Diventare RICCHI per aiutare i POVERI

Diventare RICCHI per aiutare i POVERI Michel Camdessus, per 13 anni direttore del Fondo monetario, spiega come la globalizzazione sarà una risorsa sociale Diventare RICCHI per aiutare i POVERI SARA' in edicola il prossimo sabato il nuovo ninnerò di Global. Dedicata al tema suggestivo del «Mercato della felicità», la rivista pubblica, fra gli altri, articoli di Robert Wright sulla globalizzazione, di Luciano Gallino sulle disuguaglianze e sugli squilibri sociali, di Sebastian Mallaby e Boris Biancheri sulle prospettive planetarie nel caso in cui alla presidenza degli Stati Uniti giungesse George W. Bush piuttosto che Al Gore. Un'ampia zona del fascicolo è occupata dal dialogo tra Michel Camdessus e Moisés Naìro, che qui in parte pubblichiamo. Tema: la povertà nel mondo, Dio e la giustizia sociale. Moisés Naìm è il direttore di Foreign Policy. Michel Camdessus ha diretto per 13 anni, a partire dal 1986, il Fondo monetario intemazionale. Dopo il suo insediamento, e fin dai primi discorsi, ha sostenuto che occorre essere più sensibili alla «realtà sociale» dei Paesi poveri. NAIM: E' dunque convinto che la globalizzazione sia il destino ver�so cui si muove l'umanità? CAMDESSUS: La globalizzazio�ne non è il destino dell'uomo, ma credo che il destino umano si sviluppi nel senso di questa ten�denza di lunga durata, verso l'unione globale. La globalizzazio�ne ne costituisce soltanto un'acce�lerazione. Non è un precetto della mia fede, ma l'osservazione di un accadimento storico che induce a considerare con grande serietà il fenomeno, con le sue opportunità e i suoi rischi. Rifiutarsi di vedere la formidabile opportunità che la globalizzazione rappresenta per avvicinare i popoli della Terra, per lavorare insieme al fine di raggiungere una comune prosperi�tà, significherebbe combattere con le mani legate. Sarebbe come procedere senza un'idea guida. NAÌM: Eppure la maggior par�te delle critiche più aspre al pro�cesso di globalizzazione viene da gruppi religiosi. Tra i cattolici dell'America latina, per esempio, molti sono convinti che il neolibe�rismo, gli aggiustamenti struttura�li e tutte queste cose che lei ritiene di cruciale importanza per il bene dell'umanità, sono non soltanto contrari ai principi cristiani, ma anche inumani. CAMDESSUS: Lei mette assie�me neoliberismo, globalizzazione e aggiustamento strutturale come se si trattasse di fenomeni di origine comune. Si tratta, invece, di una miscela da maneggiare con molta cura. L'aggiustamento strut�turale è l'adattamento a un mondo nuovo; non é possibile denùn-7 ciarlo e contemporaneamente es�sere, come i cristiani, contrari a quelle che il Pontefice definisce le «strutture di peccato». Se voglia�mo combattere il mali che affliggo�no il mondo corruzione, nepoti�smo, clientelismo, protezionismo e altre simili rigidità è necessario accettare r«aggiustaraento strut�turale» delle economie, che piac�cia o no. Se vogliamo combattere la povertà, è necessario accettare l'aggiustamento strutturale, che piaccia o no. L'invisibile mano della giustizia Il neoliberismo non è la mia religio�ne. Esso considera soltanto la ma�no invisibile del mercato. La mia concezione dell'economia com�prende la cosiddetta mano invisibi�le, ma anche la mano tesa della solidarietà e quel che in Francia definiamo la main de justicé, la mano della giustizia, simbolo del�lo stato regolatore finalizzato a garantire una struttura di merca�to capace di massimizzare la pro�sperità e il bene potenzialmente raggiungibili in un certo contesto sociale. NAIM: I governi che adottano severe politiche di aggiustamento strutturale sostengono di non es�serne responsabili perché è il Fon�do a imporgliele. CAMDESSUS: Non c'è dubbio che il Emi sia il capro espiatorio di prima istanza. NAÌM: E' accaduto di frequen�te che i governi fornissero il loro •appoggio ad alcune politiche in sede di consiglio di amministrazio�ne del Fondo, per poi prenderne le distanze in pubblico? CAMDESSUS: Di tanto in tanto è successo. NAÌM: Lei ha affermato che il Fondo monetario non potrà mai essere popolare perché incarna la ■razionalità economica e ciò va contro gli umori spontanei dell' umanità. Che cosa intendeva dire? CAMDESSUS: Non ricordo di averlo detto, ma ricordo di averlo pensato. Gli uomini hanno una forte tendenza a credere che i governi stiano l�soltanto per di�spensare, come al tempo dell'Impe�ro romano, panem et circenses. L'aspettativa più diffusa è che il Fmi debba procurare stabilità eco�nomica e crescita da un momento all'altro, senza sforzo, come pine che le Nazioni Unite provvedano d'incanto a instaurare la pace. I governi tendono ad assecondare queste aspettative, piuttosto che istruire i propri cittadini sui sacri�fici e sul tempo, necessari a raggiungere tali obiettivi. Inoltre, i governi si mostrano spesso pigri nel provvedere a quelle reti di sicurezza sociale necessarie a pro�teggere i poveri, o i più vulnerabi�li, dei loro paesi nel corso dei processi di aggiustamento. Se que�sto è il quadro, è difficile evitare che il Fmi appaia indifferente alle difficoltà dei più poveri, interessa�to soltanto ai miglioramenti di lungo periodo. Ciò non è mai stato vero, ma si è rivelato dannosissi�mo alla nostra immagine e all'ac�cettazione dei nostri interventi. NAIM: Lei individua due diver�si moventi nelle critiche che ha ricevuto. In parte, il Fmi viene ■attaccato perché tenta di imporre la razionalità economica e che ciò tuta la tendenza dell'uomo a indul�gere alle abitudini consolidate; in parte, le critiche nascono dagli interessi costituiti: persone, orga�nizzazioni e corporazioni che te�mono di veder diminuire i loro privilegi, poteri e risorse. CAMDESSUS: Mi lasci appro�fondire il secondo aspetto. Si può osservare, per esempio, come la risposta alla crisi asiatica sia stato uno straordinario successo, non mio, ma dei paesi coinvolti e di tutti quelli che li hanno aiutati, compresi i funzionari del Fmi che lavorano su quei paesi. Abbiamo avuto ottimi risultati non solo in (Jorea ein Tailandia, ma perfino in Indonesia, malgrado i formidabili problemi politici di quel paese. I nostri successi sono il prodotto della grande attenzione posta sul!' aggiustamento strutturale e sulle riforme, nonché sull'impegno da noi profuso per realizzare lo sman�tellamento delle conglomerate, delle chaébols coreane, dei mono�poli familiari in Indonesia, nel combattere nepotismo, clienteli�smo e corruzione ovunque. NAÌM: Sono dunque questi gli interessi costituiti che attaccano le politiche del Fondo monetario? CAMDESSUS: Sì, insieme con molti altri. Non c'è da stupirsi che reagiscano finanziando campagne contropeli noi. NAÌM: Il periodo del suo man�dato al Fondo ha comeiso con l'esplosione per numero, portata e influenza delle organizzazioni non governative (Ong). Lei stesso ha notato e apprezzato questa tendenza. Eppure c'è crescente preoccupazione che tali organizza�zioni rappresentino anch'esse inte�ressi ristretti, non generali. CAMDESSUS: Talvolta solo se stesse! Tuttavia è certamente posi�tivo che la società civile esprima le proprie preoccupazioni, integran�do gli strumenti di rappresentativi�tà costituzionalmente previsti, cer�tamente più tradizionali ma anche maggiormente accreditati. Attri�buisco grande valore al lavoro delle Ong, in particolare alla loro funzione di accrescere la consape�volezza su alcuni problemi di cru�ciale importanza. Molte di queste organizzazioni mi hanno aiutato a capire meglio la realtà crudele della povertà. Potrei parlarle del lavoro che svolgono a favore dei bambini in Romania, delle donne in Nigeria e nelle/aveZos di Rio. NAÌM: Esiste un rovescio della medaglia in questo fenomeno di emergenza di nuovi attori? Si è imbattuto in casi di comportamen�to irresponsabile da parte di Ong? Banca mondiale chi la diffama? CAMDESSUS: Per favore non mi chieda di ripetere le accuse alla Banca mondiale di portare alla rovina l'economia africana, o al Fmi di provocare la morte di bambini. Queste accuse irreali sembrano ignorare la circostanza che i nostri interventi, se non altro, riducono la povertà e creano delle opportunità per i più poveri. Deploro il comportamento di alcu�ne Ong che cercano di emergere diffondendo informazioni false sull'operato delle istituzioni multi�laterali. Tuttavia, questo non è un motivo sufficiente per non cercare un dialogo. NAIM: Lei ha sottolineato con orgoglio che la riduzione della povertà e i problemi sociali sono ora al centro delle strategie del Fondo monetario. Tuttavia, il nuo�vo direttore generale Horst Kòhler sembra allontanarsi da quell'impo�stazione. Egli ha dichiarato che la responsabilità fondamentale del Frai è di tipo finanziario: moneta, tassi di cambio, politica di bilan�cio, e tutto quanto è legato al settore finanziario. Che cosa ne pensa? CAMDESSUS: Non ci sono dif�ferenze fra me e lui in questo campo. Kòhler sostiene che la riduzione della povertà è un pro�blema di vitale importanza e che le nostre politiche devono com�prendere obiettivi più ambiziosi a vantaggio dei poveri. NAIM: Esiste una contraddizio�ne fra questa nuova enfasi sulla povertà e il ruolo di prestatore di ultima istanza del Fondo? Un pre�statore di ultima istanza mette dei fondi a disposizione di un paese quando tutte le altre fonti di finan�ziamento sono riluttanti a presta�re o investire; come contropartita chiede l'adozione di rigorose politi�che economiche volte a ripristmare la fiducia degli investitori. Co�me può richiedere austerità fisca�le e, contemporaneamente, preten�dere che i governi spendano di più per aiutare i poveri? CAMDESSUS: Sono convinto che la riduzione della povertà si accompagni a una più stringente disciplina monetaria e di bilancio. L'elemento chiave della politica sociale è ima politica monetaria forte e adeguata, in grado di scon�figgere l'inflazione; è un bilancio che taglia le spese improduttive per consentire un sostegno mirato ai poveri. NAÌM: L'ex rappresentante commerciale americano Mickey Kantor una volta si rifer�al Fondo monetario definendolo la «testa d'ariete» degli interessi economici statunitensi. CAMDESSUS: Non sono affat�to d'accordo. Non siamo stati degli arieti; a volte siamo stati in disac�cordo con l'America perché le sue politiche erano contrarie ai suoi stessi princìpi basilari. In altri casi le nostre opinioni e il nostro impe�gno hanno comeiso, soprattutto per la promozione della libertà commerciale. «Se vogliamo combattere ilmondo, dovremo 4 accettare il cosiddetto aggiustamento strutturale delle economie. Che piaccia o no» Scena di povertà estrema in Messico. Sotto, la copertina del nuovo numero di Global, il bimestrale in edicola dal prossimo sabato

Luoghi citati: America, Francia, Indonesia, Messico, Nigeria, Romania, Stati Uniti