» provocata dalle sconfitte del fascismo in guerra, ma sulle prospettive future c'è molta prudenza, e sembra che ci si voglia lasciare tutte le soluzio�ni aperte, al punto che Togliatti arriva a dire di non porre al centro delle parole d'ordine del Pei «la lotta per far cadere Mus�solini». Evidentemente l'obiettivo principale è far uscire l'Italia dalla guerra per evitare di tro�varla domani schierata contro l'Unione Sovietica, e non si esclu�de che questa operazione possa essere compiuta anche con Mus�solini ancora in sella. Di qui il perdurante scetticismo circa l'applicabilità alla situazione ita�liana di una prospettiva di «go�verno di fronte popolare», e l'ipo�tesi di agire da ponte fra le forze di fronda all'interno del regime e «gli elementi antifascisti che cominciano ora a muoversi».

Luoghi citati: Germania, Italia, Mosca, Spagna, Trieste, Unione Sovietica, Urss