Il battesimo della buona sorte

Il battesimo della buona sorte NEL QUARTIER GENERAtE DEL TEAM OLIMPICO A SYDNEY Il battesimo della buona sorte Arriva a «Casa Italia»: gli azzurri seggano la giornata Wasslmo Grpmellini inviato a SYDNEY Appena sbarcato in Austra�lia, il candidato Rutelli ha scoperto l'Italia, quel�la vera. Nessuna delle carte da lui consultate in volo su come si conquista l'elettorato di centro vale la visione dal vivo di «Casa Italia», straordi�nario agglomerato di borghe�sia benpensante e opportuni�sta a forte prevalenza romana e democristiana. Il suo ingres�so nel quartier generale delle Olimpiadi azzurre è accolto con cordiale prudenza da nota�bili sorridenti come bonzi e da damazze rotte a ogni ribalto�ne. Rutelli piace, altrimenti che Piacione sarebbe, ma riu�scirà poi a battere il favoritis�simo Berlusconi? Questa è gente giudiziosa: nel dubbio, preferisce non comprometter�si. Nessun applauso per il bel uomo un po' stropicciato dai fusi orari. Niente calca per arrivare a stringei^gli la mano. «Che faccio, lo devo chiamare preside?», chiede un incravat�tato dal mestiere fumoso a un suo pari. «Chiamalo sindaco, che nun te sbagli». Insomma, per Rutelli la strada sarà lunga ed è comin�ciata all'aeroporto di Sydney, quando l'uomo che 22 ore prima era salito in aereo da sindaco di Roma, ne .è sceso da candidato premier già ab�bastanza compreso nel nuovo ruolo. Ad aspettarlo, nel corte�se disinteresse dei facchini, torme di giornalisti sportivi dirottati per un giorno da Pantani e il trafelato persona�le del corpo diplomatico alle prese con la misteriosa scom�parsa di una valigia rutellata, quella contenente i regalini per le autorità australiane. Ritrovate le lupe e i colossei, veniva allestita per Rutelli una caricatura di sala-stampa presidenziale, con tanto di podio e di bandiera (australia�na): «Sono stanco, vado a farmi una doccia», era il suo primo messaggio alla Nazio�ne. Un paio d'ore più tardi, opportunamente docciato, il candidato della sinistra scen�deva da una Mercedes e sali�va su uno yacht. L'«Orsa mag�giore» della Marina Militare, pullulante di colonnelli in penr sione schierati sotto coperta à far la guardia alle tartine. All'arrivo di Rutelli iniziava a piovere e la barca beccheggia�va paurosamente. Si decideva di soprassedere con le intervi�ste, per lo sgomento della sciarpatissima Lilli Gruber, che il direttore del Tgl Gad Lerner, furente per lo scoop di Vespa con Amato, aveva lan�ciato sulle piste del Piacione nonostante la poveretta accu�sasse influenza e febbre alta. E siamo di nuovo all'inizio della nostra storia. In quella «Casa Italia» presidiata da moderati molto moderati, pu�re troppo. L'unico a felicitarsi con Rutelli è un cuoco: Alber�to Ciarla, che magari spera di diventare il suo Vissani. Per l'occasione ha preparato un menu che sembra studiato apposta per far venire l'indige�stione agli elettori a Nord di Trastevere. «Bruschettà c'o' li pommidori», «Li bombolotti a l'asparaceddo», «La zuppa ingrese» e il misterioso «Cazzimperio», che poi sarebbe il pinzi�monio, nulla di peccaminoso. Due camerieri locali gli chie�dono una foto e Rutelli1 sfode�ra un perfetto «yes, of course». Anche con l'inglese è andata. Resta da superare la prova più rischiosa: dentro una tv, l'Italia della pallanuo�to sta 5 a 5 contro gli australia�ni. «Siamo in superiorità», sentenzia il Piacione e qualcuno si tocca. Malfidati: un attimo dopo gli azzurri segnano il 6 a 5 della vittoria e lui firma autografi sui cappellini. Pure questa è fatta. Un salto allo stand dedica�to a Roma: «Perché non accen�dete il neon?», «Perché è rotto, signor sindaco», «Ah, 'mbè». Un nuovo colloquio con una Gruber sempre più febbrici�tante e sciarpata. Infine, il memorabile incontro col mae�stro Muti, H direttore d'orche�stra, che gli fa: «Immagino che lei sia qui perché noi domani all'Opera House ese�guiamo "I Pini di Roma" di Respighi». Rutelli lo fissa sen�za alcuna espressione umana. Fuori comincia pure a tuona�re. A Sydney non succedeva da mesi. Come se non bastasse, da�vanti agli occhi assonnati del Candidato si materializza uno dei simboli più riusciti di quell'Italia etema che Rutelli vorrebbe sedurre. Gianni Pe�trucci, capo dello sport, andreottiano di prima scelta, intelli�gente e furbissimo: merce sempre più rara. «Non è che lo devo portare negli stadi per tutta la settimana, a questo?», si era informato prima con un amico. «Che poi se fra sei mesi perde, io rimango fulminato». Il problema si ripropone a tavola durante il brindisi. Pe�trucci procede col bilancino. Attento a consegnare a Muti e Rutelli (ma prima a Muti che a Rutelli) lo stesso regalo: la famigerata tuta azzurra che la Melandri portò a spasso per giorni fra atleti e ministri stranieri stupefatti. Attentissi�mo a condirlo con le stesse parole: «Mi auguro che possia�te indossarla sul podio anche voi». La frase, a dire il vero, suona un po' ambigua, e Pe�trucci ne approfitta per scap�pare fra i giornalisti a spiegar�si. Non faccia lo spiritoso, pre�sidente: l'occhio del grande fratello Silvio la vede... «Ecchè, non lo so che mi vede? Per questo mi alzo ogni dieci minuti da tavola: cos�nessu�no potrà dire che sto sempre addosso a Rutelli. Io con la politica non c'entro. Rappre�sento solo la parte muscola�re». Alla fine della giornata, l'italiano meno diplomatico risulterà essere stato proprio l'ambasciatore, al quale in un eccesso di zelo era scappato di dire in aeroporto: «Non insi�stete per farlo parlare. Non è dignitoso per un futuro pre�mier arrivare con la barba lunga e dire chissacché fra le valigie». Futuro premier, mamma mia. Chissà quando Petmcci gli spiegherà che Sil�vio riesce a vedere anche lui. Per lui e per Riccardo Muti lo stesso regalo della Melandri: la tuta della squadra L'ambasciatore lo chiama «futuro premier Più prudenti i vertici dello sport